Italian-Spanking-Art-Pages

 

Listino prezzi

 

Se ne andò che erano le dieci  passate da qualche minuto.

Suki era stata impeccabile. Silenziosa e precisa come solo gli orientali sanno fare.

Si sedette sul divano.

Suki senza dire niente tirò fuori gli oggetti che aveva riposto in bagno e li posò sul tavolinetto  vicino al divano, e senza aspettare ordini si tolse l’ accappatoio.

 

Disse arrabbiato.

 

 

Il tono era molto arrabbiato e visto cosa doveva succedere, non era proprio un buon inizio.

Senza dire niente si diresse verso l’armadio e cominciò a vestirsi. Si mise la biancheria intima e le calze. Si accorse che erano dei collant se le tolse subito.

Era  proprio un gran figa.

Si inginocchiò a mani giunte davanti a lui in una muta richiesta di parlare.

 

Era bellissima. Anche con una austera divisa addosso era bellissima. Si era fatta portare anche delle scarpe con i tacchi alti evidentemente aveva eseguito il suo ordine.

 

 

Ritornò dopo pochi minuti.

 

 

La grafia di Suki era molto ordinata lo stampatello sembrava quasi stampato.

 

 

Con un gesto meccanico Suki si allentò un po’ la cravatta, come a respirare meglio, e deglutì senza dire una parola.

 

Lo guardava muta con due occhioni interrogativi.

 

 

Era visibilmente preoccupata aveva la gola secca fece cenno di si con il capo.

 

Disse prendendo coraggio a fare quella domanda che le ronzava nel cervello da diverso tempo.

 

 

La ragazza era bianca come un lenzuolo aveva gli occhi lucidi. Accennò ad un inchino.

Paradossalmente però si era rincuorata.

 

 

Si avvicino all’armadio e ripose tutto con cura meticolosa tutti gli indumenti che mano a mano si toglieva.

 

Si mise sugli attenti a due metri da lui aveva eseguito scrupolosamente gli ordini.

 

 

Non poteva piegare il ginocchio, però avevano messo dei rinforzi metallici sotto il piede, per cui poteva appoggiare la gamba senza provare dolore. Riusciva anche a fare qualche piccolo passo.

 

Suki obbedì di corsa e glielo consegnò.

Rilesse gli ordini che aveva scritto. Fece un sorrisetto. Pregustava già una serata molto eccitante, sembrava il gatto che si leccava i baffi. Girò il notes per scrivere dall’altro lato e si ritrovò con molte pagine  scritte in giapponese.

 

Gliela porse con un grande inchino.

Tremando come una foglia piegò leggermente le ginocchia ed estroflesse le natiche.

Simile ad un colpo di golf le sparò un fendente sulla natica sinistra.

Per quanto si sforzasse non riusciva a contenere le grida di sofferenza. Tremava convulsamente e tentava con molta difficoltà di mantenere la posizione.

Si spostò di un passo e calò un altro fendente sulla natica opposta.

Altro grido e altre convulsioni.

Aspettò qualche secondo.

 

Era in posizione ma era ancora scossa dai singulti.

 

Appoggiò la spazzola sulla natica sinistra a rimarcare il punto dove avrebbe colpito.

 

Senza dubbio la logica c’era ma lui non cercava una logica. E calò un altro colpo sulla parte alta della coscia.

 

Un altro colpo sempre sulla stessa natica ma solo un po’ più in alto.

La risposta fu sorprendente.

 

Gli si avvicinò a due dita dal viso. La sentiva alitare tra i singhiozzi. Il seno danzava senza pudore.

 

Ci rimase  male. Questa possibilità non l’ aveva mai presa in considerazione.

Però le popolazioni  asiatiche erano famose per questo modo di rapportarsi con la morte.

Specialmente i giapponesi.

L’idea che la ragazza potesse in qualche maniera farsi del male  lo sconvolse.

Di colpo sparì tutta l’ eccitazione sessuale. Adesso aveva solo l’ angoscia che lei si potesse suicidare davvero.

Fece due passi verso la poltrona e si sedette. Lasciò cadere la spazzola e disse.

Lo guardò stupita. Aveva intuito che qualcosa era cambiato. Che qualcosa si era rotto.

Lo guardava con i suoi occhioni neri, incredula non riusciva a comprendere cosa era accaduto.

Si avvicinò all’armadio e cominciò a vestirsi lentamente.

Nella stanza c’era un silenzio imbarazzante.  Solo i piccoli fruscii degli indumenti rompevano quella tensione.

Si infilò gli slip e poi subito la gonna. Lo guardò interrogativa forse quello spogliarello all’ inverso  era proprio quello che voleva.

No, gli occhi erano troppo tristi. Non giocava più era assente.

Si allacciò il reggiseno continuava a guardarlo, ma lui la ignorava, guardava fisso un punto lontano fuori dalla finestra .

Non ce la fece più a reggere quella tensione si getto in ginocchio ai suoi piedi e disse.

Gli prese la testa con la destra se la avvicinò delicatamente e le diede un bacio sulla fronte.

Istintivamente lei rispose baciandogli il palmo della mano che l’ aveva afferrata.

Così dicendo si alzò andò verso l’ armadio e ricominciò a spogliarsi.

Raccolse la spazzola e in ginocchio a due mani sopra la testa la porse verso l’ uomo.

Rimase turbato e anche piacevolmente rassicurato.

Si alzò in piedi.

Lei immediatamente poso la spazzola e gli si fece sotto per sorreggerlo.

Si lasciò spogliare senza  aiutarla  come fosse un bambino che si lascia spogliare dalla madre.

Lei fece per togliergli gli slip ma lui la fermò, si fece aiutare ad alzare la gamba e si lasciò coprire. La guardava mentre si rimetteva le mutande e la camicia.

In pochi minuti si preparò il giaciglio in terra alla maniera tradizionale poi si diresse verso il tavolo e prese il quaderno rosso.

Deglutì visibilmente spaventata

Spense la luce e si coricò ai piedi del letto.