Il ritorno a casa
Capitolo 13
Il taxi la scaricò proprio davanti alla porta di casa.
Sentiva il rumore della televisione. Chiamò
- Mamasan sono io, mama!
- Mitsuki vieni
Disse con un sorriso radioso accogliendo la figlia.
- Era ora che tornassi a fare visita a tua madre.
- Scusatemi madre ma non è dipeso da me.
- Si lo so ti ho visto anche in TV eri bellissima Mitsuki sei stata molto brava tutti i vicini mi hanno fatto i complimenti. Fino a che ora ti fermi.
- Mamma posso rimanere a dormire fino a domani.
- Vieni raccontami tutto.
Si inginocchiarono sulle stuoie della cucina
- Allora preparo il cibo per due.
- Ti aiuto anche io. Mamma io credo di essermi innamorata anzi sono certa ma non so se lui è innamorato di me.
- Come fai a dire che ti sei innamorata forse è solo una infatuazione passeggera.
- Mami io non riesco più a stare senza di lui.
- Stiamo parlando dell’ uomo per il quale devi fare la cameriera o di qualcun altro ?
- Si mamma è lui … proprio lui
- Ricordati che verso di lui abbiamo un grande debito d’onore.
- Lo so mamma ma adesso è peggio io ho coinvolto anche i sentimenti.
- Raccontami tutto. Sei una brava cameriera ?
- Credo credo di si o almeno mi sforzo.
- Ti ha mai battuto ?
- Si.
- Allora non sei una brava cameriera ti devi sforzare di migliorare.
- Mami io credo che lui mi batta perché gli piace non perché sono maldestra.
- Uhm! Secondo me stai prendendo una scusa per non ammettere la tua incapacità.
- Mami la tua canna fa tanto tanto male. Non me la ricordavo così dolorosa.
- Si lo so. Adoperata da un uomo fa spendere molte lacrime.
- Mami ma tu che ne sai ?
- Il tuo onorevole padre qualche volta me l’ha fatta assaggiare.
- Madre non me lo avevi mai detto.
- E che c’è da dire figlia mia.
- E dove ti batteva ?
- Dove si battono tutte le donne di cui si è innamorati. Sul sedere.
Rimase perplessa da quella considerazione.
- Che vuoi dire spiegati meglio.
- Lo sanno tutti l’ uomo che non ama la moglie la batte con violenza dove capita, sulla schiena sulla testa sulle braccia spesso le rovina la faccia. L’ uomo che ama sua moglie la batte con fermezza ma senza violenza e la batte solo sul sedere. I bambini si battono con amore solo sulle gambe. Adesso è meglio, adesso le donne non si battono più, ma ai miei tempi si usava così.
- Si adesso è meglio, adesso non si battono più.
- Ma se mi hai detto che ti ha battuto.
- Ma io me lo meritavo.
- Ma anche io me le meritavo.
- Ti batteva sopra ai vestiti?
- Basta non è educato chiedere certe cose alla propria madre.
- Scusa mamasan. Scusami per l’ indiscrezione.
Disse facendo un inchino fino a toccare la stuoia con la fronte.
- La vedova Iwamoto è in casa ?
- Si l’ho vista prima perché ?
- Avrei un favore da chiederle.
- Allora vai subito perché, fare una visita più tardi diventa maleducazione.
Uscì dal piccolo giardino ed entrò in quello confinante. Busso discretamente e rimase in attesa.
- Chi è ?
- Sono io Mitsuki, signora Iwamoto.
- Oh la mia cara bambina! Entra, entra ti prego. Come sono contenta di vederti.
- Chiedo perdono per l’ orario ma …
- Oh no è ancora presto vieni. Cosa ti porta a fare visita a questa vecchia solitaria. Vuoi una tazza di tè?
- Si grazie, molto volentieri.
Si inginocchiarono una di fronte all’altra in e in mezzo il pentolone di ferro con l’ acqua bollente.
La vecchia cominciò ad armeggiare con le tazze.
- Signora Iwamoto ho un piccolo favore da chiedervi
- Dimmi figlia mia … sapete che vi ho vista l’ altro giorno in TV site stata molto brava …
- Ho fatto del mio meglio … il mio lavoro niente di più.
- No siete stata bravissima e quel giovanotto e proprio bello.
- Ecco signora sono venuta proprio per esaudire un desiderio di quel giovanotto.
- Oh! Mammamia ditemi sono molto curiosa … mi vuole fare la corte? Disse ridendo di gusto.
- Quel giovanotto vorrebbe un mazzo di rametti di Salice, lui pensava che fossero sul mio giardino io non ho avuto modo di spiegargli e ...
- Oh! non c’è problema io vi darò la scala però vi dovrete arrampicare da sola, io non ho più l’ età per farlo.
Le porse la tazza di te fumante
- Grazie siete molto gentile.
- Che vuole farci quel giovanotto con i rami di salice, vuole sculacciarvi ?
Rimase muta pensierosa li aveva pensati sempre con le foglie attaccate non aveva pensato … le era sembrata una richiesta originale ma non ci aveva fatto mente locale ma certo … o sacro Fuji sicuro.
adesso aveva avuto la rivelazione.
La vecchia era rimasta a guardala con aria interrogativa.
Fini di sorseggiare il te poi disse.
- Signora Iwamoto avete fatto entrare un lampo di luce nel buio della mia testa. Io … io non ci avevo pensato prima ma … ma credo di si.
- Ti vedo perplessa … Volete ancora portarglieli ?
- Ecco io non posso rifiutarmi.
- Siete in obbligo verso di lui ?
- Si
- Cosa gli avete fatto ?
- Mi sono innamorata di lui.
- Aiha!! Questo è un peccato molto grave. Disse sorridendo. Ad ogni modo avete trovato la persona giusta vi aiuterò io a confezionare le verghe.
- Dite ? ma … non saprei voi ... io …
Balbettò imbarazzata
- Cosa vi ha detto esattamente.
- Niente mi ha solo detto che voleva un po’ di rami … io non ci ho riflettuto io li pensavo con le foglie … pensavo volesse farci un ikebana.
- Pensateci bene … bambina mia se volete potete portargli il mazzo con tutte le foglie come vi ha ordinato, se invece volete possiamo confezionare delle bellissime verghe già pronte per essere utilizzate. Sono una vera esperta.
Rimase qualche minuto a pensare. La vecchia la guardava con un sorriso benevolo, intuiva il suo tormento.
- Io … io le sarei molto grata se mi insegnasse a fare il mazzo delle verghe.
- Lo amate molto eh! Bambina mia gran bella cosa l’ amore, ti riempie la vita.
- Si è vero.
- Su muoviamoci abbiamo molto lavoro da fare.
Sul retro della casa c’era un ripostiglio con tutti gli attrezzi di giardinaggio.
- Era mio marito che si occupava del giardino, adesso viene mio figlio due volte al mese.
Mitsuki prese la piccola scala , le cesoie e cominciò a tagliare.
- Non devono essere più grandi del tuo dito mignolo. La base deve essere al massimo come il tuo dito mignolo.
- Come questo ? si questo per il centrale va bene ma prendine di più piccoli altrimenti ti farà troppo male.
- Quante ne tagliamo ?
- Trenta.
- Così tante ?
Disse piuttosto preoccupata.
- Non le adopereremo tutte. Abbi fiducia in me.
Rientrarono in casa e si inginocchiarono vicino alla finestra .
- Si comincia preparando i rami. Ecco per prima cosa togliamo le foglie così . Io ero solita preparare tre mazzi uno con i rami sottili uno con i rami medi e uno con i rami più grandi Però se vuoi possiamo prepararne uno solo con i rami più piccoli.
- Io … io credo che per imparare bene dovrò vederli fare tre volte.
- Non dite bugie con me, vi conosco bene siete troppo intelligente. La verità è che lo amate profondamente.
- E’ vero Si signora.
- Beh! mica dovete vergognarvene. è la cosa più bella di questo mondo.
Raccolsero le foglie in una grande cesta.
- Adesso dividiamo i rami a seconda della grandezza. Facciamo tre mazzetti ecco così brava.
- Come mai siete così esperta se … se posso chiedervelo.
- Si che potete chiedermelo, facciamo un patto adesso tra di noi , niente bugie e niente formalismi come se fossimo due amiche va bene ?
- Si signora
- Chiamami Ruj siamo amiche no
- Certo Ruj.
- Quando facevo qualcosa di grosso mio marito mi chiamava e mi diceva Ruj hai meritato una punizione vatti a preparare. Me lo diceva sempre con grande gentilezza senza arrabbiarsi mai. Io andavo in camera da letto arrotolavo il futon come un sushi e me lo mettevo sotto la pancia se era estate mi spogliavo nuda se era inverno invece mi spogliavo solo il sedere. Mettevo a terra i tre mazzi di verghe quello che io pensavo di aver meritato lo mettevo leggermente più in alto degli altri due e aspettavo che lui si degnasse a venire.
- Aspettavi molto ?
- Oh sii! Rimanevo li a riflettere su quello che mi stava per succedere per più di un ora. Si inginocchiava sempre alla mia sinistra io gli facevo trovare un cuscino già pronto. Però non so se è buona educazione parlare di queste cose intime ...
- Ti prego continua non sono più una bambina la tua esperienza mi sarà di grande aiuto.
- Si credo che tu abbia ragione. Hai bisogno dei miei consigli.
- Grazie Ruj
- Quasi sempre concordava con la mia scelta prendeva il mazzo che io avevo messo più in alto e cominciava a sculacciarmi.
- Ti faceva dire delle cose o stavi in silenzio?
- Ohhhh! In silenzio no di sicuro piangevo sempre a calde lacrime comunque si, dovevo confessare la mia colpa e chiedergli per favore di amministrami la punizione. Molto spesso mi faceva contare i colpi, mai meno di trenta. E’ capitato più volte di arrivare sino a cento, ma solo se avevo fatto qualcosa di veramente grave. Alla fine dovevo ringraziarlo. Quello che succedeva dopo però non posso proprio raccontartelo.
- Si mi rendo conto.
Si alzò ed andò verso un piccolo mobile tirò fuori un cestino da lavoro e si rimise in ginocchio davanti a Mitsuki
- Tu prendi queste disse mettendole davanti uno dei tre mazzetti, io faccio queste. Fai come me.
- Si la pratica e cento volte meglio della teoria.
- Bisogna per prima cosa trovare la regina del mazzo ecco per me è questa qui la più grossa, per te è quella lì … poi si cercano otto ancelle possibilmente più uguali possibile e si mettono attorno alla regina a formare un ottagono . Così guarda bene. Adesso bisogna legarle. Adoperavo tre nastri diversi. Quello bianco per il mazzo leggero quello rosa per il mazzo intermedio e quello rosso per il mazzo pesante, tu come vuoi fare ?
- Io penso che è una buona cosa seguire le tradizioni.
- Bene allora io prendo questo bianco e tu questo rosa disse tirandoli fuori dal cestino.. Ecco si fa la prima legatura molto stretta qui a questa altezza, più o meno ad un palmo dalla fine del mazzo, si va bene lì , si fanno due o tre giri completi e si fa un nodo molto stretto senza tagliare il nastro, poi si continua passando da sotto vedi, si scavalcano le ancelle dispari e poi si fa un giro completo poi si scavalcano le ancelle pari e si fa un altro giro completo e poi si riprende fino alla fine. In fondo si fanno due giri completi e si fa un nodo molto stretto Si lascia un piccolo cappio per appenderlo e si finisce con altri due giri completi a fissare il tutto. Adesso si può tagliare il nastro e tutte le eccedenze. Io aggiungevo una piccola civetteria . Quì a due palmi dalla base facevo un giro di nastro e oltre al nodo che bisogna sempre fare molto stretto facevo un piccolo fiocco.
- Che carino ? posso farlo anche io.
- Ma certo è una piccola civetteria inventata da questa vecchia brontolona ma sono contenta di tramandartela.
Mitsuki fece il fiocco e glielo mostrò.
- Più piccolo … più discreto. Non deve disturbare l’ esecuzione della punizione. Guarda ti faccio vedere.
Disse facendolo sul suo mazzo.
- Ecco vedi c’è, si vede bene ma, non disturba … presente ma discreto.
- Ruj è perfetto grazie per i tuoi consigli.
- Ma non abbiamo finito guarda !
Prese le cesoie e tagliò tutte le punte fino a farle diventare tutte uguali.
- Facevo il mazzo più piccolo lungo come il mio braccio , il mazzo intermedio quattro dita più lungo, e quello grosso ancora quattro dita più lungo di questo.
Allineò in terra i due mazzetti.
- Ruj sono perfetti. C’è molto amore in tutto questo. Sembra una cosa terribile invece trabocca amore da ogni gesto.
- Solo gli sciocchi non sanno guardare oltre il proprio naso.
- Si è vero ho avuto anche io questa sensazione.
- Figlia mia credo però che questo più grosso debba farlo proprio tu.
- Si Ruj lo faccio io.
Guardava attentamente per scegliere la regina. Poi guardò verso la vecchia come a chiedere un consiglio.
- Devi decidere tu figlia mia non vorrei essere maledetta da nessuno.
- Ma no Ruj io ti voglio bene come a mamasan , non dirò mai brutte parole su di te.
- Mitsuki io, se fossi in te, non ci giurerei. Quando ti troverai a faccia in giù, con il culo che prende fuoco io non ne sarei affatto convinta.
- No! Maledirò me stessa ma, non coinvolgerò mai te Ruj.
Continuava a guardare perplessa quei rametti che adesso non sembravano più tanto innocui.
- Io credo che nessuno ti biasimerà mai se getti via quello più grosso. Lo hai raccolto senza avere le idee chiare e come vedi, è come se fosse fuori posto.
La ragazza lo raccolse e lo guardò intensamente. Se lo strinse al petto ed abbassò la testa a mani giunte come se pregasse.
- Ma è il primo che io ho raccolto per lui !
- Decidi tu figlia mai.
- Non posso gettarlo via. Mi sentirei in colpa.
- Sei cotta come una mela al forno. Però aspetta mi è venuta una idea. Possiamo sempre confezionarla come verga singola. Io non ne ho mai fatte però dammela, credo si possa fare comunque un bel lavoro.
- Cominciò a nastrare la parte del manico.
- Ruj credi … credi che vada bene il nastro bianco ?
Si fermò a riflettere
- Uhm ! non ci avevo pensato. Eh no credo che non sia da nastro bianco. Però non lo so, non l’ho mai assaggiate così da sole. non saprei.
- Neanche io mettiamo questo rosa
- Va bene se ci sbagliamo puoi sempre tornare qui a rifargli il manico con questo rosso.
Fasciò il manico con passaggi incrociati fece il cappio per appenderlo e fini con un nodo molto stretto
- Manca il fiocco
- Qui non c’è bisogno, non deve tenere unite le ancelle, disturberebbe solo la punizione , però possiamo metterlo qui a due dita dalla fine del manico. Che ne dici?
- È bellissima grazie Ruj. Mi hai tolto da un grande imbarazzo.
Confezionò, sotto la supervisione della vecchia il terzo mazzo senza troppi problemi.
- Si sta facendo tardi devo andare Grazie di nuovo Ruj. Sei stata una grande maestra di vita.
- Aspetta non puoi andare in giro con quelle verghe in mano, in queste cose ci vuole molta discrezione.
Tirò fuori un rotolo di carta colorata e avvolse tutte le verghe fino a farle diventare un pacchetto anonimo.
Mentre si rimetteva le scarpe sulla soglia disse.
- Ruj ti è mai capitato di fare qualche marachella a posta?
Rise con le mani davanti alla bocca per mascherare un po’ di imbarazzo.
- Beh! durante le lunghissime giornate di pioggia ... il tempo non passava mai e una diventava un po’ più maldestra del solito … più di una volta si.
- Per quello che accadeva dopo … dovevi rifare il futon ? Disse con un tono da complice.
Rise ancora più imbarazzata di prima e scosse la testa.
- No andava già bene come era messo.
Rideva e si copriva il viso per mascherare l’ imbarazzo.
- Vattene via piccola peste e gli diede uno sculaccione.
- Credo che tornerò a cambiare quel nastro.
Disse uscendo dal patio
- Torna quando vuoi la mia casa è sempre aperta. E il mio albero ha tanti rami ... troppi.
- Grazie Ruj disse facendole un profondo inchino da lontano. Grazie ancora.
Ritornò a casa che era ancora giorno ma il sole ormai era tramontato. Era felice di quell’ incontro mai aveva immaginato quella vecchietta in atteggiamenti intimi.
- Cos’hai lì Mitsuki ?
- Dei rametti di salice mi sono stati ordinati dal signor De angeli.
Non disse niente continuò a preparare il riso.
- Mmmmh buono mami ! Avevo una grande nostalgia della tua cucina.
- Dove ti ha battuto ?
- Sul … sedere.
- Ti ha fatto spogliare ?
- Ecco … si. Si mami è … è molto sconveniente per una donna non sposata ?
- Si è molto sconveniente, o almeno ai miei tempi lo era molto, oggi però, non ci fa più caso nessuno.
- Ma tu … tu che pensi mami ? io vorrei sapere il tuo giudizio.
- Io sono molto triste perché non ho abbastanza denaro per riscattarti da questa situazione. Neanche vendendo la casa ci riuscirei.
- Ma no mami ti prego non dire questo, sei stata la mamma più buona del mondo .Non devi sentirti in colpa. Mamma ti prego non sentirti in colpa. La colpa è solo la mia.
Disse baciandola ripetutamente sul viso.
- Si è vero la colpa è tua e purtroppo non hai altro che il tuo corpo per pagare questo enorme debito. Avevo sperato in un futuro migliore per la mia dolce Mitsuki.
- Mami ti prego ascoltami. Io lo amo. All’ inizio ero molto arrabbiata con te, con me, con il mondo intero e mi sembrava di vivere una grande ingiustizia. Invece mamma è il grande Kami che è intervenuto. La mia vita scorreva come la sabbia tra le dita, ancora qualche anno e sarei rimasta con le mani vuote. E stato questo tuo senso dell’ onore che invece mi ha permesso di trovare l’ amore. Mamma capisci ? Se io domani mattina trovassi tutto il denaro, se domani mattina potessi ripagare sino all’ ultimo yien ebbene, non lo farei. Io tornerei da lui a fargli da serva mamma … io non posso più vivere senza di lui. Io lo amo.
- Figlia mia queste parole mi aprono il cuore. E mi danno un grande conforto.
- Si mamma non devi sentirti in colpa grazie a te io adesso so che cos’è l’ amore.
- Però non sei sicura che lui ti ami, lo hai detto appena sei entrata.
- Mami questo è il grande torneo della vita nessuno sa cosa gli aspetta domani. Però io adesso so che cosa vuol dire essere innamorata.
- Avete già consumato l’ atto ?
Disse con evidente imbarazzo.
- No mami sono ancora vergine.
E gli raccontò come lui la pensasse riguardo a questa cosa. E come aveva lasciato a lei la gestione della sua verginità. Emise volontariamente di dire che però, stava tentando l’ assalto ad altri orifizi.
- Ho capito sin dal primo momento di avere di fronte un gentiluomo.
- Ohh! Mami sono contenta che ti piaccia !
- Che hai intensione di fare ?
- Mami non lo so è molto difficile per me decidere in un senso o nell’ altro.
- Mi hai tolto un gran peso dal cuore. E’ molto importante per me sapere che, se succederà sarà stato solo per la tua volontà e non per colpa mia.
- Si mami ti prego smettila di sentirti in colpa. Disse baciandola di nuovo sulle guance.
Si era messo sotto le coperte e stava leggendo un libro. Senza di lei non sapeva che fare. Doveva ammettere che le mancava. Non averla vicino gli procurava un grande disagio, ma non era solo per che aveva bisogno di assistenza. Era qualcos’altro. Schiacciò un pulsante sulla tastiera del telefono e rimase in attesa. Una voce di donna rispose in italiano.
- Signore desidera ?
- Si … vorrei cenare per cortesia.
- Vengo subito a portarle il menu.
- Grazie.
Bussarono alla porta era Yuko.
Si avvicinò al letto e gli porse a due mani, il menu con un inchino.
Si fece spiegare un po’ le pietanze alla fine riuscì a mettere insieme una cena commestibile.
- Signore ho visto che quella sbadata di Mitsuki non ha portato via i vassoi sporchi.
- Si non ha avuto tempo.
- Ma signore ci vogliono solo 5 minuti. Disse un po’ seccata di dover fare del lavoro non suo.
- Non li aveva 5 minuti. Doveva fare altro. Disse in tono molto autoritario.
- Si signore scusate signore provvedo subito.
Prese i due carrelli e uscì.
Pochi minuti più tardi ritornò con le vivande. Fece per apparecchiare il tavolo e notò che era tutto spostato.
- Desidera mangiare a letto ?
- No apparecchiate pure il tavolo.
Senza dire niente, con un po’ di fatica, rimise tutto a posto e apparecchiò per una persona.
- Vuole che l’ aiuti a scendere dal letto ?
- Si grazie ma, prima portatemi la vestaglia che, non sono presentabile.
Si diresse verso l’armadio e aprì la parte sbagliata . la trovò al terzo tentativo, gliela lasciò sulle ginocchia e si allontanò per dargli un po’ di privacy.
Ubbidì senza dire niente ma non poté fare a meno di gettare uno sguardo verso la finestra.
Qualcosa si vedeva non benissimo ma un po’ di effetto specchio era presente.
Cercò di non girare palesemente la testa ma gli occhi li aveva tirati tutti verso i vetri.
Furono apparizioni fugaci ma molto intriganti.
- Potete voltarvi.
- Vi posso aiutare ?
- Si grazie disse prendendola attorno al collo.
Stava istintivamente per afferrarle il seno ma si fermò appena in tempo.
Doveva stare attenti con questi gesti spontanei o avrebbe fatto una figura di merda.
In realtà sarebbe riuscito a camminare anche da solo ma il piacere di farsi aiutare da una bella donna era irrinunciabile.
Serviva in maniera impeccabile, specialmente quando versava il vino, era più brava di Mitsuki.
Era bella anche lei, ma Suki era insuperabile.
Muovendosi tra le varie portate ad un certo punto in una certa posizione, si accorse che riusciva a vedergli il sesso.
La vestaglia si era un po’ allentata e si era leggermente aperta. Era in riposo però … deglutiva continuamente. Riprese un po’ il controllo si concentrò su quello che doveva fare cambiò il piatto e cercò di non pensarci … di ignorarlo.
Proprio non ci riusciva, appena poteva, piano piano con molta discrezione allungava il collo per poterlo guardare di nuovo.
- Yuko ! ti chiami Yuko giusto ?
- Sissignore.
- Yuko qual è la tua qualifica professionale.
- Sono inquadrata come “receptionist”.
- Quindi un livello più alto della cameriera che serve ai piani.
- Sissignore
- Perché allora sei qui a fare questo lavoro di servizio in camera ? Te lo ha chiesto Mitsuki ?
- Oh! No signore Mitsu non sa niente anzi, sono sicura che si arrabbierebbe molto.
- Oh bella e perché dovrebbe arrabbiarsi sei sua amica no ?
- Ecco io … perché … si siamo molto amiche ma … perché.
- Oh madonna santa Yuko ma che ti ho domandato mai? Cos’è tutto questo imbarazzo.
- E’ che è molto gelosa.
- Gelosa ? Mitsuki ? e di chi ? di me ?
- Sissignore.
- Ma sei sicura ? guarda che l’ho trattata molto male.
Aveva trovato un'altra posizione in cui riusciva a guardargli le nudità. Vicino al carrello.
Faceva finta di rassettare i piatti ma il suo unico scopo era solo di guardalo.
- Signore quando sua signoria ha passato il pomeriggio con la giornalista, era intrattabile scontrosa e litigiosa non sembrava la solita Mitsuki gentile. Sembrava volesse litigare con tutti .
- Non ci avrei mai pensato. Disse ridendo e però, cambiando posizione la privò così, inconsapevolmente della visione.
- Signore spero che non la battiate per causa mia .
- Ma no Yuko tranquilla.
Gli portò il dolce. Girava si spostava ma non si vedeva più niente. Neanche dall’ altro lato
- Vuole il caffè signore ?
- No, lo fate talmente cattivo che, ci rinuncio volentieri.
- Vi accompagno sul letto ?
- Si grazie.
Stavolta pensò subito di non toccarla … solo la spalla come da contratto sindacale.
Lei si fermò a lato del letto e fece per aiutarlo a togliere la vestaglia.
- Yuko non siete obbligata a farlo.
- Siamo adulti signore … girerò la testa di lato. Come a dire “ ecco guardo da un'altra parte”.
Se la lasciò sfilare e si sedette sul letto. Lei si voltò, lo aiutò ad alzare la gamba ma non guardò da un'altra parte.
Stavolta se lo godette tutto. Pochi preziosissimi secondi di nudo integrale.
Sparecchiò in assoluto silenzio ma con gesti molto rapidi come se avesse avuto fretta.
- Avete bisogno di altro signore ?
- No Yuko grazie potete andare.
In due secondi era fuori dalla stanza. Doveva avere mota fretta . Forse doveva rientrare in portineria.
Fece il corridoio di corsa spingendo il carrello. Premette con insistenza il bottone dell’ ascensore.
Arrivo al piano delle cucine spinse il carrello dentro un apposito contenitore tolse i vassoi portandoli verso la lavanderia.
Scappo di corsa. Senti una voce che gli gridava dietro
- Yuko devi andare in portineria
- Vado subito … tra cinque minuti.
Corse verso il bagno delle donne Si chiuse dentro si tirò giù le mutande con un colpo solo, si sedette sul water e cominciò a masturbarsi furiosamente.
Parlarono del più e del meno guardarono un po’ la televisione. Le sembrava di essere tornata alla vita di prima. Le sembrava un secolo in realtà non era passata neanche una settimana. Davvero le sembrava di stare su un altro pianeta o di guardare da lontano, un film. Gesti ordinari, casalinghi, innocui ma, micidiali.
- A che ora devi andare domani mattina ?
- Alle otto. Faccio in tempo a prendere il bus delle 7,10.
- Ti devo preparare la colazione ?
- No mami la faccio in albergo. Buonanotte mi vado a coricare, ho avuto una giornata pesante.
- Vai figlia mia buonanotte oggi mi hai fatto felice. La baciò come quando era piccola.
La sua stanza era il luogo che conosceva meglio ma, appena entrata, si guardò intorno e la guardò come se fosse la prima volta. La trovò di una ingenuità disarmante i suoi pupazzi le foto di bei ragazzi attaccate con le puntine da disegno. I suoi libri, la piccola televisione. Aprì l’ armadio e tirò fuori i due futon. Da quando era stata in Europa si era abituata a dormire su materassi alti e qui dormiva con due futon uno sopra l’altro. Non era freddo così tirò fuori sono una coperta leggera.
Cominciò a spogliarsi e a riporre la divisa nell’ armadio Guardo i suoi vestiti. Le ritornò quel senso soffocante di ingenuità conclamata, naturalmente non aveva un babydoll, non ci aveva mai neppure pensato. Prese un camiciotto che un po’ gli somigliava ma era di cotone grezzo e senza merletti. Ad ogni modo era la cosa che gli somigliava di più. Si tolse il reggiseno gli ordini erano stati perentori.
Certo lì non poteva mica vederla, però sentiva che doveva fare così.
Si sedette sui talloni alla maniera orientale e si specchiò … si non era trasparente però, poteva andare .
Si sollevò sulle ginocchia e si guardò dietro da sopra la spalla.
Voleva guardarsi il sedere. Si alzò il camiciotto. Le mutandine erano abbastanza sexy. Si vedeva spuntare da sotto qualche livido. Le venne una morbosa curiosità di guardasi il culo. Non lo aveva mai fatto prima.
Come se avesse ricevuto un ordine da lui, si tiro giù gli slip fino a metà coscia, tenne in alto il camiciotto e guardò da sopra la spalla. I segni della spazzola erano quasi spariti ma i segni della canna erano visibilissimi, quasi si potevano contare i colpi. Non le facevano più tanto male era come su qualcuno si ostinasse a pizzicare continuamente le sue chiappe. Tirò in fuori il culo come gli aveva ordinato di fare più di una volta. Avrebbe avuto bisogno di una crema emolliente ma non se la sentiva di tornare di la. Girò gli occhi e sul basso tavolinetto accanto alla lampada la vide.
Non si ricordava di avercela messa. Anzi ne era certa. Non ce l’aveva messa lei. Era stata di sicuro sua madre. Questa cosa la turbò profondamente perché, voleva significare una conoscenza delle esigenze che può avere una donna che è stata appena punita. Significava una certa abitudine come dire una consuetudine. Non riusciva ad immaginare sua madre … Scacciò quei pensieri.
Ne prese un po’ con le dita e se la mise sulla natica destra. Il camicione le dava fastidio, in due secondi se lo tolse. Affondò tre dita nel vasetto e ne prese un bel po’. Il sollievo fu istantaneo l’ essenze medicinali oltre al profumo emanavano un piacevolissimo senso di frescura. Cominciò a spalmare su tutta la superficie castigata. Certo se fosse stato lui sarebbe stato molto più piacevole.
Uhmm! Doveva fare piano o il dolore riprendeva il sopravvento.
Quel massaggio era piacevole, a dire la verità rischiava di diventare molto piacevole.
Le venne in mente Ruj, cercava di immaginarsela giovane a pancia in giù in attesa che arrivasse il marito pronto a sculacciarla. Senza rendersene conto arrotolò un futon e se lo mise sotto la pancia.
No la posizione non era come se lo era immaginata . specialmente per quello che doveva accadere dopo. No doveva esserci qualcosa di sbagliato. Era troppo bassa. Si mise in ginocchio e srotolo il futon . pensò un attimo poi lo piegò in due nel senso verticale. E cominciò ad arrotolarlo come un sushi. Si era abbastanza largo. Si adesso era abbastanza compatto se lo mise sotto il ventre. Si certo. E’ cosi che lo preparava ci avrebbe scommesso. Si adesso il culo era bene in alto pronto per tutto. Girò lentamente lo specchio per guardarsi meglio. Chiuse gli occhi e pensò al suo cazzo duro.
Era tutta bagnata una sensazione prepotente saliva dalla fica. Si scosse … non doveva farlo … glielo aveva proibito espressamente. E poi non era educato …
Si guardò allo specchio e si disse.
- Vergognati ! ti sei masturbata più volte in questa settimana, che in tutto l’ anno.
Si alzò rimise in ordine il futon, rifece il letto, tirò su le mutandine, si rimise il camicione e si mise giù a dormire.
Spense la luce.
Per sfuggire alla tentazione, si mise a pancia in su.
Si sforzava di dormire ma, la mano destra come attratta da una calamita, piano piano si andava sempre a posare lì. Era tesa come la corda di in arco. Ogni volta che passava sul clitoride fremeva convulsa come avesse ricevuto una scarica elettrica. Comunque quella posizione non era certo l’ ideale per un culo che era stato vigorosamente frustato.
Glielo dicevano le continue fitte che si manifestavano dopo ogni fremito.
Si mise a pancia in giù. Ma era come giocare col fuoco. Tirò fuori le mani e si impose di dormire. Sentiva il ticchettio della sua sveglia meccanica a forma di maialino. Non ce la faceva … doveva essere diventata una ninfomane. Si rotolava da un fianco all’ altro doveva essere mezzanotte passata.
Si arrese.
domani glielo avrebbe detto avrebbe affrontato la punizione ma, qui adesso, doveva proprio farlo. Non ce la faceva più a resistere mise la gamba sinistra fuori dai materassini fino a toccare terra.
Era un metodo che aveva scoperto un giorno per caso quando era ragazzina. Era stata la sua prima vera completa masturbazione. Cominciò con una lenta azione coitale sul bordo imbottito del futon. Prima lentamente, poi in un crescendo sempre più spasmodico. Dovette tapparsi la bocca con la mano. Riuscì a malapena soffocare il grido liberatorio. Si abbandonò esausta e si addormentò.
Alle 6,20 si svegliò. Dopo anni di abitudine ormai, non serviva più neanche la sveglia.
Rimase un po’ a poltrire tanto doveva prendere il pulman alle 7 e non doveva fare colazione.
Come era cambiata. In quattro giorni era cresciuta più che in dieci anni. la signora Ruj sua madre mai le aveva pensate come esseri capaci di una vita sessuale. Lei stessa incapace di resistere alla masturbazione come una adolescente appena sviluppata. L’ amore, il cuore che le batteva forte forte solo a guardarlo. Era un'altra persona.
Si alzò, doveva andare in bagno aprì la porta piano per non svegliare sua madre.
Non se accorse subito, si sedette, poi vide che sua madre aveva messo a bagno nella vasca le sue verghe.
Rimase sconcertata. Aveva fatto le cose per bene aveva immerso solo “ l’opera viva” lasciando i manici con i nastri fuori all’ asciutto.
Le tirò fuori le appese allo stedipanni e le lasciò gocciolare. Le avrebbe prese più tardi.
Torno in camera disfece il letto e rimise tutto in armadio.
Guardò i suoi vestiti con aria critica e si perdonò. Aerano ingenui si però non erano brutti.
Specialmente quelli che aveva preso in Italia. Si mise la divisa e prese i pannolini assorbenti.
Si fermò a riflettere , eh già ormai era quasi ora, tre o quattro giorni e poi avrebbe avuto il ciclo.
Doveva dirglielo. Sentiva dei rumori proveniente dalla casa evidentemente sua madre si era svegliata. Aprì la porta scorrevole e vide sua madre che stava asciugava le verghe avvolgendole in un panno bianco. Quei gesti la mettevano molto in imbarazzo. Era come se sua madre entrasse nella sua vita sessuale.
- Buon giorno mamasan.
- Buon giorno figlia mia. Vuoi un po’ di tè caldo ?
- No mami faccio colazione in albergo.
Inginocchiata davanti allo specchio stava finendo di truccarsi gli occhi, sua madre si affacciò sulla soglia della sua camera e rimise dentro il pacchetto ben confezionato.
- Le ho messe a bagno così si manterranno più a lungo.
- Grazie mami. Era imbarazzata non sapeva parlare con lei di quell’ argomento. Decise di anticipare l’ uscita. La baciò sulle guance e apri la porta.
- Quand’è che ritornerai a trovarmi ?
- Mami non lo so,appena possibile ma non ti preoccupare non sono più una bambina. La baciò di nuovo sulla guancia e uscì in strada.
Riuscì a prendere il pulman delle 6,50.