Fulvio 85
Fra le pratiche S/m indubbiamente presenti nelle coppie e nelle famiglie italiane, come in quelle di tutto il mondo, la sculacciata è, se non l’unica, certo quella molto più emersa a livello di stampa ufficiale. Articoli, sondaggi, soprattutto lettere sulla sculacciata educativa pubblicati su quotidiani, settimanali e altri periodici di natura ed indirizzi vari non saranno certo sfuggiti non solo agli appassionati del genere, ma anche, crediamo, al lettore comune.
Il tema della sculacciata presenta, in quest’ambito, varie sfaccettature.
Si va dalla semplice sculacciata come uso (od abuso, secondo i punti di vista) di un mezzo di correzione, alla sculacciata che, pure somministrata con il pretesto di una sana educazione all’antica, nasconde evidenti connotati di morbosità più o meno accettati dai protagonisti, per arrivare infine alla pratica S/m vera e propria.
Di quest’ultimo aspetto intendiamo soprattutto occuparci, sfogliando giornali e riviste da una ventina d’anni a questa parte, prendendo qua e là lo spunto anche da situazioni S/m non conclamate ma evidenti nella descrizione dei fatti.
I cultori della materia ricorderanno certamente che la sculacciata ebbe larga diffusione. Ci riferiamo al numero 669 di Panorama che porta la data del 13 febbraio 1979, una data se vogliamo storica per gli amanti dei “mappamondi in fiamme”. Un uomo in maniche di camicia, ritratto di spalle, con la mano sinistra alzata, sta sculacciando una giovane donna dai riccioli biondi (moglie? Amante?) che giace piegata sulle sue ginocchia da sinistra a destra. Le mutandine sono abbassate sulle cosce. Il sedere è nudo anche se non presenta tracce d’arrossamenti, il viso è contratto in una smorfia sofferente, la bocca spalancata in quello che presumiamo essere un urlo, la testa girata e gli occhi rovesciati verso il suo uomo, dispensatore ad un tempo di dolore e di piacere. Titolo: “LA SCULACCIATA”. Dopo, le confessioni fatte a Panorama. Gli italiani stanno diventando sadici? Il tutto dà l’impressione che lo sculacciatore sia mancino o che, più semplicemente, la foto sia stata stampata al rovescio. In secondo piano perfino un titolo sulla lotta al terrorismo (eravamo nel pieno degli anni caldi).Ma come si era arrivati a tanto? Tutto era cominciato nell’ottobre del 1978, numero 653 di Panorama, quando nella rubrica delle lettere (solitamente occupata da dissertazioni politiche o economiche dei lettori) compare una lettera di tre sorelle milanesi di diciotto, sedici e quindici anni, le quali denunciano di essere educate al suono di sculaccioni della madre: “Quando una di noi ritarda o va male a scuola o risponde male, insomma disubbidisce, nostra madre la fa sdraiare sul letto, le solleva la gonna e la sculaccia solennemente dopo averle di solito sfilate le mutandine…”. La lettera termina con un invito a Panorama ad occuparsi dell’argomento. La lettera suscita una reazione a catena già altre volte verificatasi soprattutto sui settimanali femminili ma anche su qualche quotidiano, ma accanto alle consuete lettere di solidarietà di ragazze più o meno coinvolte in situazioni simili a quella descritta e a quelle altrettanto consuete d’adulti più o meno scandalizzati, cominciano a comparirne altre di sapore diverso.
Se la lettrice milanese Giordana Ferrero si limita ad approvare il comportamento dei propri genitori che iniziarono a sculacciarla a diciannove anni per smettere a ventuno dicendo di esserselo meritato, un’altra signora milanese, Fiorella Lamberti, va oltre. Racconta di avere due figlie di 20 e 13 anni e sculacciarle sul sederino nudo. Fin qui nulla di particolarmente originale, ma la signora Lamberti prosegue: “Mi sono sposata molto giovane (ho 39 anni ora) e ho ancora la fortuna d’avere mia madre che ha 60 anni e vive con noi. Bene, nonostante la mia età quando ne combino qualcuna, mia madre mi tratta allo stesso modo; mi fa sdraiare sul letto e mi sculaccia sonoramente. Non mi sono mai ribellata perché lo considero giusto”. Conclude poi: “Una bella sculacciata sul culetto nudo non ha mai fatto male a nessuno, anzi per una donna fa sempre bene, a qualunque età”.
Anche quest’asserzione, così simile alla pubblicità di un celebre amaro, indica chiaramente, assieme alle altre, l’esistenza di un rapporto S/m.
Proseguiamo con la lettera di Donatella rettore, 25 anni, lettrice padovana omonima di una nota cantante. Sotto il titolo: “SCULACCIATE? ME LE DÀ MIO MARITO”. Scrive fra l’altro: “Quando me lo merito mio marito non esita un istante a sculacciarmi sonoramente e questo dopo avermi preso sulle ginocchia e fatto togliere le mutandine”. Più esplicita ancora, la signora Gabriella Gatti, di Roma, che riferendosi proprio alla precedente lettera, scrive: “Con buona pace di quelle scioccherelle delle femministe, noi donne (mettiamocelo in testa) siamo inferiori agli uomini… e l’uomo, in quanto capo, ha diritto, anzi il dovere, di punire la moglie quando questa lo merita. Oggi ho venticinque anni ed in questi sette felicissimi, di matrimonio, il mio adorato Giorgio mi ha punito quattro volte (in verità le avrei meritate anche una quinta). All’invito di mio marito mi sono sempre distesa immediatamente e senza protestare (ci mancherebbe altro!) sulle sue ginocchia (e non mi sono mai mossa sino al termine del castigo). Anzi, la quarta volta il mio Giorgio mi ha sculacciata pianino pianino perché commosso dal fatto che mi ero autodenunciata e lo avevo pregato di castigarmi (mi sentivo, infatti, terribilmente in colpa e desideravo le sculacciate). Penso che tali dovrebbero essere i sentimenti di tutte le mogli per bene. Del resto (qualcuno mi accuserà forse di essere una mezza masochista ma io me ne fr…), mentre sto distesa in grembo al mio Giorgio con la gonna alzata e le mutandine … a mezz’asta, e le sto prendendo, sento, sì, male, e anzi piango senza ritegno calde lacrime, però, contemporaneamente mi sento anche sua, sua, terribilmente sua”.
E qui, non c’è più dubbio, siamo nel puro S/m. Come conferma la successiva lettera di un’anonima sposina ventiquattrenne, sculacciata regolarmente dal marito e, spesso, dalla suocera: “Immaginate cosa possa provare quando mi sento chiamare ed annunciare: <Preparati il culetto> Devo togliermi le calze, sollevarmi il vestito a pancia in giù sulle ginocchia di mia suocera, consapevole di mostrarle il sedere, parte del corpo che noi donne vogliamo in genere tenere il più nascosta possibile. Mi vergogno moltissimo in quel momento, ma non posso farci nulla: sono troppo occupata a strillare!”. La signora in questione, sconfina poi nel campo del clistere punitivo a base di camomilla e olio di vaselina somministratole dal marito e dalla suocera congiuntamente. Conclude così: “Ribellarsi? E perché mai? Se sbaglio è giusto che paghi”.
A questo punto, Panorama decide la pubblicazione di un servizio e la stampa della copertina già descritta. E fa le cose in grande. Un disegno di Guido Crepax tratto dal libro “Histoire d’O”; un’illustrazione dall’edizione del 1797 della “Nuova Justine” di De Sade; una foto tratta da una scena del film “La sculacciata” dello scrittore e regista Pasquale Festa Campanile, con Sydne Rome nella parte di una moglie che per risolvere i problemi di routine nel rapporto col marito, prova anche la sculacciata; una scena dal “Salò” di Pasolini ed una foto di Irving Klaw. L’articolo è firmato da Marisa Luisa Agnese e Maria Luigia Pace e pone a confronto varie teorie sull’aumento della ricerca del piacere tramite il sadomasochismo all’interno della coppia. Scrivono di avere ricevuto una cinquantina di lettere sull’argomento ed azzardano l’ipotesi che quelle relative alle donne contente di essere sculacciate siano in realtà frutto di mani maschili. Appaiono inoltre due brevi interviste alla scrittrice Dacia Maraini ed allo scrittore Antonio Porta. Mentre la Maraini si dichiara moderatamente favorevole, pur con qualche perplessità, alla sculacciata come gioco erotico fra coniugi, Antonio Porta la considera un atto di violenza all’interno della coppia, un prevalere del più forte sul più debole, che rivela le tensioni negative esistenti in un rapporto. Nel servizio, troviamo inoltre un brano tratto da “L’elogio della sculacciata”, un pamphlet dello scrittore francese Jacques Serguine, sulla sculacciata come pratica amorosa.
A seguito delle lettere pubblicate su Panorama, la sculacciata arriva addirittura sulla prima pagina del Corriere della sera, con un corsivo di Maurizio Costanzo, allora collaboratore del quotidiano milanese. Anche Costanzo formula che l’autore di quelle lettere sia un uomo, e fa il nome nientemeno che di Albero Arbasino. Lo stesso Arbasino risponde al Corriere, qualche giorno dopo, dichiarandosi rammaricato di non essere l’estensore di quelle “deliziose” lettere. Anche altri quotidiani citano l’articolo e le lettere di Panorama ed un settimanale concorrente arriva al punto di ipotizzare che a Panorama le lettere se le siano scritte da soli per cerare un motivo di richiamo e di morboso interesse. Come la questione esplode, immediatamente però sbollisce e ognuno torna ad occuparsi di argomenti più consueti, ma non c’è dubbio che quell’inverno del 1979 sia stato per la sculacciata un momento di gloria.
Abbiamo detto come serie di lettere sulla sculacciata siano comparse più volte su settimanali e quotidiani, innescati comunemente dalle lamentele di qualche adolescente, ma nessuna è arrivata al livello di quella di Panorama. Sul giornale di Genova “La Gazzetta del lunedì” però, fra la fine del 1980 e l’inizio del 1981, compare un’interessante serie di lettere. Anche qui, tutto nasce dalla protesta di due sorelle di sedici e quattordici anni, Alessandra e Silvana, che scrivono: “non passa quasi settimana che nostra madre, con la scusa di qualcosa di malfatto, tipo un voto basso o una risposta un po’ scorretta, ci prende a turno sulle ginocchia, ci toglie le mutandine e ci sculaccia di santa ragione. Peggio ancora se a picchiarmi è nostro padre il quale non si accontenta di usare le mani ma ci prende a frustate con la cinghia mentre la mamma ci tiene ferme in posizione. A parte il bruciore delle botte, i segni sulla pelle e tutto il resto, soprattutto è insopportabile il modo in cui ci umiliano e ci offendono”. Anche in questo caso, la denuncia di Alessandra e Silvana, suscita una reazione a catena di pro e contro e anche una lettera dei genitori delle due ragazze che difendono i loro metodi e annunciano di averle appena sculacciate per punirle di avere scritto al giornale. Una lettera dalla quale emerge in ogni caso un morboso compiacimento descrittivo. La “Gazzetta del lunedì” pubblica allora, il cinque gennaio 1981, un’intera pagina sull’argomento, ripubblicando le lettere di cui sopra unitamente al parere di altri lettori ed a quelli di un magistrato, uno psichiatra ed un sacerdote. Se la signora Marisa Conti ricorda di avere sculacciato la figlia quando stava provando l’abito da sposa, la signora Colette Gastaldi, di origine francese, sostiene curiosamente che la sculacciata provoca benefici effetti fisici, stimolando la circolazione del sangue.
Lo psichiatra Giandomenico Montinari propende invece per l’idea di un “rituale sadomasochistico in cui anche i figli sono inconsciamente conniventi”, parlando più avanti, apertamente, di sadismo. La settimana seguente, il dodici gennaio, ecco altre lettere. A parte le solite proteste e qualche plauso ai genitori severi, troviamo una lettera della signora Maria Rosaria Russi sotto il titolo “Mio marito mi picchia”. La signora Russo, racconta di averle prese prima dai genitori ed ora, dopo quattro anni di matrimonio, dal suo “signor marito”. Eccola raccontare l’effetto di una sua mancanza: “In meno che non si dica mi sentii afferrare dalle sue mani robuste e piegare in avanti, immobilizzata sotto il suo braccio. Con la mano libera mi tirò su il vestito. Giù le mutandine e mi sculacciò di santa ragione fino a lasciarmi rauca dalle urla e dagli strilli. Il mio sedere era come il fuoco e fui costretta, dopo aver cucinato, a cenare in piedi per evitare contatti molesti con le parti doloranti”. E più avanti: “ Se accetto da lui queste punizioni è perché sono prova del suo amore e della mia dedizione di sposa e di sottomessa…”. Dopo avere accennato all’uso della pantofola e spazzola e a castighi faccia al muro, conclude: “Poi, quasi sempre, facciamo la pace e dopo che gli ho chiesto scusa lui torna ad essere tanto carino ed affettuoso con me”. E siamo nel gioco erotico tacitamente concordato.
Naturalmente, anche i periodici della stampa erotica si sono occupati, nelle loro rubriche di corrispondenza, della sculacciata come pratica S/m. Ricordiamo una lettera pubblicata su Penthouse, di una ragazza che si diceva preoccupata di quando, in un brutto giorno, sua madre avrebbe smesso di sculacciarla per… raggiunti limiti d’età, o quella di una ragazza disposta a farsi sculacciare pur di godere sadicamente dello spettacolo della sorella anch’ella denudata e presa a sculaccioni dalla madre.
Sul periodico “Lettere Confidenziali” ecco invece sotto il titolo “Una buona sculacciata”, la lettera di Enrica, che racconta di essere sculacciata dal marito per punizione e di sculacciare le figlie di tredici e sedici anni, ma mai a sedere nudo, per decenza. Poi però aggiunge: “All’inizio di quest’anno, abbiamo tenuto in casa, per un mese, il mio figlioccio che ha quindici anni, i cui genitori sono temporaneamente all’estero. Sua madre mi aveva autorizzato a castigarlo in caso di necessità. L’occasione si è presentata quando i ragazzo si è messo ad accumulare ritardi su ritardi al ritorno dal liceo. Dopo parecchi avvertimenti, l’ho punito. Gli ho detto di abbassarsi i pantaloni e stavo per sculacciarlo sopra gli slip ma lui si è spontaneamente tolto le mutande, e questo nonostante mia figlia maggiore fosse presente. Io l’ho sculacciato e sono stata sorpresa di provare una grande voluttà. Voluttà, condivisa dal mio figlioccio, se devo giudicare il portamento altero della sua verga durante la punizione. L’ultima volta che mi sono trovata nella condizione di essere punita, mi sono presentata a culo nudo, vestita solo con la giacca del pigiama. Mio marito è rimasto un po’ sorpreso, ma mi ha somministrato le botte senza scomporsi ed io ho goduto! Mi ha poi tolto la giacca del pigiama, mi ha frustata con la cintura e mi ha imposto un’ora di castigo in ginocchio”.
Ma non c’è bisogno di scomodare la stampa erotica per trovare esempi di S/m più o meno lampanti nella sculacciata, anche se, evidentemente, con minore dovizia di particolari. Nel marzo 1980, la fiorentina Donata R., scrive una lunga lettera a “Stop”, pubblicata sotto il titolo “Architetto… sculacciato”. Donata R., è appunto una studentessa universitaria di architettura che improvvisamente, dopo anni di felice convivenza coi genitori, è sculacciata per avere fallito in modo imprevisto un esame.
“Mi hanno sollevata di peso e sbattuta a pancia in giù sul letto. Mia madre mi ha sollevata la gonna e tenuta bene stretta per la vita. Mio padre mi ha abbassato le mutandine ed ha cominciato a sculacciarmi violentemente. Sono scoppiata a piangere dal bruciore e dal male. Ma lui ha continuato, mentre mia madre urlava contro di me, mi ha picchiata tanto da farmi la pelle viola…”.
La scena, poi, si ripete: “Ho risposto male a mia madre e lei mi ha presa sulle ginocchia, spogliata dietro e sonoramente sculacciata come aveva fatto mio padre. Questa volta non ho nemmeno tentato di divincolarmi da come ero avvilita ed umiliata”. La lettera di Donata, sembra scritta apposta per dare ragione allo psichiatra che scriveva di connivenza tacita nella punizione, trattandosi di ragazza oltre la ventina.
Cosa ve ne pare di questa “rassegna stampa”? Chi l’avrebbe mai detto. Sembrano lettere tratte dai nostri archivi ed invece, no.
Ma non è finita.