Streap-tease
Gli fece spostare alcuni mobili in modo la lasciare spazio libero di fronte. Aveva fatto una specie di piccolo anfiteatro.
Lo guardò con sguardo compassionevole ma non ottenne nessuna rassicurazione.
Era rimasta colpita da quelle parole, aveva messo in conto che prima o poi avrebbe dovuto farlo in qualche maniera, ma così platealmente, come su un palcoscenico non se lo aspettava.
Alcuni momenti di esitazione di troppo, lo fecero arrabbiare.
Era nel panico più profondo si era di nuovo gettata ai suoi piedi e balbettava in giapponese con qualche parola sconnessa in italiano
Era distrutta, annientata, tremava visibilmente, ma non disse niente, fece un inchino e andò verso il telefono.
Si voltò in attesa di ordini. In cuor suo sperava che lui si fermasse.
Fece un visibile sussulto poi con un fil di voce disse.
Due lacrimoni neri scesero lungo le guance. Il trucco ormai era completamente sfatto.
Deglutì imbarazzatissima.
Non disse niente, piangeva in silenzio, fece un piccolo cenno di si col capo.
Ci fu un lungo e teso silenzio, si guardarono più volte. Lui aveva la faccia molto severa.
Prima che potesse fare una qualsiasi cosa lo aveva raggiunto e gli aveva baciato la mano destra.
Poi si era rimessa dentro alla mattonella.
Cominciò con la giacca, la tolse e la mise sulla spalliera di una sedia. Il suo imbarazzo era evidente nonostante la situazione fosse di molto migliorata il suo pudore era troppo forte per essere subito vinto. Sciolse il foulard che portava a mo’ di cravatta e lo posò con molta cura sempre sulla stessa sedia. Fu poi la volta della camicetta. Fece per slacciare la gonna ma lui la fermò.
Si tolse il reggiseno e rimase a torso nudo. Cercò di coprirsi con le mani ma lui la gelò con un ordine secco.
Ad occhi chiusi forse per non vedersi o forse per non reggere quello sguardo inquisitore, con un fil di voce disse
Fece cenno di si con il capo e si voltò sul fianco.
Riaprì gli occhi in preda al panico, sentiva la canna che la accarezzava e seguiva la curvatura del seno, come fosse una matita che stava disegnando i contorni. Era visibilmente preoccupata e seguiva con grande attenzione, tutti i movimenti della canna. Respirava affannosamente in attesa del colpo.
Diede un colpo secco alle natiche che fuoriuscivano della gonna tagliata. Facendole fare un grido acutissimo.
Diede un colpo a quello che fuoriusciva dalla gonna. Fu un colpo dato da seduti più con il polso che con il braccio, però lasciò un bellissimo segno rosso sulla pelle candida. E anche una buona quantità di dolore.
Come aveva fatto con i seni adesso disegnava con la canna la curva delle natiche. A differenza di Suki lui non aveva fretta, appoggiava la canna come ad indicare il prossimo punto di impatto. Dava dei piccolissimi colpi come a voler saggiare la superficie. Suki seguì tutto il percorso del braccio e nonostante fosse preparata non riuscì a trattenere il grido.
Ordine superfluo in quanto non si era quasi mossa e praticamente si trovava già in posizione.
Per slacciare più comodamente i gancetti fece un gesto che sicuramente avranno fatto tutte le donne del mondo. Giro la gonna attorno la vita in modo che il dietro passasse sul davanti Lo spettacolo involontario fu di una bellezza incredibile.
Riagganciò il fermaglio e centrò il buco della gonna sulla sua fica.
Un colpo di bacchetta la colpi sul dorso della mano sinistra.
Sembrava una cariatide una statua di carne. Era meravigliosa.
Si tolse la gonna e le scarpe e rimase completamente nuda.
Diede un colpo secco, strappandole un grido, sulla coscia sinistra, più o meno all’altezza dove arriva una mano distesa.
Poi subito dopo un altro colpo alla coscia destra in un punto più o meno simmetrico all’altro.
Non erano colpi molto forti ma la ragazza piangeva a calde lacrime anche per reagire alla situazione umiliante.
Non era agevole da seduti colpire le natiche e allora optò per la parte alta delle cosce al confine con il culo.
Suki, pur non essendo molto forte, accusò molto male il colpo, singhiozzava spasmodicamente e teneva a fatica la posizione.
Fece cenno di si con il capo ma continuava ad emettere singulti
Appoggiò la canna a metà delle natiche la sentiva respirare spasmodicamente in attesa del colpo.
Aveva il cazzo duro come la pietra doveva smetterla o avrebbe eiaculato sulle mutande.
Decise di darle l’ultimo colpo.
Voleva darglielo forte ma si rese conto di non avere spazio a sufficienza e allora come gli altri lo diede facendo forza con il polso.
Suki non apprezzò quella gentilezza una vampata bruciante le avvolse il culo facendola Gridare di dolore.
Gettò la canna in terra.
Il piede gli faceva più male di prima non riusciva proprio ad appoggiarlo.
Una fitta lancinante lo avvertì che forse l’incidente era stato più serio di quanto pensasse.
La ragazza gli si fece contro, gli prese il braccio e se lo mise attorno al collo a piccoli passi senza fretta, avanzavano verso il letto.
Non potè fare a meno di palparle il seno. Anche non volendo la mano gli andava a cadere proprio lì. Lo fece delicatamente ma agguantò più volte entrambi i seni in segno di possesso.
Si fermarono un attimo in mezzo alla stanza
Lo aiutò a sedersi ai piedi del letto.
Suki, senza aspettare ordini aveva cominciato a spogliarlo. Riponeva con cura tutto ciò che toglieva dentro all’armadio.
Rimase a torso nudo. Togliere i pantaloni fu molto più difficile del previsto il piede doveva essersi gonfiato e adesso con la fasciatura non riusciva a sfilarli.
Suki era molto delicata ma ad ogni tentativo gli strappava un piccolo grido. Corse verso il tavolo e ritornò con le forbici.
Con grande maestria, Suki non tagliò la stoffa ma scucì la cucitura laterale. Li piegò con cura e li ripose nell’armadio. Gli tolse la calza del piede sano. Erano rimasti solo gli slip.
Si inginocchiò ai suoi piedi e rimase in attesa di ordini. Guardava alternativamente la bozza e i suoi occhi. Era emotivamente coinvolta. Tremava come una foglia. Fissava continuamente quello che gli slip praticamente non celavano più ogni tanto alzava gli occhi in attesa di un cenno poi li riabbassava imbarazzata. Era bellissima naturalmente si guardò bene da dargli un qualsiasi ordine.
Voleva vedere cosa faceva. Il silenzio era cristallino.
Era comunque evidente che la cosa non poteva finire così.
Una piccola mano delicata lo afferrò insieme agli slip. Anche l’altra mano non si privò di tastare quel turgore. La sentiva respirare forte. Gli slip ormai erano arrivati alle ginocchia sentiva le dita di lei che giocavano con i suoi peli. Si distese sul dorso. Sentiva dei piccoli baci sulle cosce e sentiva un respiro caldo sulla pelle. Aveva appoggiato una guancia sulla sua coscia e fissava estasiata quello scettro che pulsava sotto le carezze della sua mano destra.
Decise che non sarebbe intervenuto. Si abbandonò nelle mani della sua schiava.
Ci volle poco. Tentò di resistere ma, era da quando era arrivato che non aveva avuto modo di eiaculare, ed era pieno come una diga dopo un nubifragio. Si lasciò andare però corresse il ritmo della mano di Suki sovrapponendo la sua.
Rimasero per qualche minuto immobili, sentiva solo dei piccolissimi movimenti delle dita sul suo cazzo ormai in decongestionamento. Il respiro caldo sulle sue cosce era una sensazione paradisiaca.
Aveva gli occhi socchiusi voleva vedere cosa avrebbe fatto. Lei giro la testa per guardarlo. La vedeva benissimo ma faceva finta di avere gli occhi chiusi. Era evidente che, ripreso il controllo emotivo, lei adesso non sapeva cosa fare. Cercava in qualche maniera un segnale un qualcosa, magari anche un rimprovero, ma non le arrivava niente. Fece per dire qualcosa ma si interruppe e non osò.
Appoggiò di nuovo la guancia sulla coscia, ma poi alzò la testa per guardarlo di nuovo. Lui le accarezzava i capelli ma aveva gli occhi chiusi.
Lui fece cenno di si con il capo.
Mentre andava verso il bagno Suki pensò a se stessa. Si rese conto di non aver avuto nessun orgasmo ma emotivamente era come se avesse attraversato un ciclone. Era distrutta ma felice.
Le natiche pulsavano doloranti ma, non avrebbe voluto essere in nessun altro posto.
Mentre riempiva di acqua calda il catino lo guardava disteso sul letto. Come era bello.
Con una spugna lo lavò accuratamente si accorse che su un fianco aveva un vistoso ematoma.
Anche sulle spalle aveva dei vistosi segni viola dovuti sicuramente alle cinture di sicurezza.
Delicatamente passò la spugna anche sui segni ma lui accusava il dolore.
Sentiva delle contrazioni prepotenti e inopportune dentro la sua vagina.
Senza dire niente lo prese da sotto le ascelle e lo trascinò più su.
Si lamentava per il dolore, con la gamba buona cercava di aiutarla al meglio.
Appena le coperte lo avvolsero si addormentò.