Carissimo ed illustrissimo Mr. Stoves,
innanzi tutto volevo esprimerle il mio grazie per il simpaticissimo “secondo quaderno” che ho trovato davvero stuzzicante. Circolano voci sull’imminente uscita di un suo terzo quaderno con un racconto che, a detta di alcuni miei amici, potrebbe essere autobiografico: sono solo voci confuse o c’è qualcosa di più? Mi scusi per questa domanda un po’ impertinente ma, si sa, la curiosità è femmina. Mi perdoni anche se mi permetto di scriverle presso la Redazione per farle giungere il mio modestissimo contributo da aggiungersi alle sempre più numerose testimonianze di femmine sculacciate da lei e da Vinicio raccolte e pubblicate sulla sempre più magnifica nostra rivista Club.
Sono una donna di quarantadue anni, a mio avviso molto dolce e sensibile, che è regolarmente sculacciata dal suo capufficio. Questo avviene, di norma, sempre nel suo ufficio ed in un momento qualsiasi della giornata lavorativa; in modo particolare, al mio rientro dalla stanza da bagno.
I pretesti sono dei più banali e se all’inizio potevano avere qualche barlume di logicità, la consuetudine odierna fa sì che essi siano totalmente assenti e la sculacciata sia divenuta un’operazione quotidiana necessaria per la mia persona.
Il cerimoniale, se così mi è concesso di chiamarlo, è sempre il medesimo: lui mi ordina di chinarmi in avanti, comunemente sul bordo della sua scrivania, poi, con esasperante lentezza mi solleva la gonna od il vestitino e dopo qualche commento procede alla calata del mio abbigliamento intimo; non ha importanza quello che indosso, sia esso un perizoma, una “culotte” oppure uno string. Le mutandine scendono attraversando le cosce sino alle caviglie e la sculacciata inizia.
Le sue mani forti, supportate dalle braccia muscolose, mi fanno sempre molto male e piango calde lacrime per tutto il tempo della sculacciata. Devo però riconoscere, per amore di verità, che più mi scalda le natiche e meno posso impedirmi di bagnarmi in mezzo alle cosce. Furibondi orgasmi vaginali e clitoridei montano dal profondo e sgorgano copiosi fra le piccole e grandi labbra. Quel demone del mio capo sembra essere perfettamente conscio dello stato in cui riesce ad indurmi ed al termine della lunga punizione, mi obbliga a mostrargli, bene aperto, il solco mediano che divide le mie natiche rosse e tumescenti. In quella posizione umiliante, mi obbliga così ad offrirgli una completa visione del mio sesso beante nonché la totale esibizione del mio piccolo orifizio posteriore, grinzoso e brunastro.
Durante quei lunghi ed interminabili istanti, lo confesso, la mia umiliazione è totale e tocca l’apice. Quando a sera ritorno alla mia abitazione, il mio più grande desiderio è quello di essere posseduta analmente da mio marito. Questa voglia è divenuta sempre più crescente da quando ricevo le sculacciate in ufficio e per me, oggi, l’associazione sculacciata – sodomizzazione, è inscindibile. Infatti, non ho mai provato così godimento nel farmi inculare brutalmente da lui da quando ho dovuto sottomettermi e sottostare alle brucianti, dolorose e vergognose sculacciate inflittemi dal capo.
Mi vergogno a morte, ovvio, perché sono ormai due anni che sono in una situazione che non avrei mai il coraggio di confessare alla mia dolce metà. Devo anche affermare che il mio capo, non essendosi mai spinto oltre la sculacciata, non mi ha mai messo nelle condizioni di tradire mio marito e non ho, di conseguenza, particolari rimorsi di coscienza.
Volevo cogliere l’opportunità di questa splendida ed utile rubrica per avvertire tutti gli uomini che la leggono di quanto segue: sappiate quindi, signori maschi, che le vostre mogliettine, fidanzate, amanti, compagne – e che più ne ha, più ne metta – anche se umiliate e piene di vergogna, proveranno certamente un torbido piacere nel farsi abbassare e togliere le mutandine dal capufficio se non sarete capaci di dare loro – voi stessi – la sculacciata di cui hanno bisogno e che, senza dubbio alcuno, meritano di buon grado.
Non abbiate dunque esitazioni: caricate la vostra partner sulle ginocchia, mettetela col culo nudo per aria e… sculacciatela di santa ragione!
Maria Elena, Parma.