La sculacciata del professor Stoves vista (o meglio, sentita) dalla parte di...
Lyz
Causa la gravità delle mie mancanze di quest’ultimo periodo (mi sono comportata in modo vergognosamente irrispettoso…), è stata fissata dal mio Tutor una sessione punitiva che si è tenuta nel pomeriggio di lunedì 11 settembre. Pur essendo assolutamente consapevole del fatto di essermi comportata in maniera inadeguata e di meritare quindi una giusta quanto severa punizione, il pensiero della sessione che avrei dovuto affrontare mi causava un forte timore…, perché sarebbe stata una seduta punitiva diversa da quelle cui finora sono stata sottoposta. Il mio Tutor, infatti, aveva deciso di non impartirmi personalmente la punizione ma di chiedere l’intervento del professor Stoves, sì, proprio Paul Stoves.
Quando è giunto il momento della sessione ero davvero terrorizzata; conoscevo bene la severità di Mr. Stoves, avendo letto di lui ed avevo veramente paura di non farcela a sopportare… ma sapevo bene che i miei comportamenti inopportuni andavano severamente castigati, per questo, sentivo dentro di me, nonostante la paura, la ferma determinazione a sopportare il meritato castigo come mi ha insegnato il mio Tutor (che avrebbe assistito alla punizione), con coraggio, dignità e consapevolezza.
Quando lunedì mi sono presentata sul luogo dell’appuntamento, il professor Stoves era già lì ad attendermi, puntualissimo come tutti gli inglesi; io, invece, arrivai con qualche minuto di ritardo, aggravando in questo modo la mia già delicata posizione.
Col professore, Fulvio ed il mio Tutor, abbiamo poi raggiunto il luogo dove la sessione punitiva sarebbe stata eseguita e, appena arrivati, sono stata accompagnata in una saletta dove mi è stato ordinato di sedermi ed aspettare. Sono stata lasciata da sola per una decina di minuti, durante i quali ho pensato di tutto; l’ansia per quello che mi aspettava continuava a salire, avevo anche le mani ghiacciate perché, in quei dieci minuti, avevo avuto modo di ripensare bene alle mie mancanze e comprenderne pienamente la gravità.
Quando mi è stato ordinato di raggiungerli nell’altra stanza, avevo letteralmente il cuore in gola e mi sono presentata con gli occhi bassi; non avevo il coraggio di alzare lo sguardo. Mr. Stoves ha chiesto a Fulvio se voleva gentilmente ripetere in mia presenza il discorso che gli aveva appena fatto ed ho quindi subìto un durissimo rimprovero, durante il quale sono state ricordate le mie imperdonabili mancanze.
Io ascoltavo col cuore a mille, gli occhi bassi e le mani dietro la schiena; mi sentivo una ragazzina, avvertivo su di me gli sguardi severi del mio Tutor e di Mr. Stoves e non riuscivo ad alzare gli occhi dal pavimento. Al termine della reprimenda, il professor Stoves, che si era seduto su di un divanetto, mi ha ordinato di sistemarmi sulle sue ginocchia ed io ho subito obbedito tremando. Il mio Tutor e Fulvio si erano nel frattempo accomodati su delle poltrone per assistere alla punizione.
Dopo aver verificato il mio stato, Mr. Stoves ha iniziato a somministrarmi le prime sculacciate che non erano molto forti e poi, ero ancora completamente vestita… ma il fatto di trovarmi in quella posizione, sculacciata da una persona sconosciuta, sotto lo sguardo attento del mio Tutor e di Fulvio…, quello era veramente terribile! Lentamente, l’intensità dei colpi è aumentata ed arrivavano sempre più secchi e decisi; il bruciore, che all’inizio era impercettibile, ha cominciato piano, piano, ad intensificarsi sempre più fino a quando mi sono ritrovata, in maniera del tutto involontaria, a stringere convulsamente la stoffa del divano fra le dita.
Mr. Stoves mi ha ordinato di alzarmi e, stando davanti a lui, di slacciarmi i pantaloni; ho obbedito e mi è stato allora imposto di piegarli perfettamente. Dopo avermi fatto rassettare il divano, Mr. Stoves mi ha ordinato di riprendere posto sulle sue ginocchia. La sculacciata è ripresa ed il bruciore ha iniziato ben presto a diventare veramente insopportabile; i colpi cadevano sul fondoschiena, sulle cosce e sul loro interno…, questi ultimi erano veramente terribili e dovevo fare appello a tutte le mie forze per non gridare!
Mi chiedevo come avrei fatto a sopportare quando il fondoschiena sarebbe stato completamente scoperto, sapevo che sarebbe successo ed era il momento della punizione che temevo di più, ma era inevitabile e, infatti, di lì a poco, mi è stato ordinato di alzarmi: ho obbedito tremante. Il professor Stoves mi ha lentamente sfilato le mutandine, controllandole accuratamente; mi sentivo morire dalla vergogna come quando, sfilandomi la camicetta, Mr. Stoves ha visto che non indossavo il reggiseno.
Ci sono stati severissimi commenti da parte dei presenti ed io ho chiuso gli occhi: era peggio questa situazione dei colpi che avevo ricevuto fino a quel momento. Mi è stato ordinato di sistemarmi sul divano a quattro zampe, con le braccia stese bene in avanti, la testa abbassata e la schiena perfettamente inarcata, in una posizione assolutamente umiliante con le mie parti intime esposte allo sguardo dei presenti ed al pubblico ludibrio.
Ho sentito Mr. Stoves prendere qualcosa dalla sua borsa e quando ho avvertito uno strumento freddo e piatto sfiorarmi i glutei ho capito che si trattava del suo temibile righello di plastica trasparente. Avevo avuto occasione di vederlo all’opera su di un altro culetto qualche mese addietro. Sapevo che da quel momento in poi la severità della punizione si sarebbe intensificata ed ho di nuovo stretto fra i pugni la stoffa che copriva il divano.
Prima di ricominciare, Mr. Stoves mi ha avvertita che al primo urlo le mie mutandine sarebbero state usate come bavaglio; mi sarebbe stato in ogni caso concesso di tenerle vicino al viso ed usarle per asciugare le lacrime che, mi è stato assicurato, non avrebbero tardato a colare dagli occhi. Ora, n’ero convinta anch’io anche se, fino a quel momento, ero riuscita a trattenermi; spesso mi erano sfuggiti gemiti assolutamente inutili, anche se involontari, scatti e contorsioni, per questo ho stretto bene nella mano anche le mutandine, ho chiuso gli occhi ed ho cercato di prepararmi alla nuova sequenza di colpi che è stata ben peggiore di quanto immaginassi.
I colpi cadevano fortissimi ed in rapidissima successione sui glutei e sull’interno delle cosce che Mr. Stoves mi aveva fatto allargare all’inverosimile: è stato un dolore terribile, completamente avvolgente e le lacrime, come previsto, sono arrivate in fretta assieme ai colpi inferti col righello. Lo strumento, nel frattempo, per colpa della forza dei colpi si era spezzato. Si sono aggiunti altre sculacciate, altrettanto devastanti, con la mano ed io ero completamente sconvolta ed atterrita dal dolore bruciante e dalla vergogna, perché nel frattempo mi erano state fatte assumere posizioni indecenti che non mi permettevano di nascondere niente.
Se cercavo in qualche modo di serrare le cosce, Mr. Stoves provvedeva immediatamente a farmele riallargare, ho perfino cercato di ribellarmi ottenendo come risultato, ovvio, l’inasprimento della sculacciata.
Quando Mr. Stoves ha cessato di sculacciarmi ero in lacrime e stringevo ancora nella mano le mutandine; sentivo le natiche e le gambe di fuoco, non riuscivo a muovermi.
Ho sentito, confusamente perché assolutamente stremata e sconvolta dal dolore e dall’umiliazione, i presenti alzarsi e verificare il risultato della punizione sfiorandomi con la mano le parti colpite. Ho sentito dei commenti d’approvazione per la durezza del castigo e Mr. Stoves mi ha ordinato di alzarmi e di mettermi di fronte alla parete, nell’angolo della stanza, con le mani sopra la testa.
Non so come ci sono riuscita senza sbandare! Egli ha accuratamente controllato ogni centimetro delle zone segnate dalla punizione ed ha sentenziato che per il momento poteva bastare. Io ero troppo stremata perché provi sollievo in quel momento. Mi ha ordinato di restare ferma in quella posizione e riflettere attentamente sulle mie mancanze e sulla punizione testé ricevuta.
Ho percepito Mr. Stoves, il mio Tutor e Fulvio uscire dalla stanza e recarsi in quella accanto per un momento di riposo e non saprei dire per quanto tempo sono stata lasciata sola, non ero in grado di stabilirlo, ma quello che ho pensato è che di quel castigo mi sarei ricordata a lungo, molto a lungo, del resto, ero pienamente consapevole di essermelo meritato.
Al loro ritorno, mi hanno ordinato di girarmi in modo da ricontrollare i segni ed i loro commenti sono stati d’assoluta approvazione per l’estremo rigore con cui il castigo era stato amministrato.
Mr. Stoves ha affermato che potevo rivestirmi ordinandomi però, su suggerimento di Fulvio, di non indossare le mutandine in modo che tenendo la pelle segnata a contatto con la stoffa ruvida dei pantaloni mi sarei ricordata più a lungo della punizione: in seguito, ho potuto costatare che era assolutamente vero.
Ho ancora in mente in maniera nitida, netta e vivissima le sensazioni che ho provato durante quell’intensissima, dura e rigorosa sessione punitiva; ho ancora sui miei glutei e sulle gambe i segni di questo severissimo ma giusto castigo e sono sicura che, anche quando spariranno, continuerò a sentirli.
Sono grata al mio Tutor, a Mr. Stoves ed a Fulvio per il tempo che hanno dedicato alla mia meritata correzione e per avermi permesso di sperimentare altre, nuove, intensissime ed incredibili sensazioni che ricorderò per molto tempo.
Grazie,
Lyz