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Miku

 

Ritornarono nella sala  e si misero in ginocchio in attesa di ordini.
Lui cominciò a parlare in Italiano e Suki tradusse in simultanea.

Miku fece un cenno si assenso e si alzarono per eseguire l’ ordine.

Miku fece per togliere una pelle di zebra che era sopra alla panca  a fini ornamentali.

Suki con un inchino riverente tradusse quasi letteralmente.

Senza aspettare niente Suki parlò in italiano

Vide Suki tradurre e la vide farsi molto preoccupata, vide che si era arrabbiato. Suki quasi balbettava quando tradusse.

Arrotolarono ilo tappeto e lo misero di traverso sulla panca. Poi si inginocchiarono davanti a lui in attesa di ordini.

In completo silenzio si alzarono e andarono verso le scale. Suki a causa dei tacchi altissimi camminava con molta apprensione.

Suki senza chiedere nessun permesso si riassettò gli slip.

Gli fece un cenno di assenso. Rimasero in silenzio si sentiva solo il tic tac dei tacchi.

La porta dell’ ascensore si aprì e le accolse.

Mentre la porta dell’ ascensore si stava aprendo Miku fulminea le tirò giù le mutandine fino alle ginocchia.

Due passi e si ritrovarono sulla soglia della stanza.  Altri pochi passi e si inginocchiarono davanti a lui. Tesero le mani consegnando quello che avevano. Suki una confezione singola e Miku la scatola.
Lui le guardò perplesso.

Si inchinò fino a toccare terra con la fronte e cominciò a balbettare.

 Miku aveva intuito dal tono della conversazione che le cose non filavano lisce e chiese preoccupata facendo allo stesso tempo un profondo inchino.

Si distese bocconi sopra al tappeto arrotolato.

Si distese e chiuse gli occhi in trepidante attesa con le mani afferrò i piedini scolpiti della panca. Respirava affannosamente. Percepì che l’ uomo si era alzato dal divano e claudicante si era avvicinato. Sentì dare un ordine in italiano. Riaprì gli occhi e quasi immediatamente vide Suki che le stava arrotolando sulla schiena la lunga gonna nera. La divisa prevedeva un paio di mutandoni bianchi che arrivavano sino alle ginocchia, rifiniti con pizzi e merletti. Suki si mise in ginocchio, in attesa di ordini, a un paio di metri dalla sua testa.

Deglutì e non disse niente fece solo un piccolo cenno di assenso con il capo.
Aveva impugnato il “ razor strap” e glielo aveva appoggiato sopra le natiche per prendere la giusta distanza.
Il primo colpo fu abbastanza clemente, le cacciò fuori un singulto, ma riuscì a non gridare, senti una vampata di calore spargersi per le natiche ancora coperte dai mutandoni, ma in fondo era una cosa che poteva anche sopportare.

Non aveva fretta molto lentamente riappoggiò lo strap sulle natiche.

Questo era stato più duro chiuse gli occhi e strinse forte i denti per non gridare.

Man mano che andava avanti la voce diventava sempre più tremante e piagnucolosa

Teneva duro, ma riusciva a malapena a mantenere la posizione. Stava per scoppiare a piangere. Al decimo colpo, lui si fermò. Finalmente un po’ di respiro. Lo sentiva parlare in italiano, ma Suki non traduceva, sicuramente non era una cosa importante, gli sembrò di intuire che la stava deridendo.   Era riuscita a non gridare, ma aveva gli occhi pieni di lacrime. Sentì delle carezze  sulle natiche, forse non la stava deridendo forse la stava consolando.
Le mutande dell’ epoca vittoriana dietro non erano cucite. I due lembi posteriori scorrevano fino a sovrapporsi, avvolte in un nastro allacciato in vita, come le tende di una finestra. Bastava un semplice gesto per aprirle e mettere a nudo quello che c’era sotto.
Una mano si insinuò dentro alla fessura. Dispensò qualche carezza come a voler  tranquillizzare la  pelle arrossata, ma poi  con un gesto prepotente allargò i due lembi manifestando la vera intenzione.
La aprì come un pacco postale. Percepì tutto il senso della sua sottomissione. Tirava a due mani i lembi verso il basso in modo da far uscire più parte possibile delle natiche. Ebbe proprio la sensazione di essere sbucciata come un mandarino. Una piccolissima sensazione di freddo le disse che tra le sue chiappe e lo strap adesso non c’era più nessun ostacolo.
Il freddo lasciò immediatamente posto ad una vampata rovente.
Stavolta aveva picchiato duro e lei scoppiò a piangere come una bambina. I colpi si accavallavano uno dietro l’ altro. Aveva cambiato  sistema adesso non le dava pace. Il bruciore era insopportabile fece ricorso a tutte le sue forse per non abbandonare la posizione. Vide Suki davanti a se che si copriva gli occhi atterrita dallo spettacolo. Si rese conto che, avvolta dal dolore, non aveva contato e in preda al panico, balbettò qualche numero a caso.

Naturalmente non rispose ma fece un segno di aver capito. Aveva il culo in fiamme. Tra la cortina delle lacrime si rese conto  che  la stava guardando con molto interesse.

Non sapeva cosa rispondere, piangendo fece dei cenni a Suki come a far capire che aveva gradito.
Girò dall’altro lato della panca appoggiò il “tawse” per prendere la misura e ricominciò con un colpo secco e violento.

Suki non disse niente e gli fece cenno di no.

Calò un altro fendente  molto secco e violento. Miku emise un grido roco e cominciò a battere ritmicamente le punte delle scarpe sulla pelle di zebra. Un altro colpo, un altro grido e un altro sgambettio, scomposto.

Altri due colpi in rapida successione. Miku gridava senza ritegno tendeva le gambe come fossero corde di un violino ma riuscì a non muoversi. Lasciò passare qualche secondo in modo che Miku assorbisse bene il dolore. Poi le diede un altro colpo. Qualche altro secondo e poi giù un altro fendente. Le natiche adesso erano di un bel rosso vivo con qualche striatura viola.

Miku fece cenno di si con il capo.

Si concentrò chiuse gli occhi e alzò leggermente i fianchi. Una vampata rovente le morse la parte centrale delle natiche. Non tento di resistere si lascio piangere. Però contò ad alta voce.
Suonarono al citofono. Miku tra le lacrime disse qualcosa a Suki.

Miku si alzò e di corsa rispose al citofono. Si lavò la faccia nel lavello della cucina e si riassettò i capelli.  Il vestito era un po’ demodé ma era presentabile quindi andò ad aprire senza esitazione.
Lui nel frattempo si era seduto sul divano e stava guardando con interesse il tawse che aveva in mano. Osservava la cura della fattura e le rifiniture del manico. Di là, all’ingresso provenivano voci e rumori. Suki inginocchiata al suo posto sperava solo che nessuno si affacciasse sulla soglia della sala. Si affacciò Miku e le diede un ordine perentorio. Nello stesso istante si sentì la porta che  si chiudeva. Trafficarono un po’ con i pacchi portarono tutto sul tavolo poi riapparvero in sala.
Suki si rimise in ginocchio esattamente dov’era prima,  Miku mentre camminava si stava rialzando la gonna pronta a riprendere la posizione.

Rimase ferma vicino alla panca con la gonna a mezz’aria.

Lui era ancora seduto sul divano e parlava a Suki

Fece qualche tentativo, ma la maggior parte delle natiche non aveva nessuna intenzione di venire fuori. Si alzò in piedi, alzò la gonna sul davanti e si allentò il nastro che aveva legato in vita. Poi rieseguì l’ ordine. Con le mani tirava i lembi delle culotte  e questa volta le natiche uscirono fuori quasi tutte,  pronte per essere disciplinate.
Lui era ancora seduto sembrava non avere fretta. Lo intravedeva tra i pizzi, con la coda dell’ occhio. Era evidente che la stava osservando con grande compiacimento. Si alzò e claudicante la raggiunse. Cominciò a palparla senza nessuna remora.  Entrava ed usciva dagli orifizi come fosse roba sua senza chiedere nessun tipo di permesso. Accarezzava le natiche afferrava e stringeva la parte più carnosa. Le diede qualche sculaccione a mano aperta. Sentiva un gran calore provenire dalla fessura. Era morbida e lubrificata. Nonostante tutto era in piena eccitazione. Mugolava sotto i suoi palpeggiamenti sia di dolore per i pizzicotti, ma anche di piacere, specialmente quando la accarezzava sul clitoride.
Si staccò e parlò in italiano verso Suki.
Suki scattò in piedi come una molla tanto che inciampò sulle sue mutandine a metà dei polpacci. Cominciò ad armeggiare con i suoi pantaloni e capì che le aveva ordinato di spogliarlo. Miku in cuor suo sperò di averlo eccitato abbastanza e auspicò che la prendesse lì subito senza continuare con la punizione. Era eccitato lo si vedeva senza nessuna possibilità di fraintendimento. Vide Suki imbarazzatissima rossa fino alla punta delle orecchie, accennare ad una carezza maldestra. Ebbe un grande impulso di intervenire ma rimase immobile disciplinatamente ferma, a tenere aperte le mutande. Comunque era eccitata e pronta ad accoglierlo. Era rimasto solo con una magliettina bianca,  ed era pronto anche lui alla battaglia. Miku si sentì afferrare per i fianchi e strattonare in modo da presentarsi a tiro. Ormai era certa che l’ avrebbe infilata da dietro Lì seduta stante, invece. Si staccò e gridò qualcosa verso Suki che inciampò di nuovo sulle mutande e cadde in avanti distesa bocconi.
Imbarazzatissima claudicante sui tacchi alti si alzò e si diresse verso un tavolinetto e cominciò ad armeggiare con la scatola dei preservativi. Corse verso di lui, la sentiva scusarsi in italiano, balbettava e trafficava maldestramente con la bustina,  era in preda al panico, lui le diede un ceffone.  Riuscì ad aprirlo ma glielo appoggiò sul glande  al contrario e non riusciva a srotolarlo.
Miku le diede una spinta che la fece quasi cadere,  si inginocchiò davanti all’ uomo e messo il preservativo dalla parte giusta con la bocca cominciò a srotolarlo e a calzarlo con un abilissimo gioco erotico.  L’uomo preso alla sprovvista fece per reagire ma si fermò, chiuse gli occhi e la lasciò lavorare. Suki la guardava ad occhi sbarrati.  Miku era troppo eccitata e aveva una grande necessità  di farsi penetrare, non le bastava quel contattato orale. Lo prese per le mani si gettò a terra  di schiena e se lo trascinò sopra. Armeggiò velocemente ad alzare la gonna. Lui sembrò accettare la situazione e fece per penetrarla ma i mutandoni ottocenteschi, e la sottogonna glielo impedirono.  Miku chiuse gli occhi e lo abbracciò forte in attesa della penetrazione ma,  un muro di staffa e merletti si frappose tra i due sessi. Lui armeggiò goffamente per qualche secondo poi staccatosi dall’ abbracciò ordinò a Suki di aiutarlo a rialzarsi. Suki intervenne staccandolo in malo modo dalle mani di Miku che eccitata lo aveva riabbracciato di nuovo. Le due donne si scambiarono violente battute. Erano entrambe ingelosite e si beccavano come due galline. Finche intervenne lui con un grido potente a farle calmare. Si fece aiutare da entrambe ad alzarsi. Ci furono attimi di silenzio pieni di imbarazzo. Entrambe, a testa bassa,  guardavano il pavimento. Ormai il momento magico era sparito. Claudicante senza dire una parola si avvicinò al tavolo e prese la canna. La fece saettare nell’ aria un paio di volte.

Quasi piangendo Suki tradusse e cominciò a spogliarsi. Mettevano ordinatamente i vistiti sul divano erano entrambe molto belle . Era un piacere guardarle.

Si diresse verso la panca e fece cenno a Miku di seguirla.

Aiutandosi l’un l’altra  eseguirono l’ ordine misero il grosso tappeto arrotolato come un salsicciotto sopra la pelle di zebra sopra la panca.  Suki si mise bocconi a traverso come un sacco di patate su una sella di un cavallo e disse a Miku di fare altrettanto.

Mani e piedi a contatto del pavimento, una da un lato e una dall’altro, avevano il culo proteso ben in alto dal grosso tappeto,  sembravano proprio due sacchi sulla groppa di un mulo. La posizione era perfetta per una comodissima ed esemplare punizione ma erano un po’ basse per quello che aveva in mente di fare dopo. Il silenzio era plumbeo sapevano benissimo quello che stava per accadere e non osavano fiatare. Aspettavano solo con grande apprensione. Lo videro che si stava guardando intorno, chissà cosa stava cercando. Sicuramente non aveva fretta. Suki notò che l’ eccitazione gli si era un po’ spenta, si vergognò di se stessa per quei pensieri e chiuse gli occhi in attesa del bruciore che le sarebbe arrivato di lì a poco. A sorpresa una sensazione di tepore invece le fece riaprire gli occhi. La stava accarezzando, istintivamente, più per la sorpresa che altro, serrò le natiche e gli impedì di raggiungere le pudende, ma poi resasi conto di cosa stava facendo tentò di rilassarsi.
Era un rilassamento forzato voluto dalla testa e non sentito dal corpo.  Si impose inutilmente di essere più naturale ma invano, lui era ormai migrato sull’ altro culo e lo accarezzava con ben altra libidine. Erano carezze lunghe ed oscene,  molto sapientemente assecondate palesemente gradite.
Due lacrimoni di gelosia le uscirono dagli occhi ma poi cominciò a gridare e a piangere di buona ragione,  perché un dolore fortissimo si era attanagliato alle sue natiche. Le sembrava quasi di avere un lupo che le azzannava le natiche,  di certo non si era risparmiato con la forza. Tra lo stordimento del dolore Senti che gli stava dicendo qualcosa.

La scena era surreale lui aveva la canna appoggiata sulle natiche di Miku in attesa di adoperarla .Suki tra le lacrime tentava di far pronunciare correttamente la parola grazie a Miku che balbettava dallo spavento e si sforzava inutilmente. Erano quasi comiche.
Miku comunque quando la canna si abbatté sulle sue natiche lo ringraziò anche in giapponese.
Appoggiò la canna sul culo di Suki e disse

Tra i contorcimenti ed i singulti Suki disse qualcosa in giapponese con voce stridula e si dimenticò di ringraziare . La canna si appoggiò sulle natiche di Miku ma subito tornò indietro a colpire il culo di Suki.

Miku migliorava la pronuncia ad ogni colpo. Adesso era lui che la correggeva le dava il colpo aspettava che si riprendesse dal dolore. Era paziente non aveva fretta quando poi Miku pronunciava lui la correggeva dandole dei piccoli colpetti aggiuntivi finche non pronunciava correttamente.
Ad un certo punto il preservativo si era riempito di nuovo. L’eccitazione era tornata prepotente, si mise dietro a Miku e invece di frustarla tentò di appoggiare il suo cazzo tra le natiche. Era troppo bassa non ce la faceva a piegare la gamba. Le fece alzare. Piangevano entrambe senza ritegno.

Miku  a mani giunte fece due inchini e poi si gettò attraverso al tappeto. Adesso era abbastanza in alto le si avvicinò e puntò l’ uccello tra le natiche. Si era giusta. Ma prima le avrebbe dato qualche altra frustata per farle vedere che faceva quello che gli pareva e non prendeva ordini da nessuno.
Appoggiò la canna sulle natiche e calo un bel fendente proprio in mezzo.
Miku sgroppò come un cavallo in un rodeo ed emise un grido molto acuto.

Le diede solo altri due colpi perché in effetti pur gridando a squarciagola riuscì a rimanere quasi ferma. E poi ormai si era eccitato di nuovo. Senza nessun particolare tipo di preambolo. Senza che  se lo aspettassero prendendole entrambe di sorpresa,  le si avvicinò allargò le natiche e la infilò da dietro con un colpo deciso. Miku stabuzzò gli occhi  e gridò ma non certo per il dolore.  La sorpresa era stata tale che non si era preparata a contrastarlo e quindi cadde quasi in avanti trascinando il tappeto fuori dalla panca. Suki istintivamente accorse e afferrò l’ uomo impedendo che cadesse in avanti.  La posizione era bellissima per una punizione ma scomodissima per una cavalcata sessuale.
Ci fu un attimo di trambusto. Miku prese il tappeto lo srotolò a terra e vi si gettò supina.
Protese le mani verso l’ uomo che si lasciò afferrare. Questa volta non c’era nessuna barriera e lui di buon grado accettò di penetrarla in quella posizione senza opporsi.
Ce l’ aveva fatta,  lo abbracciò con forza e cosa che non faceva mai con i clienti cominciò a baciarlo ininterrottamente.  Chiuse gli occhi e si diresse in paradiso.
Suki  si inginocchiò a fianco del divano e cominciò a piangere. Per pudore non aveva il coraggio di guardarli. Voltava la testa verso la panca.  La stava prendendo proprio come lei aveva sognato che lui la prendesse ma stava prendendo Miku. Si stavano abbracciando. Era la cosa che le faceva più male. Piangeva in silenzio ma piangeva forte. Sentiva i gemiti e le parole  estasiate di Miku.  Il cuore le faceva male come se qualcuno lo stesse strizzando con una mano. Tutti e due erano esperti e avvezzi ai duelli d’ amore, la cosa venne protratta con grande maestria di entrambi,  molto a lungo.  Suki era come un limone completamente spremuto, non aveva più lacrime, non aveva più neanche la forza di piangere. Come uno zombi aiutò Miku a farlo rialzare . Era come dentro una bolla di vetro, le parole le arrivavano ovattate come in un sogno. Miku chiuse la porta del bagno e la lasciò fuori. Lei si lasciò cadere in ginocchio sconfitta e appoggiò la testa al muro.