Caro Paul,
Lei crede al destino? Io, sì. Soprattutto perché sono una donna e, in quanto tale, il mio destino è quello di essere sculacciata a dovere.
Premetto che ho compiuto trentadue anni e mio marito ne ha quindici in più. Distinto e stimato professionista, serio ed austero, mi ama teneramente e… mi sculaccia: lui, dice che è “per il mio bene”.
Sostanzialmente, sono d’accordo con lui.
A volte, si commettono mancanze più o meno gravi, errori di comportamento e/o si disobbedisce a quelle che sono le regole della buona educazione e del “bon ton”; per tutta questa serie di svariati motivi, è necessario ed indispensabile, a mio avviso, un preciso e puntuale richiamo all’ordine.
La sculacciata, consentimi, è una sorta di lotta che io conduco anzitutto contro il mio orgoglio.
Sono molto emozionata quando mi devo distendere, con il “peso” dei miei venerabili trentadue anni, sulle ginocchia ossute di Claudio che, con tutta tranquillità e calma disarmante, provvede al sollevamento della gonna. L’emozione che sempre provo, sebbene questo succeda molto frequentemente, è il segno del mio abbandono totale al suo caloroso, in tutti i sensi, affetto.
Sono giunta alla convinzione che egli mi sculaccia perché mi ama.
L’emozione, sale al parossismo quando le dita di Claudio si intrufolano leggiadre sotto l’elastico delle mie mutandine e procedono al totale denudamento del culetto già discretamente coloratosi d rosso.
La volontà di cooperare con mio marito durante la sculacciata, fa sì che io cerchi di posizionarmi il meglio possibile sulle sue cosce: la posizione meno scomoda per me e la più accattivante per lui, senza crearmi problemi di pudore, seppure cosciente che, col culetto proteso verso l’alto, ma soprattutto aperto e spalancato come mi ritrovo, gli sto offrendo uno spettacolo incredibile, una completa visione di… tutto.
Carissimo Paul, se non si vogliono ricevere le sculacciate e, conseguentemente, evitare il disagio fisico e morale conseguente, basta non meritarsele.
Io m’assumo le mie responsabilità e mi prendo tutte le sculacciate del caso.
Fanno male… per qualche tempo… per periodi più o meno brevi, ma servono e le ricordi per tempi ben più lunghi.
Quanto agli effetti d’ordine e carattere sessuale riferiti alla sculacciata, ritengo che, spesso, nelle lettere pubblicare su CLUB, questi siano stati esagerati.
Personalmente, posso affermare di avvertire un’emozione, un’eccitazione più o meno intensa a seconda del particolare momento, del contesto o della situazione che però, rapidamente, ricade e si esaurisce con l’intensificarsi della sculacciata. Certo, rimangono la vergogna per la cocente umiliazione ed il culetto rosso, bruciante e dolorante, tutti elementi comprovanti l’efficacia della sculacciata.
L’eccitazione, proviene e monta spesso da una fantasia, ma quando mi trovo non più nell’immaginario ma nella cruda e nuda realtà della vita, solitamente distesa bocconi sulle ginocchia del mio uomo, la gonna rialzata o tolta del tutto, le mutandine abbassate a mezza coscia o, ancora peggio, tirate giù alle caviglie, il culetto nudo all’insù sculacciato sonoramente ed in modo severo come una monella, allora capisco, fra lacrime, pianti, singhiozzi ed implorazioni, che si tratta di una vera lezione, un castigo di cui tenere debito conto se non voglio ricadere nell’errore.
Caro Paul, spero di non averla annoiata e concludo con una mia ultima riflessione: una sculacciata, se ben impartita ed amministrata con amore non è certo un prezzo troppo alto da pagare per una vera e duratura armonia coniugale.
Con l’affetto di sempre,
Vanessa