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Una sculacciata anti corna

da un’idea dell’allievo monello emendato da Paul Stoves

 

Ester F. entra pimpante nello studio di Luana R.: è tardi, sono circa le ventitré e negli uffici non c'è ormai più nessuno.
Ester indossa un paio di jeans stretti, il top leggero ed un piccolo giubbino di pelle mentre Luana veste un elegante tailleur gessato blu.

- “Ciao Luana, volevi vedermi?”

- “Sì Ester, accomodati”.

- “Come stai, tutto bene? Tuo marito?”

- “Va tutto bene e… mio marito pure, tu dovresti saperlo bene...”.

- “Saperlo? Io? Che intendi dire, perché dovrei?, risponde Ester impallidendo.

- “Non eri forse tu la brunetta che l'altra sera ho visto in discoteca strusciarsi con lui mentre m’aveva assicurato d’essere fuori per lavoro?”

- Io? No, Luana... ti sbagli... credimi”.

- Non mi sbaglio per niente, purtroppo, piccola sgualdrina che non sei altro, ti ho vista bene e ti ho appunto telefonato per farti saldare questo conto che abbiamo in sospeso tu ed io…!”

- “Farmela pagare? Ma che vuoi dire con ciò? Guarda che ti sbagli, non ero io...”.

- “Stai zitta, taci! Abbi almeno il pudore di tenere la bocca chiusa… non peggiorare la tua situazione, è meglio per te...”.

- “Ma....”.

- “Stammi a sentire, puttanella, non riferirò tutto al giornale perché n’andrebbe di mezzo la mia carriera, ma ho intenzione di darti una bella lezione come ho già fatto con mio marito... così, io mi sfogo e tu la paghi… vedrai, ti passerà la voglia di farti mio marito...”.

- “Darmi una lezione? Ma di che parli? Sei matta? Che hai fatto a Giacomo?”

- “Sei preoccupata per lui? Non temere, tra un paio di settimane potrà tornare a sedersi...”.

- “Che significa? Non l'avrai mica...”.

- “Sissignora, l'ho sculacciato a dovere e di santa ragione ed è quello che accadrà anche a te!”

- “Sculacciato? Ma tu sei tutta matta, io me ne vado...”.

Mentre Ester si allontana Luana scatta dalla scrivania e blocca la porta d’uscita.

- “Dove credi di andare, signorina?”

- “Me ne vado, tu sei una pazza furiosa!”

- “Pazza io? Pazza tu… se credi di cavartela così a buon mercato...”.

Luana afferra Ester per un braccio e la trascina verso il piccolo divano di pelle dello studio dove si siede ed inizia a slacciare il giubbino della piccola Ester che sembra impietrita dalla paura.

- “Adesso, t’insegno io un po' di buone maniere e l’educazione...”.

- “Ferma... ti prego, lasciami...”.

Luana sfila il giubbino di Ester, le sbottona i jeans e li tira giù con inaudita violenza.

- “Ferma, che stai facendo…”.

- “Non vorrai mica che ti sculaccio sui jeans? Che soddisfazione ne trarrei?”

Luana afferra Ester per un braccio e la piega sulle sue ginocchia: inizia ad accarezzare il piccolo culetto di Ester, rotondo, elastico e globoso… poi, solleva la mano per impartire il primo sculaccione...

- “Ma come è bianco questo culetto, perché non gli diamo un po' di colore...”, ciac, ciac, ciac, ciac…

- “Ahia, ahia, ahia... ma sei impazzita... mi fai male…”.

- “Male?... ciac… ciac… questo non è niente, ciac… ciac… ciac…”.

- “Ahia… ti prego… basta, mi brucia tanto…”.

Mentre Luana sculaccia con una forza ed una rabbia inaudita, il povero culetto di Ester balla la famigerata danza del culo e si arrossa sotto i colpi dell'implacabile mano sculacciatrice che si alza e si abbassa in continuazione. Lasciandole indosso il minuscolo e ridotto perizoma bianco, Luana ha accentuato l’umiliazione di Ester. Le natiche rosse di quest’ultima, sobbalzano elastiche, si dilatano, si espandono lasciando intravedere tutto il loro contenuto prezioso; poi si chiudono, si serrano all’inverosimile per dilatarsi nuovamente.

Ciac… ciac… ciac… ciac…

- “Ahia…. Basta… ti supplico… non lo farò più… ti prego…”.

- “Brutta puttana che non sei altro, così impari ad insidiare mio marito… se ti può dare sollievo, sappi che egli ha ricevuto lo stesso trattamento… ne ha prese tante, ma tante che il suo culo è diventato di colore rosso ciliegia… dovevi vedere come sobbalzava quell’impertinente… vedrai che non ti degnerà più neppure di uno sguardo…”.