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il Diario

 

Non poteva piegare la gamba ma in realtà si muoveva molto meglio di quello che faceva vedere a Suki. Raccolse da terra il quaderno rosso e cominciò a curiosare. Lo aveva scritto da entrambi i lati, interpretando male un suo ordine ma in fondo andava bene anche così.
Aprì il lato dove c’era la traduzione del suo diario  ara pasticciata e con moltissime cancellature evidentemente aveva avuto molti problemi con la traduzione.
Si distese sul letto e alzò da solo la gamba,  senza troppe difficoltà si rimise seduto sotto le coperte.
Cominciò a leggere.

Ieri ho visto un uomo. Io Mitsuki Asagi non avevo mai visto un uomo. Neanche fortuitamente in famiglia. Nella mia famiglia non esistono più uomini da molto tempo. la solitudine mi aveva rivestito di una corazza spessa come quella delle tartarughe. Il destino qualche giorno  fa mi ha preso per i capelli e mi ha gettato nell’ arena della vita. Sembrava avesse voluto schiacciarmi invece mi ha solo rotto con violenza la corazza che mi avvolgeva. Un uomo si è presentato da me  e mi ha rapita. Mi ha costretta a vivere. Mi ha spogliata. Mi ha segnato la carne con la verga e mi ha costretta ad aprire gli occhi, a guardare la vita, la bellezza. Adesso sono nelle sue mani. Sono sua.
Ieri ho visto la sua essenza. Da vicino con occhi consapevoli. L’ho toccato con imperizia e con grande timore, l’ho toccato fino a far sgorgare il seme. La mia imperizia a causato la sua collera.
Domani mi punirà. Merito di essere punita. Ho già preparato gli attrezzi. Sono sua e non posso sottrarmi, potrei andarmene si, ma è il mio cuore che mi impedisce di sottrarmi. io lo amo.
 Soffrirò molto. Il dolore che ieri ho solo sfiorato,  domani diventerà  l’essenza stessa della mia esistenza.
Non mi ha ingannato non mi ha addolcito il cammino. Mi ha subito mostrato la via della sottomissione, la via dell’ umiliazione e la via del dolore. Mi ha segnato il corpo e anche l’anima.
Mi ha comprato, mi ha cambiato il nome, ha schiacciato la mia volontà. Adesso sono solo sua,
Ma non me ne andrò. Perché io lo amo, l’ho sempre aspettato. Prego gli avi che non me lo facciano perdere. Prego le anime che non me lo rapiscano perché allora la mia corazza rinascerà  di pietra.

 

Caro diario questa notte Suki non è riuscita a dormire. La sua mente non riusciva a pensare ad altro che all’ uomo. Non alla sua faccia bella o al suo atletico corpo. Suki pensava al suo sesso.
Solo al suo sesso che aveva guardato e toccato così da vicino. Il ventre di Suki non le dava pace.
Continuava a pulsare senza che Suki potesse farci niente. Era assetato di carezze. Suki ha pensato che era in fondo giusto, che avesse ragione e allora lo ha accarezzato fino al piacere che è arrivato subito subito.
Suki voleva dormire ma , ha pensato alle sue mani che lo hanno accarezzato e che avevano una grande voglia di accarezzarlo ancora. e il ventre di Suki ha ricominciato a pulsare di nuovo. Suki  ha cercato di dormire,  non voleva essere come le cameriere che pensano solo a cose di sesso. Il ventre di Suki è molto maleducato e irriverente non voleva dormire. E non lasciava che Suki dormisse. Allora Suki si è girata a pancia in giù e ha spinto forte forte su pavimento. Suki non dirà più cose brutte alle cameriere che parlano solo di sesso, Perché adesso anche lei è come loro. Suki stava per gridare, ma non voleva svegliare suo padrone che dormiva. Suki non voleva che suo padrone la vedesse gridare. Ma il piacere è stato grande grande  più di quello di prima e allora un poco  Suki ha gridato. Suki era molto preoccupata si è alzata ed è andata vicino a suo padrone. Lui dormiva e non ha sentito niente. Suki è rimasta un po’ fino a quando non è stata sicura che padrone dormisse profondo. Suki sentiva freddo e si è coperta con il tappeto. Suki voleva dormire e ha chiuso gli occhi ma il peso del tappeto ha fatto sognare che lei avesse  sopra il suo padrone che quel calore fosse il suo corpo Suki ha sognato di abbracciarlo e di stringerlo forte forte e si è ritrovata con il tappetto arrotolato tra le sue gambe Suki si vergogna molto . Suki non dirà più parole brutte a nessuna nemmeno a prostituta perché Suki è come loro. Suki ha ricominciato ad spingere il ventre contro il tappeto arrotolato,  si è girata sul pavimento e ha cominciato a fare su e giù. Suki vorrebbe dire che non voleva e invece Suki voleva e allora Suki è come Yuko  come Kana e come Hina che parlano sempre di sesso. Suki ha fatto su  e giù per tanto tempo, forse Suki è diventata ninfomane.
Suki si è tappata la bocca per non gridare. Suki si vergogna molto.

Suki ha accettato subito la via della sottomissione. Suki potrebbe andarsene in qualsiasi momento. Ma Suki sa che lei appartiene a lui. Lo ha sempre saputo anche quando non lo aveva ancora conosciuto.

Suki soffre molto la via dell’ umiliazione. Suki  è riuscita a rimanere nuda per il suo padrone. Tutte le donne lo fanno con il proprio uomo. Suki ha il terrore di farsi vedere nuda da estranei. il suo padrone invece sembra prediligere questa strada. Suki è molto angosciata e molto preoccupata perché non sa se riuscirà. Suki vuole essere ubbidiente ma Suki quando è in preda al panico non sa cosa fa. Suki proverà a implorare il suo padrone. Prega gli avi affinché  la aiutino.

Suki ha solo sfiorato la via del dolore ha il cuore che batte forte forte, ma sa che sarà una via molto lunga. E comincerà a percorrerla subito da domani.

Caro diario
 Suki si è guardata e ha visto che è molto stretta. Suki è molto ingenua e non comprende come farà ad accogliere un uomo dentro di lei. Suki è adulta e sa che succede sempre in tutte le parti del mondo, però le sembra una grande sproporzione. Suki si aspetta un grande dolore ma spera di non strapparsi troppo. Spera che la grande madre natura gli dia una amorevole mano.

 

Hai capito la santarellina si è fatta tre ditalini.  E si aspettava sin da subito che io me la scopassi.
Ha anche una vena poetica .
Ad ogni modo la verginità gliela rispetto  però il culo me lo prendo.
Non posso rimanere a cazzo dritto come un babbeo con una fica simile a disposizione.
Si mise a spulciare il foglio dei prezzi della maitrasse delle terme.

 

La festa era stata organizzata nella sala convegni dell’ albergo  la cucina aveva preparato un buffet e non potendo lasciare l’ albergo incustodito  il personale vi accedeva a turno. Mitsuki però era la festeggiata  e dovette rimane dall’ inizio sino alla fine. Ascoltò il  discorso che il direttore si apprestava a leggere.
La direzione centrale, felicissima della ricaduta in termini di pubblicità e immagine dovuta alla conferenza stampa in TV, aveva deciso di dare una gratifica a tutto il personale pari a mezzo stipendio.   Mitsuki invece veniva premiata con un una tantum pari a 2 stipendi. Fecero un lunghissimo applauso e un brindisi in suo onore .
Il direttore  alle 11e mezza aveva finito e se ne era andato. La festa era diventata informale e il buffet era diventato l’ attrazione principale.
Era digiuna e si era preparata un bel piatto colmo di leccornie.
Yuko la raggiunse e si riempì anche lei un piatto.

Yuko la abbracciò e la baciò sulla fronte.

La guardò a bocca aperta rimase allibita

Non sapeva come dirglielo  cercava le parole giuste ma lo disse  nella maniera più brutale.

Si mise le mani sull’ orecchie e disse.

Ma lei continuò.

Le diede un ceffone sulla guancia.

Si abbracciarono fraternamente.

Gli racconto della sua intenzione di farla frustare dalla prostituta e dalla possibilità che aveva manifestato di venderla alla maitrasse di  Chiyoda.

Le diede un bacio sulla guancia e se ne andò verso la hall.
A metà strada si sentì richiamare

Disse facendo un gesto volgare come se si mettesse qualcosa di grosso in bocca.
Passando vicino al un tavolo delle bevande, prese un tappo di sughero e glielo tirò mancandola.

Ogni piano all’ uscita dell’ ascensore aveva un orologio a parete. Mancavano 3 minuti .
Si fermò davanti e con pignoleria tutta orientale aspettò che scoccasse mezzogiorno.
Bussò alla porta entrò e lo salutò con un profondo inchino.
Era felice di ritrovarlo Yuko non capiva ma lei si. Era ancora a letto e aveva in mano una rivista di motori.

I vassoi della colazione erano rimasti lì Uno in terra e uno sul tavolo,  li prese e li sistemò sul carellino che aveva portato Yuko.
Apparecchiò la tavola solo per lui e ordinò il pranzo.

Bussarono alla porta.
Completamente vestita,  questa volta la  spalancò  senza indugio, si trovò di fronte Saburo  avrebbe potuto farlo entrare senza problemi, ma per non destare sospetti,  per far apparire gli altri suoi comportamenti come normali, non lo fece entrare prese il carrello e lo mandò via subito. Si girò e si accorse con disappunto che si era dimenticata di far portare via il carrello con i resti della colazione. Poco male, lo avrebbe fatto lei più tardi.
Servi il suo padrone in maniera impeccabile, completamente vestita era suo agio e si vedeva.

Il pranzo andò avanti in silenzio . L’ atmosfera era indecifrabile, molto formale da entrambi.
Sembrava un pranzo normale in un ristorante normale.

Disse con un profondissimo inchino.

Si gettò in ginocchio ai suoi piedi e facendo ripetuti inchini fino a terra implorava di essere perdonata.

Prese il piatto ormai vuoto  e mise in tavola una macedonia.

Appena ebbe finito di servire  il caffè corse verso il letto raccolse il blocco notes e cominciò a scrivere.
Lui la guardava incuriosito,  si stava sbrigando a scrivere probabilmente stava interpretando male, pensava che dovesse scrivere solo durante il caffè. Stette al gioco allungò più di quanto avrebbe impiegato normalmente a bere il caffè.
Con un inchino a due mani Suki gli porse il notes.

La ragazza fece cenno di si con il capo ma non disse niente sembrava delusa.

La piegò con cura e la appoggiò sulla spalliera di una sedia.

Si alzò senza il suo aiuto e si allontanò di qualche passo per lasciarle lo spazio per lavorare.
Mise tutto sul secondo carrello poi si mise sull’ attenti in attesa di ordini.
Aveva delle cosce bellissime non ci passava in mezzo nemmeno uno spillo, dritte e tornite come due colonne. Non era molto alta ma era perfetta.

Facendo un po’ di fatica la ragazza riuscì ad eseguire l’ ordine.

Era molto preoccupata lo si vedeva da ogni gesto che faceva.
Le porse la canna a due mani abbassando la testa per non guardarlo.
Lui la prese e la fece saettare due tre volte nell’ aria.

Disse picchiettando con la canna sul ripiano del tavolo.

Era in preda al panico e lui allungò la sua agonia muovendosi con esasperata lentezza.
Claudicante. a piccoli passi  si mise alla sua sinistra. Il gesso faceva un sordo rumore ogni volta che lo appoggiava a terra e a lei le ricordava un vecchio film horror.
Fece saettare due volte la canna nell’ aria, poi  glie la appoggiò sulle natiche per prendere le distanze, Suki si sentiva ormai prossima al supplizio e non smetteva di supplicare.

A  quella intimazione si zittì molto preoccupata ,riuscì a dire

Quanto la faceva lunga chiuse gli occhi e disse.

Era il dolore più grande che avesse mai provato a livello fisico. Le sembrava che volessero tagliarla in due. Si alzò in piedi di scatto e cominciò a massaggiarsi furiosamente le natiche. Piangeva come una bambina piccola  a piena voce e saltellando fece una specie di giro su se stessa.

Tremando  convulsamente si chinò di nuovo sul tavolo.
Un altro colpo la raggiunse in mezzo alle natiche . Altro grido acuto altro massaggio furioso delle natiche e ulteriore abbandono della posizione.

Si diresse verso il letto prese il quaderno e scrisse qualcosa. Poi tornò verso di lui massaggiandosi le natiche.

Suki balbettava in giapponese e faceva continuamente si.

Si distese a gambe unite sul tavolo e si aggrappò forte al bordo.

Ci metteva la buona volontà ma, aveva bisogno di tempo per imparare, decise di ammorbidire il castigo riducendo la forza dei colpi. Picchiettò con la canna sulle mutandine e poi calo il colpo.
Grido forte anche questa volta,  si contraeva in preda agli spasmi ma non abbandonò la posizione.

Calò un altro colpo e aspettò che  lo assorbisse,  che lo gustasse tutto.
Guaiva come un cagnolino.

Calò un altro colpo Sgroppò di nuovo ma riuscì a rimanere in posizione.

Al sesto colpo fece una pausa.

Stava per protestare, poi si rese conto che non era sulla giusta strada tirò le mutandine fino a poco sotto le natiche e lo guardò con sguardo supplichevole.
Anche lui la guardò e senza dire niente picchiettò  sul ripiano del tavolo in un muto ordine.
Riprese la posizione e si aggrappò stretta al bordo del tavolo.
Aveva un culo bellissimo aveva  voglia di accarezzarglielo. Indugiò a lungo passò le dita sui segni e infilò la mano nella fessura era caldissima e un po’ sudata. Ne approfitto per sistemare meglio le mutandine. Le tirò fino a metà coscia.

Aumentò un po’ la forza.
Gridava forte senza ritegno,

Prese  il ritmo  calava un colpo ogni circa 30 secondi. La lasciava gridare, la lasciva assaporare bene la frustata,  poi calava la successiva. Andava meglio  riusciva a non muoversi troppo. Aveva ridotto la forza e quindi era facilitata. Decise di metterla alla prova. Era arrivata a contare fino a diciassette.
Calò il diciottesimo con molta forza. Suki tremava in preda alle convulsioni le gambe tremavano in maniera irrefrenabile rimase qualche secondo in apnea poi lanciò un grande urlo liberatorio. Sgroppò due volte ma riuscì a mantenere la posizione e quasi non alzò neanche la gamba.
Aspettò diversi secondi che lei diminuisse un po’ i singulti.

Rimase sull’ attenti in attesa di ordini le natiche erano rigate in maniera vistosa .

Camminando impedita delle mutande e dal dolore,  ubbidì senza dire niente. Singhiozzava continuamente. Doveva soffrire parecchio.

Era perfettamente esposta, non c’era niente tra le sue chiappe e la canna.

Picchiettò qualche colpo sul culo nudo poi calò un fendente forte ma non terribile.
Piegò le ginocchia in un  riflesso condizionato ma riassunse quasi subito la posizione corretta.
Gridava forte …

Scosse la testa come a dire che proprio non ce la faceva.

Disse calandolo senza ulteriori indugi.

In silenzio ma senza smettere di piangere eseguì tutti gli ordini. Era rimasta solo con le scarpe e le calze.

La vampata arrivò quasi improvvisa non ci furono colpettini di avvertimento ne altre avvisaglie.

Si avvicinò e le mise una mano tra la fessura.

Mise due dita tra le grandi labbra

Disse cercando di penetrarla nell’ ano

Si allontanò e posò la canna sopra le natiche.

Calò un fendente a media forza.

Rimase piuttosto perplessa  Fece cenno di si con la testa e gli si inginocchiò davanti
Qualche attimo di esitazione  poi  tirò giù gli slip e si trovò davanti il cazzo in completa erezione.
Non sapeva bene cosa fare  lo guardava alternativamente  sul viso e sul cazzo 
Lui si appoggiò sulle sue spalle e alzò la gamba buona, lei sfilò gli slip da sotto. La faccia ormai era praticamente a due cm da quel turgore era emozionata come una collegiale. Sfilarle dalla gamba ingessata fu più complicato. Lo guardava con la coda degli occhi aveva un desiderio inconfessabile.
Le ritornò in mente il gesto volgare che gli aveva fatto Yuko  e ruppe l’ incantesimo. Scatto in piedi e si mise sugli attenti

Chiuse gli occhi emise un grande respiro di  rassegnazione e si diresse verso il tavolo.

Rovistò per qualche secondo poi trovò la vaschetta.

Si chinò sul tavolo  senza ulteriori ordini.

Era molto riluttante il pudore ancora la bloccava.  Aprì le gambe.

Piano piano  con molta riluttanza si prese la parte bassa delle natiche e le allargò

Come nel film  horror  lo sentì avvicinare  con un grande tonfo ritmico del gesso sul pavimento.
Respirava forte forte aveva più paura che della canna.

Disse appoggiando la canna sul tavolo davanti alla sua faccia.

Lo allungo indietro senza voltarsi. Non osava guardarlo si vergognava come una collegiale dell’ 800. Ne era rimasto davvero poco.
Cominciò ad accarezzarla lentamente massaggiava le vesciche delle frustate e sempre più spesso si infilava nella fessura. Aveva delle rotondità a dir poco perfette . Prese con il dito il burro e cominciò a spalmarlo nell’ intorno dello sfintere. Finì subito ne era avanzato troppo poco.  Provò a forzare il blocco.
Peggio della rocca di Gibilterra. Non entrava nemmeno uno spillo figuriamoci il dito.
Era tesa e chiusa come una serranda.

Era troppo tesa,  punirla ancora non sarebbe servito a niente,  si armò di pazienza e cominciò un insistente lavorio di carezze. Sempre più spesso  coinvolgeva il clitoride . Suki ansimava ma non si capiva se di piacere o di paura. Confidò nella natura. Fece un altro passo e si trovò esattamente dietro di lei in posizione. Appoggiò il cazzo senza nessuna forzatura non voleva fargli male.
Lei fece un salto come a voler sfuggire.

Ma era tesa come un arco con le parole collaborava ma il corpo era impietrito. Però era calda.
Liscia e un po’ unta, cominciò lentamente a fare avanti indietro.

Per assecondarlo alzò il busto e si tirò più indietro. Andò a cercarlo lei. Ansimava ansimava forte.
Lui la abbracciò da dietro e le afferrò il seno.
Non era mai stata avvinghiata così con un uomo … sudava freddo cominciava a fare qualche movimento coitale con il ventre,  non avrebbe voluto ma il suo corpo semplicemente non la ascoltava. Il cazzo era scivolato pericolosamente in basso praticamente a cavallo delle grandi labbra
Lui se ne rese conto e con la mano Lo alzò fino all’ altezza dello sfintere. Bussava prepotente Insistente, incessante. Sarebbe stato anche il benvenuto ma Faceva proprio male.
Si cominciava  a fare  male, era troppo poco lubrificato. Con piccoli gridolini gli fece sapere che non lo gradiva cercava di spostarsi e di sfasciare quel pericoloso allineamento.
La cosa non sarebbe stata tollerata in altre circostanze ma visto che anche lui provava dolore optò per un'altra opzione.
La prese per i fianchi  se la aggiustò al meglio poi cominciò a masturbarsi servendosi delle chiappe.
Le manipolava le strusciava le premeva incurante dei suoi gemiti. Ormai aveva intrapreso la strada dell’ orgasmo e non pensava ad altro. Lei intuì cosa stava accadendo  pur sentendosi  usata come una spugna, come uno strofinaccio. Lo accettava come il male minore. Cercò di cogliere anche lei qualche sensazione piacevole,  si concentrò con il pensiero, ma era staccata dal tavolo e non poteva strofinarsi inoltre la spremuta delle chiappe, le procurava un dolore non indifferente che la rigettava fuori dal mondo del piacere . Lui no. Lo sentiva, lui ormai era completamente dentro aveva imboccato la discesa dell’ orgasmo. I suoi movimenti diventavano sempre più convulsi e di conseguenza anche le sue spremute di natiche diventavano sempre più dolorose tanto da farla gridare.  Come se non bastasse le diede anche due o tre sculaccioni. La inondò  sentì uno schizzo arrivarle fino a metà schiena. Le faceva male ma si fece forza e rimase ferma ormai aveva quasi finito. Aveva messo il glande proprio dentro la fessura e approfittando di quel lubrificante naturale provò a spingere per assaporare gli ultimi istanti di piacere. Si staccò da lei era visibilmente soddisfatto. Con quattro passi raggiunse un carellino e si pulì con un tovagliolo di carta. Si diresse verso il letto e si sedette.

Disse alzando la voce.

Non rispose aveva nella testa un tumulto di pensieri. Un tornado di emozioni. Stava cercando di fare un bilancio delle sensazioni .
Il dolore prevaleva nettamente  ma a ruota ve ne erano altre niente affatto spiacevoli. Sentiva una goccia scendere  sulla coscia destra.
Con la coda dell’ occhio riusciva a vedere l’ orologio  erano le 15,32 Lui ,lo sentiva muoversi ma non poteva vederlo senza disobbedire all’ ordine. Quella sensazione di bagnato non era affatto piacevole certo non faceva male ma metteva a disagio anche perché cominciava a raffreddarsi.
Lui prese in mano una rivista,  poi ci ripensò e la gettò via,  si stese sul cuscino e si appisolò.
Quella sensazione  di umido tra le chiappe cominciava a diventare un vero disagio non vedeva l’ ora di potersi lavare, aveva appoggiato la guancia sul ripiano del tavolo e con piccolissimi movimenti era riuscita a girarsi un po’ per vedere meglio l’ orologio. Le 15,36 il tempo sembrava essersi fermato. Non lo sentiva più. Il silenzio era assoluto. Non riusciva a pensare ad altro che a quel liquido che le colava da tutte le parti. 15,43 Cominciava a spazientirsi.  La posizione che aveva la portava a pensare alle sue povere natiche. Avevano un grande bisogno di essere accarezzate ma, non poteva muoversi, Aveva desiderio di acqua fresca non solo per lavarsi ma per addolcire quella sensazione di prendere fuoco da un momento all’ altro. 15,54 ma che aspettava ? le sembrò di udire un respiro regolare come se dormisse. Piano piano  alzò la testa è vero aveva avuto l’ ordine di non muoversi  ma guardò l’ orologio 16,02 si sentiva in qualche modo autorizzata a farlo,  alzò il busto e guardò verso il letto.
Dormiva profondamente. Si era addormentato completamente nudo sopra le coperte.
Si rimise giù e scoppiò a piangere in silenzio. Si sentiva distrutta. Aveva ragione Yuko.
Lei per lui non contava niente, era lì nuda esposta come un quarto di vitello dal macellaio. Aveva il culo gonfio che le andava a fuoco bagnata di sperma fino a meta schiena. E lui dormiva come un angioletto. Si sentiva  una nullità l’ ultima di questo mondo. Lo aveva amato sin da subito e lui la considerava come una pezza da piedi. Yuko aveva ragione doveva andarsene. Nessuno le avrebbe dato torto e anche sua madre avrebbe capito. Guardò l’ orologio le 16, 23. Doveva prendere una decisione li adesso, subito … o si alzava e si riprendeva la sua dignità o rimaneva lì ma, allora non aveva più nessun diritto di lamentarsi. 16,40 la sua vita non era più la stessa  senza di lui adesso non sapeva più cosa fare era arrivata a 27 anni solo sfiorando la vita. Ogni volta che pensava a lui il cuore accelerava i battiti. Quando prima si trovava a due centimetri dal suo cazzo aveva avuto l’ impulso forte di baciarlo e di prenderlo con la bocca. Pensare quella situazione con un qualsiasi altro uomo la faceva semplicemente vomitare. Si arrese, chiuse gli occhi e si distese ad aspettare, non guardò  più l’ orologio.  Si sentì chiamare. Una voce la stava portando fuori dal torpore.

Mentre correva in bagno disse

L’ acqua calda è un sollievo anche su un culo pesantemente sculacciato. Si ficcò nella vasca e a parte i capelli si bagno tutta.  Si spruzzava l’ acqua con l’ apposito attrezzo a forma di telefono, si massaggiava  delicatamente fuori e si massaggiava vigorosamente dentro . 17, 26 era completamente vestita e pronta per uscire.

Fece per aprire la porta

Il salice non era nel suo giardino ma non glielo disse. Disse solo