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Cristina

Lei e un'adorabile ragazza di quasi trent’anni, che sta per diventare mia moglie. E non solo sarà mia moglie, ma apparterrà anche a quella fortunata categoria di "mogli sculacciate". E lei n’è così felice, da offrirmi una scusa al giorno per punirla. Sa benissimo cosa significa essere sculacciata.

 

Nei sei mesi di convivenza con me ha, infatti, ricevuto tantissime sculacciate sul sedere nudo, in sostanza ogni giorno, oltre che punizioni con la verga, la paletta, il frustino. So che trae tanti benefici, spirituali e sessuali, nel ricevere le mie sculacciate, cosi come ne traggo io nel somministrargliele sul sederino esposto ed inarcato. Non si sente né maltrattata, né umiliata, anzi, si esalta in una maniera incredibile! Le sculacciate la rimettono in sesto, la rilassano, la portano ad un altissimo livello di eccitazione, le sollevano il morale e le danno la carica per affrontare il mondo.

 

Dopo una giornata di lavoro stressante non c'è niente di meglio per lei che togliersi la gonna del tailleur, abbassarsi le delicate mutandine e mettersi di traverso sulle mie gambe come una ragazzina disubbidiente.

 

Il rumore delle mie sculacciate è "musica per le sue orecchie", come lei stessa afferma. Spesso, la mattina, quando si reca al lavoro, porta sotto la gonna i segni rossi della mia punizione e sedersi scomodamente per tutta la giornata, la fa pensare continuamente a me e ciò la tiene in uno stato costante di eccitazione. Per me non c'è niente di più sensuale che amare questa bellissima ragazza dopo averle colorato il sederino a suon di sculacciate.

 

Sono sicuro che molti fantasticano spesso su ragazze che ricevono punizioni forzate, contro il loro volere, su figlie disubbidienti, nipoti birichine, segretarie impertinenti, ecc. Ma nella vita reale difficilmente capitano situazioni del genere e quando avvengono, il punitore incorre nel reato previsto dalla legge (sui quotidiani si leggono spesso storie del genere che mi fanno molto orrore).

 

Ma se siete fortunati come me, potete invece avere una moglie o una fidanzata cui piace farsi sculacciare e con lei ricreare le situazioni della vostra fantasia.

 

Purtroppo molti sono convinti che se la donna e consenziente a piegarsi sulle ginocchia e farsi sculacciare, il piacere sia minore che farlo con la forza. Ma vi assicuro che non è così.

 

Lo stesso c'è l'umiliazione di chi subisce e c'è anche il dolore vero, che la donna teme, ma desidera contemporaneamente. La mia donna adora essere sotto il mio totale controllo e in questo modo annulla tutte le sue responsabilità, le sue paure, le sue titubanze. Si trasforma in una fanciullina e trova comodo delegarmi il peso della sua educazione.

 

Ma, prima che il discorso diventi troppo filosofico, voglio raccontarvi come ho incontrato la mia futura moglie. Sono un incaricato all'Università, ho 45 anni ed un divorzio alle spalle. Nel mese di agosto dell'altr'anno, andando in centro, notai Cristina, una mia ex studentessa molto bella, che era stata mia alunna circa 12 anni prima. Non avevo mai perso le sue tracce, perché avevamo degli amici in comune e c’incontravamo ogni tanto a qualche festa.

 

Lei conviveva da parecchio con un altro, ma ad agosto seppi che si era lasciata e non aveva nessuno. Cosi, quando la incontrai, seguendo il mio istinto, la invitai a prendere un caffè e lei accetto subito. Mi spiegò che era venuta in centro (lei proviene da Albano) per fare compere, ma poteva rimandare a un altro giorno. Cinque minuti dopo ci trovammo comodamente seduti in un divano di un caffè.

 

Dopo due ore e mezzo eravamo ancora li, a conversare intimamente e a scambiarci intense occhiate. Era già pomeriggio inoltrato ed il bar dell'albergo era pressoché deserto, ma carico dei nostri discorsi e dei nostri desideri che scoprimmo di avere in comune. Finimmo a parlare di sesso e ne parlammo apertamente e senza imbarazzo. Cristina mi confesso un segreto: le piaceva leggere riviste erotiche. Ciò mi sorprese e mi affascino.

 

Mi sorprese perché Cristina mi era sempre apparsa una ragazza timida, un po’ chiusa, mi affascinò perché le donne difficilmente ammettono di provare piacere nel guardare riviste pornografiche.

 

Capii che fra me e Cristina poteva esserci ben altro che guardarci negli occhi. In tutti quei dodici anni non l'avevo mai conosciuta bene.

 

"Se è questo che ti piace, puoi venire a riempirti gli occhi con le mie riviste!", le dissi ridendo. "Ne ho una cassa piena!"

 

Cristina sorrise e io poggiai timidamente la mia mano sulle sue ginocchia, chiedendomi se avrei mai trovato il coraggio di dirle cosa stavo pensando. Ma mi sentivo tanto incoraggiato dal suo tono intimo, tranquillo, cosi mi schiarii la gola e dissi tutto d'un fiato: "Pero devo avvertirti che sono riviste... particolari... riguardano tutte sculacciate sul sedere delle donne!" Ecco, l'avevo detto!

 

"Sculacciate?", chiese pensierosa, ma senza titubanze o stupore. "Non ho mai provato...".

 

"C'è sempre una prima volta, Cristina", mormorai accarezzandole il ginocchio sopra la gonna leggera che lo ricopriva. Era una gonna lunga e leggera che bene evidenziava le forme del suo culetto, e ciò era per me una tentazione troppo forte. Lei era proprio carina, magra, morbida e sinuosa. Rappresentava l'archetipo femminile.

 

Cominciai a desiderare fortemente di avere Cristina sulle mie ginocchia e di sculacciarla, ma con lei consenziente. Ci scambiammo i numeri di telefono prima di separarci quella sera. La baciai sulle labbra. Erano morbidissime e lei rispose caldamente al mio bacio, anche se con un po’ di timidezza. Era già l'ora di punta e l'autobus mi portava a casa quasi a passo d'uomo.

 

Io ero immerso nei miei pensieri. Pensavo a Cristina che era una ragazza meravigliosa: bella, con i capelli castani, scuri, morbidi e lucidi, che scendevano languidamente fin sopra le spalle; aveva due guance dolcissime e gli occhi grandi, scuri e intensi. E aveva ancora uno spirito da ragazzina, nonostante avesse già quasi 30 anni.

 

Forse perché era una ragazza sessualmente sottomessa, che poteva gioire nell'essere sculacciata, o stava solo recitando una parte, per attirarmi? Non si era mai dimenticata di me, come di solito capita per la maggior parte delle donne... e forse, segretamente, era anche eccitata dal nostro incontro, ma era troppo timida per dimostrare entusiasmo.

 

Ci volle almeno un'ora prima di arrivare a casa e poterle telefonare. Presi la cornetta del telefono, composi il suo numero di casa e mi infusi coraggio. "Ciao, sono di nuovo io. Che ne pensi di venire a cena a casa mia martedì prossimo?" Dopo un momento di esitazione - forse di sorpresa - rispose: "Si, va bene".

 

"Alle 19?"

 

"Possiamo fare verso le 20?" chiese, spiegandomi che non sarebbe uscita dal lavoro prima delle 18.

 

"Perfetto" risposi. E aggiunsi: "Non si sa mai. Se giochi bene le tue carte, puoi anche ricevere qualche sculacciata!"

Dall'altra parte del telefono sentii che tratteneva il respiro. Poi ripeté quello che mi aveva già detto: "Non ho mai provato". C'era un innocente imbarazzo nella sua voce, ma nessun segnale di vivace protesta alla mia affermazione e fui tentato di chiederle se era diventata rossa.

 

Quando arrivò il martedì, alle ore 20, stavo quasi esplodendo per la tensione nervosa. Andavo su e giù per la stanza come un leone in gabbia. A pile, sul pavimento, stavano le mie riviste sulla sculacciata. Si vedevano foto di ragazze sculacciate, frustate con verghe e cinghie, ragazze con le mutandine, senza mutandine; insomma un vero assortimento di culetti meravigliosi di tutte le forme e le dimensioni.

 

Mi chiedevo cosa avrebbe detto Cristina nel vederle. Mi aveva detto di aver letto solo riviste pornografiche normali. Ma ora, come avrebbe reagito? Nella mia stanza da letto avevo appeso una verga sull'anta dell'armadio, mentre sul letto avevo riposto una bellissima cinghia di cuoio nero... Sentivo dentro che avremmo fatto l'amore quella notte, perché l'attrazione sessuale che provavamo l'uno per l'altra era troppo forte. Ma, arrivati a quel punto, Cristina davvero mi avrebbe permesso di distenderla sulle mie ginocchia e sculacciarla, cosi come io desideravo con tutte le mie forze?

 

Quando arrivò, Cristina era nervosa quanto me. Forse anche di più. Un po’ preoccupata ed imbarazzata, a dire il vero, come ammise dopo, anche se la cosa la incuriosiva e la attirava. Soprattutto si chiedeva se avrebbe resistito al dolore.

 

Per più di un'ora rimanemmo seduti a bere del tè, a fumare come due turchi ed a chiacchierare. Parlammo di tutto, tranne di ciò che più desideravamo fare realmente in quel momento. Quella sera d'agosto era umida ed afosa e appena cominciò a fare buio abbassai le tendine della finestra. Ma nessuno dei due osava prendere l'iniziativa. Capii che spettava a me introdurre l'argomento. Cristina aspettava, infatti, che io assumessi il mio ruolo maschile di dominatore.

 

"Com'è afosa questa serata!", disse chinandosi in avanti per prendere il portacenere sul piccolo tavolo basso. "Perché non ti levi i vestiti? Starai più fresca!", osai suggerirle, non sperando neanche di esser preso in parola. Ma con mio grande stupore si alzò dal divano e obbediente si tolse il vestito leggero, di seta nera, che indossava. Rimase così davanti a me, con il reggiseno nero e le mutandine sottili che non nascondevano per niente le rotondità del suo posteriore. Aveva il più bel culetto che avessi mai visto. Tondo e sodo al punto giusto, senza cellulite, smagliature o sbavature.

 

La strinsi fra le mie braccia e la baciai dolcemente con trasporto. Le mie mani si posarono sulla sua pelle delicata e poi sulle sue curve sinuose, fino a posarsi sul suo culetto. Cominciò a gemere per l'eccitazione. Anch'io sentii di non poter più resistere.

 

Con mano tremante cominciai ad abbassarle le mutandine fino alle ginocchia e poi l'aiutai a togliersele. Lei assecondava i miei gesti, anche se l'eccitazione le rendeva l'equilibrio instabile. Sembrò proprio felice di essere completamente guidata da me. E io la sentivo già mia. Nuda, fra le mie braccia,

 

Avevo la ragazza più dolce e remissiva che avevo mai incontrato. Sapevo esattamente cosa volevo da lei e Cristina mi rendeva tutto più facile. "Non faremo subito l'amore, Cristina".

 

La mia voce suonò rauca e brusca. "Prima ti metterò di traverso sulle mie gambe e sculaccerò il tuo sederino". Afferrandola per le mani, mi sedetti sul divano e la stesi sulle mie ginocchia. Tremava visibilmente. Non ci guardavamo in faccia, ma intuii che era diventata rossa per la vergogna. Erano le prime vere sculacciate che riceveva in vita sua, e per una donna adulta essere sculacciata sul sedere nudo è davvero imbarazzante. Un attento esame delle forme di Cristina mi portarono alla

conclusione che nel suo culetto non c'era niente fuori posto. Aveva un sedere magnifico, ben proporzionato e tutto tondeggiante che invocava quasi di essere sculacciato. Le rotondità delle sue natiche, che le davano un'aria meta di donna e meta di bambina, mi lasciarono senza fiato, soprattutto quando notai la fessura che spiccava in mezzo.

 

Decisi di non sprecare nulla di tutto quel ben di Dio. Non c'era tempo per dedicarmi alla sua fichetta, dovevo subito passare a sculacciare quel culetto anziché perdere tempo in una monotona scopata. La bloccai per la schiena con una mano, con il palmo aperto, e cominciai a colpirla alternativamente sulle natiche.

 

I colpi risuonavano e scandivano il ritmo nella stanza e il suo culetto morbido e tremante comincio subito ad arrossarsi. Presto comincio a gemere, dapprima in maniera quasi impercettibile, poi sempre più forte, mentre il dolore aumentava di intensità, simultaneamente con il ritmo della mia mano e quando di sfuggita la sfioravo in mezzo alle cosce, scoprivo con mio sommo piacere, che era sempre più bagnata.

 

Continuai a sculacciarla finche le sue grida non diventarono vere urla di dolore. Volevo che la sua prima sculacciata diventasse per lei un evento indimenticabile e quando le riversai l'ultimo colpo il suo sedere era già violaceo. Il nostro rapporto sessuale fu subito dopo fantastico, soprattutto perché era stato preceduto da quelle sonore sculacciate, come lei dopo mi confesso.

 

Malgrado fosse stata sculacciata davvero severamente Cristina non mi serbava rancore, anzi, nei suoi occhi si leggeva quasi un'espressione di ringraziamento e la sua reazione erotica fu molto intensa.

 

Personalmente, credo che un gesto simbolico di dominio maschile sulla donna, come può essere una severa ma affettuosa sculacciata, crei una forma di attrazione e piacere sessuale molto forte, da il senso del possesso dell'uno sull'altra. Infatti, dopo ci sentimmo entrambi innamorati e teneri, oltre che pienamente soddisfatti. Un forte legame ci univa da quel momento e ci appartenevamo a vicenda. Ero davvero meravigliato ed anche un po' turbato per quanto e come avevo segnato il culetto di Cristina. Era una vera rivelazione per me scoprire che una sculacciata può lasciare tali segni. Ma attribuii la cosa al fatto che Cristina aveva una pelle molto morbida e delicata.

 

Il giorno dopo, quando la chiamai a casa, le dissi di dare un'occhiata al suo culetto e vedere se c'erano ancora i segni delle sculacciate: c'erano. E per lei, scoprire di avere con se i segni della mia punizione, fu particolarmente eccitante. Mi chiese subito quando ci saremmo rivisti. "Perché non pensi ad una situazione che possa permetterti di infliggermi una punizione vera?", mi suggerì. Aveva parlato Miss Innocenza in persona! "Mi fido ciecamente di te", aggiunse. In pratica mi chiedeva di fare in modo che le impartissi una punizione che andasse al di là del gioco. Fui davvero commosso, ma compiaciuto della sua totale fiducia. Quindi prendemmo accordi per un altro incontro. Andai a comprare un po’ di biancheria che avrei voluto vederle addosso: calze nere, un reggicalze bianco, un paio di mutandine trasparenti e merlettate che avrebbero reso giustizia al suo meraviglioso culetto.

 

Ma quali furono le vere impressioni di Cristina in quel nostro primo incontro e in quello che segui? Lasciamolo dire a lei...

 

Cristina...

 

''Quel pomeriggio d'agosto in cui lo rincontrai ero molto annoiata di stare in ufficio, così finii di lavorare e uscii a fare compere per risollevarmi il morale.

Dopo anni di rapporto squallido con un uomo, ero decisa a ricominciare a vivere la mia vita più liberamente e la cosa più lontana dalla mia mente era proprio quella di trovare un altro uomo, di avere un'altra relazione sentimentale, tranne che per motivi puramente sessuali, di sfogo fisico.

 

Forse sarà stupido, ma non posso fare a meno di pensare che quell'incontro fosse predestinato. Doveva passare un mese, una settimana, un giorno, ma doveva accadere. Comunque sia, mi trovai a mettere a nudo la mia anima davanti a lui, in pochi minuti, non immaginando certo a cosa avrebbe portato quel semplice invito a prendere un caffè... Dopo due ore e mezza già ci scambiavamo i numeri di telefono e ci ripromettevamo di rivederci.

 

Lasciai il caffè in uno stato di contentezza, ma convinta di aver solo trascorso un piacevole pomeriggio e nient'altro. Ancora un'ora e il telefono di casa mia squillava. Era lui che mi invitava a casa sua. Quel martedì dell'appuntamento rimane ancora poco chiaro nella mia mente, e un miscuglio di sensazioni e ricordi. Ricordo perfettamente il nostro secondo incontro! Il taxi venne a prendermi ed il viaggio mi sembrò lunghissimo. Mi rifiutavo di pensare a ciò che mi aspettava, ma sapevo bene che stavo andando da lui perché lo volevo, perché mi stavo offrendo al suo castigo. Improvvisamente, forse inaspettatamente, il mio viaggio finì; uscii dalla sicurezza dell'automobile con il cuore in gola, pensando alla stupenda sensazione del dolore misto a piacere che presto avrei provato. Suonai il campanello, la porta si aprì e lui comparve dietro, invitandomi ad entrare. Quindi chiuse la porta alle mie spalle e mi sentii prigioniera. Ma era troppo tardi per tornare indietro, oramai. Titubante, mi tolsi la giacca, mi sedetti, cercai di tenere una conversazione con lui, ansiosa per quello che sarebbe avvenuto di lì a poco, ma cosciente del fatto che lui sapeva invece esattamente cosa mi aspettava. Sedevo davanti a lui piuttosto timidamente, mentre nel suo sguardo già avvertivo il rimprovero per essere stata sfacciata e impertinente e pertanto meritevole di essere punita. Mi ricordo, infatti, che ero lì per ricevere il giusto castigo e che me l'avrebbe impartito sul serio. Mi assicuro che dopo la sua punizione ci avrei pensato due volte prima di sbagliare ancora.

 

La freddezza della sua voce, che tuttavia era gentile, mi spaventava e mi attirava insieme e aggiunse che in segno della mia volontaria accettazione avrei dovuto leggere una formula di rito, in cui mi dichiaravo d'accordo a essere solennemente sculacciata e poi usata a suo piacimento. Mi aveva preparato un abbigliamento adatto alla situazione, che avrei sempre indossato nelle nostre sedute punitive (una volta la settimana, giusto il tempo di far sparire i segni della punizione precedente).

 

Mi portò in stanza da letto e mi lasciò sola per farmi cambiare. Mi sentivo fortemente insicura e mi chiedevo se stavo sbagliando, tuttavia ero eccitata mentre mi spogliavo. Tremante, mi vestii come lui aveva predisposto e lo sentii chiamarmi e mettermi fretta. Ma io continuai lentamente a spogliarmi incurante dei suoi incitamenti. Provavo tanto imbarazzo a mostrarmi vestita solo di calze, reggicalze e mutandine trasparenti, che lasciavano intravedere tutto il mio sedere.

 

Entrai infine nel soggiorno con molta vergogna, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia, sapendo già che mi stava divorando con gli occhi. Avevo i brividi e la bocca asciutta quando mi chiese se sapevo che avrei ricevuto una dura punizione. A malapena seppi rispondere "sì". Era impossibile mentirgli e sentii che lui mi leggeva nel pensiero tutte le sensazioni segrete e tutte le mie colpe.

 

Mi fece aspettare volutamente, e ogni secondo mi sembrava un'eternità. Poi mi chiamo a se, mi poso una mano sul sedere e mi diede un colpetto affettuoso. Rimasi ancora in piedi davanti a lui, con la mia mano nella sua, mezza nuda, mentre mi toccava come e dove voleva, mi palpava, s’intrufolava tra le mie gambe, m’introduceva il cavallo delle mutandine in mezzo al solco delle natiche e me lo tirava forte. Mi ordinò quindi di distendermi sul suo grembo. Una volta messa in quella posizione umiliante, la sua mano cominciò a sculacciarmi. All'inizio piano, quasi mi accarezzava e mi stimolava eroticamente. Piano, piano, i colpi aumentavano in ritmo e intensità, il tocco carezzevole diventava doloroso ed il sedere divenne caldo e rosso. I colpi si susseguivano senza sosta e dentro di me speravo che quel supplizio finisse presto. Poco dopo, il mio culetto era già in fiamme ed io ansimavo e gemevo, implorandolo di avere pietà di me. La mia punizione non era ancora finita.

 

Mi fece alzare e mi fece togliere le mutandine, così le sculacciate potevano avere maggiore effetto. Insoddisfatto dello spettacolo di fuoco e calore che aveva davanti agli occhi prese una lunga verga flessibile e mi fece ripiegare sulla spalliera di una sedia. In questo modo il mio sedere era esposto ed inarcato alla sua merce.

 

Fui costretta a subire. Dopo tutto, pensavo, ero stata io stessa ad offrirmi al suo piacere. Il mio corpo era completamente a sua disposizione...

 

Mi piace vedere il mio sedere rosso riflesso allo specchio. Caldo, fumante, dopo aver ricevuto il palmo della sua mano, con i segni del suo contatto. E la presenza del suo amore. E la prova del nostro dolce, intimo segreto. Lo amo per tutto ciò. Perché mi punisce fisicamente, perché esorcizza le mia paure, perché mi libera dei miei tabù sessuali e mi permette di donarmi totalmente ed in assoluta fiducia. Ah! Dimenticavo di assicurare che quei martedì avevano un rituale ben preciso: mi facevo prima una doccia fresca e mi profumavo per rendere la mia pelle pronta al suo tocco e sensibile al rossore che mi avrebbe provocato, e non sapevo mai esattamente cosa aveva pensato per me, ma ero sempre certa di volermi offrire completamente alle sue attenzioni, desiderosa di essere punita severamente. Ma la cosa più frizzante e fisicamente più soddisfacente è vivere insieme ed essere costantemente disponibile per lui ogni volta che lo desidera, pronta ad alzare la gonna, ad abbassarmi le mutandine ed a stendermi sulle sue ginocchia per ricevere la punizione che mi spetta.

 

Presto ci sposeremo e sono sicura che quando pronuncerò le parole "amare, onorare e ubbidire", solo io e lui sapremo veramente cosa significano ed in quel momento il mio culetto sarà ancora rosso e tremante per le sue sculacciate.