La collana
Mentre era al bar a preparare la colazione la raggiunse Yuko.
- Ciao Mitsu io ho ancora dieci minuti, fai colazione con me?
- Non posso non mi ha dato il permesso.
- Ma te lo ha proibito?
- No, in verità non mi ha detto niente.
- E allora se non è proibito vuol dire che è lecito. Ti aiuto io così facciamo più in fretta.
- Va bene ma sbrighiamoci.
- Hai una brutta faccia stamattina. Ti vedo giù, che hai fatto? Ti ha sculacciato di nuovo?
- No, ho le mestruazioni e non mi ha toccato.
- E allora cos’è quella faccia, raccontami, sfogati con la tua amica.
Come faceva a dirgli che si sentiva come una pezza da piedi e che l’ aveva prezzata come un pezzo di manzo sul bancone del macellaio. Mentì o meglio cambiò discorso.
- Ieri siamo stati a casa di una prostituta
- Si lo so
- Come lo sai? Chi te lo ha detto?
- Ma Mitsu qui si parla di voi ogni secondo. Siete l’argomento principale di conversazione in questo albergo e non solo tra il personale di servizio. Non potete fare un passo senza che si sappia.
- E che dicono di me? Disse addentando un pezzo di dolce.
- Gli uomini vorrebbero essere al suo posto e le donne ti invidiano da morire. Qualche malalingua ha detto che ti ha portato a scuola.
- A scuola ?
- Si dicono che forse non sei abbastanza brava e che ti ha portato ad imparare.
Rimase silenziosa in qualche misura avevano ragione. Di sicuro non era brava.
- Dicono anche che siete ritornati con una grande valigia. Mitsu muoio dalla curiosità. Ti prego raccontami.
- Non abbiamo tempo Yuko, devo andare.
- Ti accompagno all’ascensore ma ti prego dimmi qualcosa.
- Io sono ancora vergine … ha fatto tutto con lei?
- Ma … e la valigia?
- Sono vestiti erotici e oggetti.
La porta dell’ ascensore si richiuse prima che Yuko potesse aggiungere altro.
Corse verso il suo posto di lavoro e cominciò a prendere in visione tutti i foglietti relativi alle sveglie da fare e alle varie richieste dei clienti. Non riusciva a concentrarsi. Pensava ossessivamente a quella valigia. Oggetti e vestiti erotici. Un formicolio al basso ventre cominciò ad impossessarsi di lei. Era sola e non poteva andare al bagno. Oggetti erotici. Doveva assolutamente vederli. Vestiti erotici oh! Mamasan doveva assolutamente vederli. Un cliente che si avvicinò al bancone interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Dopo circa mezz’ora ricevette una telefonata proveniente dalla suite.
- Yuko fai preparare l’ auto Lui vuole andare all’ autodromo.
- Vai via anche tu ?
- Non lo so non mi ha ancora detto niente.
- Se rimani lì poi salgo e mi racconti tutto.
- Ma non c’è niente da raccontare.
- Oh No! C’è, c’è tantissimo da raccontare. Disse ridendo.
Stupida cazzina pensò agganciando il telefono con un po’ troppo vigore.
- Suki che c’è ? che succede?
- Niente signore. L’ auto sarà pronta tra 5 minuti.
- Suki ti è proibito dirmi bugie.
- Sissignore , chiedo umilmente scusa signore. La servitù ci controlla ogni nostro passo è seguito e commentato.
- E’ il prezzo della fama. Io ormai non ci faccio più caso. Non mi pongo proprio più il problema. A maggior ragione non devi portelo tu. Non è un tuo problema neanche se ti dovessi ordinare di esporti nuda nella hall, hai capito?
- Sissignore! Disse sgranando gli occhi terrorizzata al solo pensiero che potesse chiederglielo per davvero.
- Toglimi il vassoio non ho più fame. Finisci tu mettiti qui e fai colazione.
Pensò che forse era meglio non dire che aveva già mangiato qualcosa mentre era al bar. Prese il carrello e si inginocchiò a terra al lato del letto.
Lui la osservava con curiosità. Trovava piacere nell’ osservare i suoi comportamenti spontanei.
Senza porsi il minimo problema prese la tazza che aveva adoperato lui e la usò per versarci del tè. Con gesto meccanico prese la seconda vaschetta di burro e fece per aprirla ma si fermò immediatamente. Aveva, come le era stato ordinato preso due vaschette ma se, se lo mangiava lei poi non ne rimaneva più per … Incrociarono gli sguardi. Non avevano detto una parola ma si capirono subito senza equivoci.
- Puoi mangiarlo tanto oggi non ho intenzione di adoperarlo. Comunque controlla sempre che dentro al cassetto ce ne sia sempre una pronta all’ uso.
- Si signore . Certo signore. Disse aprendo il cassetto che era a due passi da lei.
- Mangia tranquilla non ho fretta. Disse stiracchiandosi.
- Signore devo venire in macchina con lei oggi?
- Naturalmente Suki, che cos’è questa domanda idiota.
- Signore Suki non può sedersi sul sedile senza le mutande.
- Ahh! Giusto. Durante il periodo delle mestruazioni sei esentata da questa incombenza. Scrivilo pure sul registro.
Ci fu qualche minuto di silenzio ma non era un silenzio naturale. Era un silenzio carico di tensione di cose non dette.
- Signore!
- Che c’è ancora Suki ? Disse riaprendo gli occhi sbadigliando.
- Signore, signore cosa … cosa devo scrivere per … per la punizione della masturbazione?
- Mentre eri di sotto a prendermi la colazione ho inventato un bel gioco. Allora oggi mentre io starò con il mio team tu dovrai andare in giro a procurarti della roba.
- Sissignore.
- Ho visto da qualche parte, non mi ricordo dove, forse al supermercato o forse al bar, non ricordo, un tubicino di plastica con dentro delle palline colorate.
- Si signore sono caramelle per i bambini.
- Bene ne comprerai uno e getterai via le caramelle. Poi andrai in gioielleria e comprerai un girocollo di perle della grandezza di quelle caramelle. Devono essere tutte uguali e devono entrare esattamente nel tubicino. È tutto chiaro?
- Forse è meglio che Suki scrive … e fece per alzarsi.
- No dovrai ricordartelo a memoria. Poi comprerai una lastra di polistirolo ad alta densità largo 40 cm lungo 50 e alto esattamente 7 cm.
- 40 x 50 x 7 disse ripetendo al alta voce.
- Mi raccomando lo spessore, deve essere ripeto DEVE essere di 7 centimetri.
- Sette centimetri … si signore esattamente sette.
- Ed infine comprerai 2 scatole di stuzzicadenti. Hai capito ?
- Sissignore. Le perle …
- Le perle devono essere uguali, puoi prendere anche quelle coltivate ma, devono essere di ottima fattura, ti darò la mia carta di credito.
- Sissignore. Disse molto preoccupata perché non riusciva a capire dove era la punizione in tutto ciò.
- Basta aiutami a vestirmi, lascia tutto lì fai venire qualcuno a rassettare la stanza.
Nonostante il traffico di Tokio ce la mettesse tutta a non farli avanzare, riuscirono ad arrivare all’ autodromo in tempo per il briefing mattutino. Fu accolto con grande simpatia e manifestazioni d’ affetto, il team- manager prese personalmente la carrozzella e lo spinse dentro la sala riunioni. Prima che la porta si richiudesse riuscì a dire.
- Suko se ti avanza il tempo puoi andare a trovare tua madre.
- Grazie signore. Disse con un inchino formale.
La porta si chiuse e lei e Takeo rimasero fuori esattamente come l’ altra volta. Si guardarono interrogativi poi Takeo disse.
- A che ora torniamo a prenderlo?
- Non lo so, maledizione mi sono scordata di chiederglielo.
- Che facciamo?
- Aspettiamo che esca qualcuno.
- Prova a bussare.
- Oh no! Non ci penso nemmeno. Non ho nessuna intenzione di farlo arrabbiare.
- Perché si arrabbia spesso ?
- Ma che c’entra adesso questo?
- Ma si sa no! I personaggi famosi, i divi del cinema le rockstar spesso sono arroganti e maleducati con la servitù. Poco tempo fa sul giornale c’era quella modella che aveva tirato un mazzo di chiavi alla cameriera colpendola alla testa. Quell’altro cantante lirico che aveva fatto una scenata con i camerieri del ristorante. Com’è lui? Ti ha mai trattato male?
Quella domanda la colse alla sprovvista, rifletté un attimo, cercava di dare una risposta anche a se stessa. Aveva il culo gonfio e tumefatto dalle frustate ma non riusciva a pensare di essere stata trattata male. Stava per blaterare qualcosa ma la porta si aprì ed un meccanico con una vistosa tuta bianca e rossa si affacciò sulla soglia.
- Il signor De Angeli dice che potete tornare a prenderlo alle 17,00.
- Ah bene ! Grazie grazie molte. Disse con un inchino a cui il meccanico rispose con un altro altrettanto formale.
- Bene dove ti porto ?
- Portami a casa da mia madre, quello che devo fare posso farlo anche in autobus. Puoi tornare a prendermi alle 15,30.
- Va bene. Disse aprendole cavallerescamente la portiera posteriore.
- No Takeo salgo avanti con te.
C’era un silenzio imbarazzante dentro all’ abitacolo. Forse aveva fatto male a salire davanti.
- Non … Non hai risposto alla mia domanda?
- Quale domanda ?
- Ti ha mai trattato male ?
- Takeo, ascolta. Io non vorrei essere in nessuna altra parte del mondo e non vorrei fare niente di diverso da quello che sto facendo in questi giorni. Disse con convinzione rispondendo anche a se stessa.
Era stata talmente convincente che Takeo non disse più una parola per tutto il resto del tragitto.
Alle 16,30 erano già fuori dai box ad aspettarlo. Mitsuki questa volta era salita dietro ed aveva accanto a se una serie di pacchetti. Aspettarono per più di 15 minuti. Poi videro le saracinesche dei box aprirsi. Entrambi scesero e si diressero verso le persone che stavano uscendo.
La macchina ripartì silenziosamente, in completa opposizione ai rombi che provenivano da un box adiacente.
- Hai trovato tutto?
- Si signore.
- Fammi vedere le perle
Suki aprì un elegante astuccio di pelle nera e mostrò un elegante girocollo di 31 perle.
Era un tubo di plastica con un tappo rosso a forma di gancio con dentro delle caramelle colorate.
- Non va bene Suki. Non va bene niente. Le perle non sono tutte uguali ma vanno a decrescere e il tubo è troppo largo.
- Ma signore … io … non.
- Sei una incapace Suki torniamo dove lo hai preso.
- Sissignore . Disse abbassando la testa.
Schiacciò il pulsante dell’ interfono e parlo in giapponese con Takeo. Si fermarono davanti ad una pasticceria. Girarono per il negozio ma non riuscirono a trovare un tubo più piccolo. Ce ne erano a decine con i più svariati contenuti ma la forma era sempre uguale.
- Maledizione, andiamo da un'altra parte. Non mi ricordo dove l’ avevo visto. Andiamo in quel bar.
Uscirono quasi subito. Non ce l’ aveva proprio. Era sempre più preoccupatamente arrabbiato. Suki non diceva una parola. Mentre lui diceva delle parolacce in italiano.
- Andiamo al supermercato. Disse in maniera stizzita.
- Signore qui vicino c’è il gioielliere dove ho preso la collana.
- Sei una incapace. Comunque va bene … andiamo da lui.
- Suki chiede perdono signore ma Suki non capisce.
- Se continui così lo capirai molto presto.
Molto preoccupata da quelle parole con un fil di voce comunicò a Takeo la nuova destinazione.
Il gioielliere li accolse con grande entusiasmo. Alla fine trovarono un collier di 27 perle tutte uguali di circa 8 mm di spessore. Costava molto di più dell’ altro e il gioielliere non fece nessuna difficoltà a fare il cambio.
Girarono per la città per quasi un ora senza trovare niente che andasse bene. Alla fine molto innervosito diede l’ ordine di rientrare.
- Fammi vedere il polistirolo
Suki lo tirò fuori da un sacchetto di plastica e glielo mostrò.
- Si questo va bene quanto è alto ?
- Esattamente 70 mm signore.
- Molto bene. Domani mattina vi metterete alla ricerca e non rientrerete fino a che non avrete trovato un tubicino trasparente di 8 mm capace di contenere le perle. Deve essere lungo almeno 25 cm, andate dove vi pare ma trovatelo.
- Ma signore il fermaglio con i brillanti non vi entra. E’ più grande.
- Taglierete il filo e adopererete le perle come fossero palline.
- Ma signore è un peccato, la collana si rovinerà.
- Suki avete qualche problema a tagliare un filo? Volete farmi arrabbiare?
- No, no signore chiedo scusa.
Arrivarono in albergo che era quasi ora di cena. Takeo la aiuto a sistemarlo sulla carrozzina poi andò direttamente in garage lasciandoli sul marciapiede da soli.
- Portami direttamente al ristorante non ho voglia di mangiare in camera.
- Si signore. Disse dirigendosi verso l’entrata del ristorante che dava direttamente sulla strada.
- Aspetta Passiamo prima per la hall voglio dare un occhiata ai giornali che sono arrivati dall’ Italia.
Suki fece una curva repentina e spinse la carrozzina verso l’ingresso principale.
Dopo aver dato una occhiata frettolosa al corriere della sera del giorno precedente, si stancò di leggere.
- Andiamo al ristorante.
- Si signore.
La cameriera che li accolse era molto carina si chiamava Akane e li accompagnò ad un tavolo vuoto. Era stata una compagna di corso di Mitsuki e si salutarono con un sorriso.
- Suki puoi andare a mangiare mi farò servire dal personale della sala.
- Ma signore io …
- Zitta sparisci, non ti voglio in giro. E cominciò a parlare in inglese con la cameriera.
Senza dire una parola gelata da quella scortesia, fece un inchino e se ne andò lasciandolo solo. Entrò in cucina e si mise a sedere su uno dei tavoli dove mangiava il personale di servizio. Si era messa in un angolo perché dall’ altra parte aveva visto Takeo che stava mangiando, insieme ad un altro collega e non voleva essere costretta a sostenere una conversazione. Man mano che si sparse la voce vide le aiuto cuoche e le cameriere che pian piano con una scusa una dopo l’altra, a piccoli passi si affacciarono dalla porta a vetri a guardarlo. Akane lo aveva fatto sedere ad un tavolo proprio di fronte alla porta. Sicuramente lo aveva fatto a posta perché quando rientrò con l’ordinazione, disse saltellando di gioia ad alta voce. Ragazze venite a vedere stasera chi c’è. Il capocuoco si arrabbiò e le richiamò all’ordine, ma non riuscì a tenerle ferme. Non perdevano nessuna occasione per dare una sbirciata. Avrebbe voluto scomparire si appiattì nell’ angolo e cominciò a mangiare. Fortunatamente Takeo e Kazuki avevano finito di mangiare e se ne erano andati senza vederla. C’era ad un tavolo vicino del personale di una impresa di pulizie, ma non li conosceva e quindi si rilassò. Sentì una cameriera che rientrando con dei piatti sporchi in mano disse:
- Certo che è proprio bello ragazze eh!
- Chi è che quella fortunata che gli fa servizio in camera?
- È una della reception se l’è scelta personalmente.
- Io! … Ci vado io a fargli il servizio in camera. Vi prego mandatemi a fargli il servizio in camera. Disse ridendo sguaiatamente una cuoca grassottella.
- Smettetela o vi prendo a calci nel sedere. disse spazientito il capocuoco passando una scodella di verdure a Mitsuki senza riconoscerla.
Finì di mangiare in fretta e se ne andò subito. Uscì dal retro direttamente sulla strada, dalla porta dei fornitori, perché non voleva passare davanti ad Akane ed essere riconosciuta. Rientrò nella hall e si mise ad aspettare. Ogni tanto dava un occhiata dentro per vedere se aveva finito di mangiare . Akane si era piazzata dietro di lui e lo serviva come fosse una cameriera personale. Era furiosa avrebbe voluto picchiarla … quello era il suo ruolo. Deglutì e ritornò nella hall, faceva avanti e indietro, non poteva sedersi era proibito al personale di servizio sedersi nella hall. La fermò il direttore .
- Cosa stai facendo qui?
- Sto aspettando che il signore finisca di mangiare.
- Come mai non è in camera?
- Stasera ha voluto così, è un suo desiderio specifico.
- Come mai non sei tu a servirlo?
- Ha voluto così. Anche questo è un suo desiderio.
- Lo hai fatto arrabbiare?
- Si
- Lo sai che non ti conviene farlo arrabbiare no.
- Certo.
- Smettila di fare avanti indietro mi fai venire il mal di testa.
- Sono nervosa.
- Lo sai che non posso fare niente per alleggerire la tua posizione. Ho una lettera personale dell’ amministratore delegato che mi raccomanda di soddisfare ogni suo più piccolo desiderio.
- La ringrazio ma non è come pensa lei. Io non subisco questa situazione. Se volessi potrei andarmene in ogni momento.
- Si so tutto e per questo che la sera vado a dormire serenamente. Ad ogni modo cercate di non farlo arrabbiare, ho sentito dire che è molto severo.
- Non preoccupatevi sono maggiorenne e perfettamente in grado di decidere.
- Molto bene, mi hai molto rassicurato. Buon Lavoro
- Grazie signore. Disse inchinandosi con riverenza.
Akane aveva preso per lo schienale la carrozzella e la spingeva verso la hall.
Suki si precipitò dentro e la fermò.
- Grazie ci penso io. Lo prendo io.
- Ma … ma io.
Akane avrebbe voluto accompagnarlo e non riconoscendo l’ autorità di Mitsuki lo guardò per avere una conferma. Lui fece un cenno con la mano e la ringraziò in inglese.
Le due ragazze che prima si erano sorrise adesso si guardavano come due tigri pronte alla lotta. Suki ruppe quei momenti di tensione. Prese la carrozzella con autorità e la spinse verso l’ ascensore. Aveva ristabilito l’ordine naturale delle cose. Aveva marcato il suo territorio.
Il “ servizio in camera” lo faceva “ lei! ”.
Arrivati in camera trovò sopra al tavolo i pacchetti che Takeo aveva fatto portare su da un fattorino.
Mentre lui faceva un po’ di zapping con i canali della Tv, lei cominciò a metter a posto la roba. Aveva comperato anche gli assorbenti interni e due paia di mutandine tipo tanga.
- Signore … io … io credo che qualcuno ha frugato negli armadi. Si signore hanno frugato nell’ armadio e hanno rubato un paio di mutandine.
- Cosa ?
- Ecco signore guardi questi strumenti erano messi tutti in ordine di lunghezza e mancano le mutandine dell’ abito da “franch maid”. Vedete questi due sono stati invertiti. E l’ abito da infermiera era appeso e non appoggiato sul ripiano.
- Cosa hanno rubato?
- Mancano solo le mutandine con il pizzo … quelle da cameriera.
- Vai di sotto e fai salire il direttore.
Il direttore se ne andò furioso. Un furto nel suo albergo era semplicemente intollerabile. Inoltre pensava alla lettera che amministratore delegato gli aveva scritto personalmente. Aveva rassicurato il cliente e avrebbe fatto personalmente le indagini. Avrebbe licenziato in tronco i responsabili.
Suki spense l’ultima luce alle 23.20 poi si coricò ai piedi del letto sopra al suo futon.