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La punizione di Yuko

 

Rimase in silenzio pensierosa. però  non ce la faceva a rimanere in ginocchio eretta, si adagiò sopra ai talloni.

Si alzò in piedi girò un po’ per la stanza guardò fuori dalla finestra.

Mitsuki continuò a scrivere e non rispose.

Mitsuki scrollò le spalle e non rispose niente.
Yuko trotterellò senza pace, per qualche minuto nella stanza  poi, fece un gran respiro e si rimise in ginocchio nell’ angolo.
Il tempo sembrava fermo. In lontananza si sentiva il rombo dei tuoni, per Yuko fu di sicuro il suo giorno più lungo. Verso le 17 squillò il telefono.

Riattaccò il telefono.

Come aprì la porta  della suite vide l’ ascensore che si stava aprendo e vide Saburo che spingeva la carrozzina. Erano già saliti. Lo prese in consegna con una certa autorità e con un formale inchino congedò il fattorino.

Appena entrato notò subito la ragazza inginocchiata vicino alla finestra ma non disse niente. Aspettava la loro spiegazione.

Yuko drizzò subito le orecchie, intrisa di curiosità girò appena  la testa per seguire tutta la scena. Era imbarazzata e nello stesso tempo affascinata. Girò ancora di più la testa verso Mitsuki che stava armeggiando con un tubicino legato allo stelo della lampada. Il cuore le batteva a mille all’ora. Non capiva ma percepiva un qualcosa di erotico.

Il segno rosso si avvicinava con inaudita velocità Suki cominciava a essere molto preoccupata. Armeggiò con gli spilli e tolse un'altra perla.

 

Yuko guardava sempre più incuriosita. le sembrò un gesto molto estetico quasi rituale.

 

Yuko non si perdeva una mossa era sempre più emozionata quella frase “ gli attrezzi punitivi” le ronzava nel cervello. Intravide una serie di aggetti strani far capolino dalla parte dell’ armadio che non aveva fatto in tempo a visitare.

 

Suki  guardò  verso Yuko aveva gli occhi lucidi accennò ad un sorrisetto di comprensione e sfilò uno spillo. Il segno rosso adesso era dannatamente vicino. Mancava solo un'altra perla. Fece un gran respiro e la ripose nel cassetto.

 

Yuko obbedì immediatamente si avvicinò esitò qualche secondo sulla posizione da assumere poi si inginocchiò con un inchino. Aveva il cuore che sembrava volesse uscire dalla bocca.

 

Disse inchinandosi fino a toccare terra con la fronte.

 

Nella stanza era calato un silenzio di tomba Suki armeggiando con il termometro fece cadere una delle due perle che rimbalzando sul marmo ruppe quell’ atmosfera ferma. Adesso il livello era molto al di sotto del segno rosso. Piangendo piano stava dirigendosi verso il cassetto per riporre le perle. Alzò una mano a fermarla e si rivolse a Yuko.

 

Si mise a ridere di gusto poi rivolgendosi a Yuko disse.

 

Bastarono un paio di minuti poi si voltò tenendole con due dita.

 

Quel trattamento brusco la metteva in subbuglio aveva il cuore che batteva impazzito. Doveva confessare a se stessa che provava anche i sintomi di una prepotente eccitazione. Diceva che non capiva Mitsu invece la capiva benissimo, anzi la invidiava, era proprio quello che voleva.
Nella stanza si fece un grande silenzio. Le due ragazze guardavano il pavimento. Aveva cominciato a piovere forte.

 

Il silenzio era rotto solo dalla pioggia battente, le due ragazze erano immobili come due statue.

 

Yuko prese il coraggio a due mani e disse.

 

Ci furono diversi minuti di silenzio.

 

Se lo sguardo di una persona avesse potuto fulminare qualcuno. Ebbene Yuko sarebbe rimasta bruciata all’istante.

 

Con le mani fece girare le ruote della carrozzina. Si mise davanti la finestra e guardò fuori in silenzio con lo sguardo perso verso l’ infinito. Le due ragazze entrambe in ginocchio si guardavano minacciose.

 

Si alzò e a testa bassa cominciò a spogliarsi. Appoggiava  tutti i vestiti in ordine su una sedia. Arrivata agli slip esitò.

Si tolse gli slip e corse verso il tavolo si chino e infilò la faccia tra le braccia conserte.

 

Prese un pannolino nuovo dentro l’ armadio e corse al bagno.
Aspettarono praticamente in silenzio che uscisse. Indossava solo le mutande. Si inginocchiò vicino al divano,  defilata per lasciare la scena alla sua amica. Rendendosi conto di essere l’ unica ad essere ancora in piedi, visibilmente imbarazzata Yuko si inginocchiò davanti a lui.

 

Spingendo da solo la carrozzella si avvicinò al telefono.

 

Riattaccò il telefono.

 

Fece un profondo respiro e deglutì poi annuendo con la testa disse.

 

Respirava forte e aveva incrociato le dita delle mani davanti al proprio mento, come se pregasse. Stringeva talmente forte che le dita erano diventate bianche chiuse gli occhi e tutto d’un fiato disse.

 

Come in un presentimento o come una speranza si era liberata di loro quando aveva cominciato a sognare di essere al posto di Mitsuki. Ma questo non poteva dirglielo. Come non poteva dirgli del prepotente formicolio che sentiva tra le cosce.

 

Man mano che l’ elenco continuava Yuko sorrideva e faceva cenno di si con il capo. Era molto rincuorata anche se in cuor suo praticamente lo sapeva già.

 

Ci fu solo un grande silenzio.

 

Lo guardò perplessa e guardò anche Suki con aria interrogativa.

 

Trovarsi davvero in certe situazioni non è come immaginarle. Per tanto tempo aveva sognato di spogliarsi davanti a lui ma adesso non era affatto semplice. Esitò molto vistosamente.

 

Si tolse repentinamente i jeans e li gettò disordinatamente sopra una sedia.

 

Disse completamente in preda al panico. La realtà era molto peggio delle sue fantasie. Aveva pensato tante volte di sottostare ai suoi ordine e ci si era anche masturbata ma adesso era solo panico. Panico puro. Piegò i pantaloni e li appoggiò alla spalliera.

 

Suki con due frasi in giapponese  eseguì l’ ordine.  Stava per rimproverarla di aver parlato in giapponese ma vide Yuko che scattò nella posizione corretta come fosse un soldato e capì che per certe cose forse era meglio se si parlavano nella loro lingua.

Cominciò a tagliare dalle caviglie. Lo stracciava senza nessuna remora col solo intento di toglierlo di mezzo al più presto possibile. Prima una gamba poi l’ altra ed infine arrampicandosi in ginocchio sul tavolo tagliò l’elastico della vita in più punti. In due minuti aveva eseguito l’ordine. Si rimise in ginocchio e trattenne i resti del collant nella mano sinistra. Yuko era rimasta a gambe nude in mutande con la parte sopra ancora completamente vestita.

Eseguì con molta solerzia scese dal tavolo la ripose sopra i pantaloni risalì sul tavolo e si rimise sugli attenti.
Prometteva bene  aveva subito capito come doveva comportarsi.

Stessa scena e stessa solerzia. Si andava proprio bene. Era rimasta in reggiseno e mutandine.
Lui la guardava con concupiscenza e la ragazza pur rimanendo nella posizione di attenti lo guardava con un imbarazzo sempre più evidente. Il pudore e l’ educazione cominciavano a rendere la situazione molto imbarazzante. Era diventata rossa in viso.

 

Ormai se lo aspettava ed eseguì quasi anticipandolo.
Aveva il seno leggermente più grande di quello di Suki e tendeva leggermente a cadere. Era praticamente impossibile superare la perfezione di Suki e quindi  in qualche maniera se lo aspettava. Non fece commenti.

 

Si alzò in piedi e claudicante la raggiunse. Infilò le dita dentro l’ elastico delle mutandine e gliele abbassò a metà coscia.

Yuko presa alla sprovvista fece un movimento come a volersi riparare ma lui la gelò subito.

 

Tremando leggermente per l’emozione eseguì l’ordine. Ebbe un sussulto involontario quando la mano dell’ uomo si impossessò della sua fica, abbrancando letteralmente le grandi labbra.

Un sonoro sculaccione la fece letteralmente sobbalzare

Aveva la faccia rossa quasi come le 5 dita che le stavano stampandosi sulle sue chiappe.
Deglutiva nervosamente raccolse tutte le sue forze e balbettò

Allentò la presa

Quel linguaggio violento la demoliva psicologicamente. Aveva le ginocchia che tremavano.

 

Suki non si aspettava di essere interpellata.

 

Disse guardandola con uno sguardo fulminante. Poi si rivolse verso Yuko

 

Aveva anche lei un bel culo non certo come quello di Suki ma era comunque molto bello aveva una pelle candida, che si era subito arrossata vistosamente dove erano cadute le due sculacciate di prima.
Gli venne subito una prepotente voglia di sculacciarla ben bene.
Con un gesto repentino prese le mutandine e gliele rimise.
Si diresse verso il divano e si sedette.

Come faceva a dirgli che non era per il freddo che tremava. Fece cenno di si col capo.

Senza dire una parola si alzò e cominciò a rivestirsi era evidente che ce l’ aveva con lui. Gli teneva il broncio.

 

Non rispose. il silenzio stava diventando pesante perché lui la guardava e attendeva una risposta.

 

Senza dire una parola se la sistemò per bene, in modo da essere comodo, ma anche in modo che la sua pancia coincidesse proprio all’ altezza del suo cazzo.

 

Allentò la presa, non gridava più ma respirava affannosamente come un mantice. Adesso le accarezzava le natiche si intrufolava sotto le mutandine e andava ad infilarsi dentro la fessura.

  Uno sculaccione forte e secco calò sulla natica destra di Yuko facendola sgroppare come un cavallo.

E tanto per ribadire calò un secondo fendente sull’ altra natica, facendole cacciare un grido acuto.
Yuko percepì che non era come pensava e che le sculacciate potevano anche fare male. Respirava affannosamente, premette la faccia sul cuscino del divano.

 

Senza dire niente  si inginocchiò dalla parte della testa e le prese le mani come a volerla rassicurare.