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La Castità

 

Si stiracchiò per far affluire il sangue alle braccia e contrasse i muscoli della faccia.

Quella vocina flautata lo costrinse a voltarsi verso destra ed a socchiudere gli occhi.

Era li inginocchiata come le era stato ordinato e indossava la divisa mattutina come le era stato espressamente ordinato. Babydoll, mutandine calze e reggicalze. Davanti a se aveva messo la spazzola per capelli.

Suki si era fatta muta e guardava fissa il pavimento davanti a se.

Claudicante raggiunse la porta del bagno e prima di entrare disse.

Chiuse la porta alle sue spalle.

Quasi le veniva da piangere, aveva sperato di cavarsela … aveva detto che le dava una settimana …
Adesso cosa centrava questa domanda angosciante. Adesso cosa gli rispondeva e perché aveva fatto tutta quella sceneggiata sulla spazzola. L’aveva adoperata ieri … cosa c’era di sbagliato?
Cosa gli rispondeva quale cazzo di strumento gli piaceva di più?  Come se fossero dei biscottini … era un tranello se lo sentiva voleva solo trovare una scusa per sculacciarla.

Uscì dalla stanza da bagno e si fece aiutare a risalire nel letto. Si mise seduto con dei cuscini dietro la schiena.
Lei si era inginocchiata in attesa di ordini.

Diventò bianca come un lenzuolo sbarrò gli occhi e cominciò a scuotere la testa.

Era completamente entrata nel panico scuoteva la testa e faceva dei profondi inchini. Balbettava anche delle frasi in giapponese che non riusciva a capire. Quello proprio non l’ aveva messo in considerazione.

Come un automa raggiunse l’ armadio e trovò quello che cercava. Immediatamente fissò il manico.
Si rese subito conto che non era proprio adatto ad essere infilato su. A meno di non squarciarla.
Tremava mentre ritornava verso di lui. Ma si era un po’ rassicurata.  Sicuramente non le avrebbe fatto del male con quello.

 

Fece per dire qualcosa poi in silenzio obbedì si coricò di traverso sopra le sue ginocchia e chiuse gli occhi rassegnata.

 

Intanto che parlava, le carezzava la parte alta delle cosce, quella che usciva fuori dalle mutandine. Era una pelle estremamente liscia ma arrossata e martoriata da delle vistose ammaccature.

Piano piano  aveva tirato su le mutandine ed aveva arrotolato la parte posteriore fino a farla scomparire in mezzo alla fessura. Tecnicamente  ancora le indossava  ma praticamente aveva il culo nudo.
Ci furono diversi secondi di silenzio. Era evidente che stava riflettendo. La stava accarezzando con grande delicatezza.

Si alzò ed eseguì l’ ordine,  non provò neanche a rimettersi in ordine le mutandine, controllò soltanto che non uscisse fuori del sangue inopportuno. Lui se ne accorse  e ne prese atto.
Si inginocchiò con il libro aperto pronta a scrivere.

Rimase un attimo a guardarla aveva la testa bassa e stava finendo di scrivere. Con un gesto rapido tentando di non farsi notare, si asciugò una lacrima. Strinse le labbra e deglutì, stava piangendo.
Gli prese voglia di baciarla, ma non lo fece. Sorrise compiaciuto era molto erotica. Sentiva un principio di eccitazione, tecnicamente aveva già commesso una mancanza grave, ma come faceva a contestarglielo, gli venne da ridere.

 

Guardò gli appunti appena scritti poi disse.

 

Ecco appunto era meglio smetterla di eccitarsi.

Se continuava così si sarebbe sicuramente eccitato quindi decise di non infierire e tagliò corto.

Fece per ribadire qualcosa ma abbassò il capo e continuò a scrivere.

 

Non alzò la testa, piangeva vistosamente, Fece cenno di si con il capo. Per un attimo alzò il viso per asciugarsi una lacrima. Era rossa fino alla punta delle orecchie.

 

Si alzò e si diresse verso l’ armadio. Ebbe un attimo di esitazione  poi si fermò.