Stile Luigi XVI
Perfetta imitazione
Chris non sapeva darsi pace. Stesa a pancia in giù sul letto della sua camera piangeva con la faccia nel cuscino, i jeans appena abbassati, le dita infilate sotto le mutandine a massaggiare meccanicamente le natiche, vale a dire la parte più calda e in quel momento "sentita" del suo corpo.
Non poteva crederci! Sculacciata! A ventitré anni! E non poteva far nulla, vergogna a parte non poteva nemmeno raccontarlo in giro. E poi chi le avrebbe creduto?
Non poteva tornarsene precipitosamente a casa, in Inghilterra e nemmeno cambiare abitazione in Italia. Certo, era stata in fondo colpa sua, forse le era anche andata bene. Chris era venuta in Italia alcuni mesi prima per un anno di studio sulla storia dell'arte e il restauro, indirizzata in Toscana dal vecchio nonno che in patria era un'autorità in materia.
Chiariamo subito che a Chris dell'arte e del restauro non importava niente, ma al contrario era assai interessata alle finanze del nonno ed ancor più di lei, lo erano i suoi genitori che l'avevano incoraggiata a seguire quella strada. Sempre il nonno l'aveva indirizzata presso la signora Donati, un'autentica intenditrice sua amica, che amava affittare le camere della propria villa sulle colline intorno a Firenze a studentesse universitarie o a giovani interessati all'arte figurativa.
Quello che nonno e nipote non sapevano era che la signora Donati era a sua volta ancor più interessata a quella che potremmo chiamare
“The art of spanking”, l’arte della sculacciata.
Poco oltre la cinquantina, aria notevolmente snob, la signora Donati, vedova da cinque anni, era un esempio di come nella vita si possa campare senza lavorare. Molto alta, dai modi raffinati, doveva anche essere stata una bella donna ed il guaio era che credeva di esserlo ancora… in ogni caso aveva una certa classe. Già un paio di sue ospiti avevano dovuto, in passato, accettare di sottomettersi a quelli che lei definiva “sistemi educativi storici” causa di certi piccoli ricatti che la signora amava fare a colpo sicuro, perché capiva al volo le persone e prima di arrivare al punto badava a bene documentarsi per vedere fino a dove poteva spingersi senza correre rischi. Ora che le era arrivata in casa una ragazza inglese, cioè dalla patria della sculacciata, il pensiero di sottoporla almeno una volta ad un bel trattamento era un fatto ricorrente.
In questo l'aiutava concretamente Chris, che aveva grandi qualità fisiche, un minimo di cultura universitaria, ma era, eufemisticamente parlando, assai ingenua.
Chris era una ragazza molto alta, capelli rossi corti, viso delicato, pelle bianchissima, gambe lunghe e snelle. La ragazza aveva un mensile del nonno, piuttosto sostenuto, che avrebbe dovuto servire a scopi di studio (acquisto materiale, viaggi, ecc.) e che, invece, era regolarmente scialacquato in altro modo, ad esempio a beneficio di certi ragazzi locali d’incerta reputazione, ma assai abili nel godersi le grazie della bell’inglesina e del suo portafoglio.
La signora Donati aveva immediatamente realizzato tutto questo e si disponeva ad approfittarne, senza fretta, pensando che il frutto a lungo corteggiato è più buono. Accadde, infatti, che Chris riuscì a farsi “ripulire” completamente del suo mensile ad un tavolo da poker da un gruppo di signorotti locali, cosa che, naturalmente, fu riferita alla Donati.
Quando poi gli amici di Chris, ai quali la poveretta aveva raccontato la sua disavventura al tavolo verde, le proposero di rifarsi producendosi in uno spettacolino in un locale dei dintorni, magari cantando qualche canzone lei che aveva una bella voce, magari in abiti succinti dato che ormai faceva caldo, la signora Donati decise di intervenire. Anche, in fondo, (ma proprio in fondo) per tutelare il buon nome della propria casa.
Chris stava rientrando dalle prove, dove, beata incoscienza, si era anche divertita, quando la signora la invitò a bere un tè nel salone.
Erano le cinque! Chris, un'inglese, come poteva resistere alla tentazione, sia pure di un tè italiano?
La signora Donati non era tipo da due schiaffi, quattro urla et similia, ma, a parte il fatto che Chris era un’estranea, le piacevano le cose fatte a modino (come si dice in Toscana). E l'attesa era così dolcemente frizzante... Chris parlava un ottimo italiano, con molto accento, ma con pronomi e verbi al posto giusto, e la signora Donati, che pure parlava correttamente in inglese, con lei si era sempre espressa in italiano a scopo, come dire, propedeutico.
Chris si sentiva già un po' a disagio in quel salotto, così pieno di cose d'arte, ma anche così "pesante" per una ragazza moderna. La signora Donati prese il discorso molto alla larga e si avvicinò a cerchi sempre più stretti, come un pescecane. Ben presto a Chris fu chiaro che la storia del suo sfortunato poker aveva avuto una discreta diffusione. Era così già preparata a quello che pensava sarebbe stato un sermoncino d'avvertimento che quando la signora Donati, le chiese a bruciapelo "E quando debuttiamo come spogliarellista?"
Chris rispose candidamente "Sabato prossimo".
Ormai non c'erano più dubbi di sorta; la signora Donati fece una pausa ad effetto, poi riprese calma: "Figliola cara, tu devi essere impazzita! Prova ad immaginare se i tuoi genitori, o tuo nonno, sapessero cosa stai facendo in Italia!"
Chris si strinse nelle spalle: "Loro non possono saperlo".
La signora Donati sorrise: "Per ora no. Ma sarebbe mio preciso dovere avvertirli. Non solo, ma per il decoro di questa casa dovrei anche buttarti fuori!" Un'altra pausa ad effetto, poi: "Credo che farò entrambe le cose".
Chris avvampò e disse precipitosamente: “La prego, signora, non lo faccia, sistemerò in altro modo tutto”.
"Ah no, cara! Troppo comodo! Ormai il guaio e stato fatto. Sono troppo amica di tuo nonno per tacergli il tuo scandaloso comportamento. E poi, come l’ho saputo io, altri avranno saputo, come dire, le tue “scelte".
"No, signora, mi mandi pur via se vuole, inventerò una scusa, qualcosa, ma non dica niente ai miei parenti o sono rovinata!".
"Anche se ti lasciassi fare saresti rovinata!"
"Ma no, signora..."
Chris stava quasi mettendosi a piangere: "No, la prego signora, qualsiasi cosa, ma questo no! Qualsiasi cosa!"
"Qualsiasi cosa?" Ecco, il momento era arrivato, pensò la signora Donati. "Come posso fare, Chris? L'hai fatta troppo grossa. Non c'è altra soluzione... sempre che..."
"Che cosa, signora?" quasi la aggredì ansiosa Chris.
"Beh, vedi .. ma no, non si può fare... "No, no, mi dica signora, la prego!"
"Bè... ad ogni mancanza deve corrispondere un giusto castigo, sei d'accordo, vero? Tu in fondo vieni da un paese dove questo si sa molto bene".
"Non capisco..."
"Ora ti spiego... Io non credo che tanti discorsi servano a comprendere certi errori commessi. Meglio una bella sculacciata e amici come prima, ti pare?"
“Una bella che...?” rispose mostrando di non comprendere Chris.
“Sculacciata. Non sai cosa vuol dire? Aspetta un attimo, come dite voi inglesi?” Fece finta di pensare ad una cosa che le sfuggiva e che invece ricordava benissimo. Si alzò e da uno scaffale estrasse un dizionario, lo consultò con finta attenzione e riprese:
"Ah sì! A good spanking!"
"What?"
"Si, a good spanking, una bella sculacciata, ecco questo sarebbe un castigo ideale per te!"
Chris scoppiò a ridere: "Signora, lei scherza?!"
"Sarebbe una soluzione, Chris, se preferisci però chiamiamo casa tua. Possiamo farlo anche subito, perché aspettare stasera?"
Chris impallidì, solo ora aveva capito che quella donna faceva sul serio: "Signora" mormorò "no davvero, io ho ventitré anni!"
"Ah, pazienza, se preferisci telefoniamo, era solo un'idea..."
"Signora non può parlare sul serio"
"Perché no? Mi pare una buona possibilità, no?"
Un violento tremito si impadronì di Chris: "Ma, signora... signora... pensiamo qualcos'altro. .. Lei non deve telefonare a Londra, ma... non deve nemmeno fare quella cosa..."
"Oh, quante storie Chris! Chissà quante volte sei già stata sculacciata a casa tua! So che da voi lo fanno addirittura in certe scuole".
"No signora, si sbaglia! I miei non mi hanno mai toccata!"
E qui la macchina della verità avrebbe sobbalzato perché qualche dolorosa esperienza Chris l'aveva avuta, anche se alcuni anni prima.
"Hm, ci credo poco!"
disse la signora Donati che era esageratamente convinta che tutte le ragazze inglesi fossero quotidianamente sculacciate a casa e a scuola.
“In ogni caso la mia decisione è questa! Tocca a te decidere! E fai presto perché altrimenti decido io per la telefonata e sia finita!”
Chris sembrava una statua di cera. "Lei non mi lascia possibilità. Va bene, ma è ridicolo! No da ridere, anzi!"
"E quando...?"
"Subito, così ci leviamo il pensiero".
"Ma... qui... adesso..."
"Sì, guarda!" La signora si alzò e piazzò nel bel mezzo della sala una sedia che sembrava avere un certo valore, tutta tappezzata a motivi floreali.
"Sai che sedia è questa?"
Chris si era alzata inebetita e guardava con occhi persi nel vuoto.
"Io?... no..."
"Asina! Stile Luigi XVI, perfetta imitazione.... eppure è alla Wallace Collection di Londra! Avrai qualche sculacciata in più come incoraggiamento, diciamo allo studio!"
"Signora, la prego..."
Ma la signora Donati si era già seduta: "Vieni qui, davanti a me!"
Chris le obbedì come un cagnolino. 'Tirati giù quei jeans!"
"Signora, è ridicolo! È assurdo!"
"Devo telefonare?".
Con le dita che le tremavano Chris si dispose ad obbedire. Odiava la signora Donati ora, ma pensava che qualsiasi cosa era meglio che la notizia arrivasse a nonno Sidney. E poi non era per niente sicura che, una volta a casa, non le sarebbe accaduto qualche spiacevole incidente con i suoi se i soldi del vecchio avessero preso altre direzioni. Si sbottonò i jeans, del tipo più classico, molto aderenti. Con una certa fatica se li fece scendere alle caviglie. "Ecco, bene!" commentò la signora: "Adesso le mutandine!"
Chris non ce la faceva più. Si nascose il viso fra le mani e si mise silenziosamente a piangere. La signora Donati era seccata: "Davvero non fai onore al self-control di voi inglesi! Ti comporti come una stupida mocciosa!" Sbuffando le arrotolò con cura gli slippini poco sotto le natiche, poi con mano sorprendentemente abile le fece compiere una mezza piroetta facendola planare pesantemente sulle sue ginocchia mettendo a dura prova l'imitazione Luigi XVI.
Chris era molto alta, sarebbe stato più comodo trovare un'altra posizione per sculacciarla, ma la signora aveva un'autentica predilezione per la più classica e infantile delle posizioni punitive e non intendeva per nulla rinunciarvi. Così occupo un bel po' di tempo a sistemare nella maniera migliore il corpo di Chris, che alla fine si ritrovo con il naso a filo del pavimento, le braccia tese in avanti e le lunghe gambe semi flesse dietro.
Chris era stordita, non riusciva a credere a cosa le stava accadendo, sentiva il sangue salirle alla testa e provava una profonda angoscia. Continuava a lacrimare, ma non parlava più.
La signora non aveva naturalmente alcuna fretta di velocizzare le operazioni. Comincio una lunga predica sui doveri di Chris intaccandole definitivamente i nervi con conseguente aumento di lacrime. La prima sculacciata, secca, ma non fortissima, interruppe brevemente la predica che riprese subito dopo. La seconda arrivò parecchi secondi dopo e ancora la predica riprese. E cosi via per un po’. I colpi, ancora piuttosto leggeri, aumentavano solo un po' l'ansare di Chris, sempre più stremata dall'attesa di un castigo che troppa grazia fosse stato tutto lì!
Sotto, sotto, l'inglesina ci sperava, ma presto si rese conto che l'intervallo fra le sculacciate diminuiva, che le stesse aumentavano d'intensità, che la predica stava terminando. Era troppo sciocca e sconvolta per rendersi conto che la signora provava un gran gusto in tutto ciò.
Pensava solo all'assurdità della situazione: aveva ventitré anni, era una bella ragazza, era venuta in Italia per studio e invece si ritrovava sulle ginocchia di una donna che conosceva da poco, in una casa non sua, con il sedere all'aria a prendere le sculacciate come da ragazzina!
Questi pensieri furono presto cancellati dalle sculacciate stesse che ormai cadevano a pioggia, crepitando come legno in un camino.
La signora Donati si era ammutolita, era tutta concentrata sul suo obiettivo. La pelle bianchissima delle natiche di Chris, già arrossatesi improvvisamente alle prime robuste pacche, assumeva un colorito vivissimo e, soprattutto, un diffuso bruciore, mai del tutto dimenticato, si impadroniva della sventurata ragazza e soprattutto del suo bel sedere.
Con uno sforzo notevole Chris provò a ripararsi le natiche da quella pioggia bruciante, portandosi il braccio destro a protezione delle stesse, ma il suo tentativo fu sempre sventato e la mano della ragazza torno a poggiare sul pavimento. Chris capì di essere del tutto in trappola. Le lacrime erano ora contrappuntate da profondi singhiozzi e da un pianto sempre più isterico e disperato e la povera inglese comincio a lamentarsi, ad implorare, a supplicare la sua tormentatrice.
Chris strillava e si lamentava soprattutto in inglese.
Ogni tanto se ne rendeva conto e provava a tradurre in italiano, ma l'istinto la portava ad esprimersi nella sua lingua. Del resto la signora Donati capiva benissimo ugualmente, anche avesse capito meglio non avrebbe smesso per nulla al mondo tanto presto.
Ouch! Owwww! Oouuccch! Please! Pleeaseeeee! S.. s...stoooop! Ithurts! Aaaaaaarghhhh! Ouch! Not too hard! Pleaaaase! Signora Donatiii! Signoraaaaa! ! ! Bastaaaaa! ! ! Stooo. . . oooo. . .oop! Not so hard! It's enough! Oh! Ahh...
Il colorito del culetto intanto aumentava uniformemente e in modo impressionante, cosi come aumentavano i colpi di reni, gli sculettamenti, i calci nei jeans con contorno di sordi rumori. Gli slippini intanto scivolavano verso le ginocchia, i pianti aumentavano d'intensità, le finestre aperte sembravano diffondere su per le colline, il lamento della sculacciata. La signora Donati non avrebbe mai voluto smettere, ma la mano destra cominciava a farle male e poi, via non sarebbe stato esagerato conciarle il sedere peggio di così?
"E adesso spero che non vi sia un contratto con quel locale!"
"Contratto?" singhiozzò Chris.
"Ecco un caso in cui essere cretine serve a qualcosa" sospirò la signora. Chris si rialzò piangendo, il lungo corpo scosso dai singhiozzi.
La signora disse: "Senti Chris, è evidente che tu sei una ragazza che va ancora controllata. Tu, libera, in Italia sei un pericolo per te stessa. Non vorrei essere costretta a ripetere la scena d’oggi, dolorosa per me quanto per te, credimi!"
Chris continuava a piangere, a capo chino, rimettendosi i jeans.
"Ho deciso che d'ora in avanti mi occuperò personalmente di te. Per uscire dovrai avere il mio permesso e sarà concesso solo per motivi seri. Il resto del tempo starai qui a studiare, chiaro? Almeno cosi potrai provare a far credere a tuo nonno che stai impegnandoti un po’. E se sbagli sai cosa succede vero?"
Chris non rispose ma scoppio ancora in un pianto disperato e scappo in camera sua a buttarsi sul letto. La signora Donati si sfrego soddisfatta le mani. Aveva picchiato ben forte, chissà come bruciava il culetto di Chris! La sedia era rimasta in centro al salotto. La signora Donati la rimise al suo posto, dicendo fra se: "Chissà, la prossima volta potrei usare una barocca olandese, o farla piegare sui braccioli di un barocchetto bolognese…”.