Mrs Olga
- Ti sembra questa l’ora di rientrare a casa?
L’Istitutrice guardava con aria molto severa la sua allieva impertinente.
- Ma…
- Nessun “ma”, è passata la mezzanotte e tu dovevi tornare al massimo alle undici! Vero o no? Ah, ti garantisco che questa volta il tuo sedere non la passerà liscia…, non tarderà a pagarne le conseguenze, credimi…, sì, sì, te lo garantisco!
L’Istitutrice, ordinò all’allieva di prendere posizione, in piedi, davanti a lei.
A piccoli passi, titubante e tremante, la ragazza le obbedì.
- Presto, più vicina, ora metti le mani dietro la schiena…, così, da brava!
Olga, questo il nome dell’Istitutrice, alzò il braccio destro e fece risuonare nell’aria due robusti e secchi ceffoni, uno per guancia, lasciandovi stampate le impronte delle sue cinque dita sottili, nervose ed affusolate.
Federica, l’allieva, scoppiò in lacrime.
Ovviamente i due sonori ceffoni erano solo un modesto, semplice e misero acconto.
Ora, incurante delle lacrime copiose e delle suppliche della sua allieva, Olga aveva impugnato il tessuto di tela jeans della minigonna colore sabbia e, con gesti rapidi ed esperti si appropinquava a rimboccarla in vita.
La voce della ragazza era implorante…
- Signorina…, la prego…, non mi sollevi la gonna… mi vergogno troppo…
Ma l’Istitutrice alzò le spalle con grande indifferenza.
- Che storie sono mai queste? Si è mai visto castigare una monella al di sopra dei vestiti? Cosa pensi, che abbia energie da buttare? Ah no, cara la mia ragazza, mi hanno insegnato e conosco un solo modo per punire le impertinenti signorine che a diciott’anni sono ancora disobbedienti come te… si sculacciano, sì, lo sai bene, si sculacciano ben bene sul culetto debitamente denudato, capito? Sul culetto tutto nudo, fino a farlo diventare di un bel colore rosso intenso…, sai, la tinta dei pomodori o delle ciliegie mature…
Con gli occhi in un mare di lacrime, la giovane corrigenda si teneva il viso nascosto fra le mani mentre, la signorina Olga completava il rimbocco della gonna rincarando la dose:
- Le mutandine le devi togliere tu, lo sai… forza.
Federica esitava.
- Caspita, devo prendere già la bacchetta? Possibile che tu non riesca proprio ad ubbidirmi in modo definitivo? Devo sempre sculacciarti sul culetto per farti capire le cose?
Molto spaventata, Federica raddoppiò i singhiozzi e l’intensità del suo pianto crebbe progressivamente.
- No…, signorina…, la supplico… la bacchetta no, quella no, fa troppo male… mi lascia i segni rossi… adesso non faccio più storie… ecco, ecco… ora abbasso le mutandine… ecco le ho tirate giù come vuole lei, vede? La prego… mi sculacci se vuole… ma solo con le mani, lo chiedo per favore…
Sul severo ed arcigno volto dell’Istitutrice si delineò un abbozzo di sarcastico sorriso. I suoi occhi era completamente puntati sul corpo della giovane Federica che, in piedi davanti a lei, era sistemata con la minigonna sollevata e le mutandine di candido cotone abbassate a mezza coscia, ingloriose.
- In posizione!
Ordinò perentoria la signorina Olga.
Con brevi piccoli passi, impacciata nei movimenti dalle mutandine calate che scivolavano lentamente verso le ginocchia, rossa in viso per la vergogna e l’umiliazione, ma domata nel proprio orgoglio, Federica si avvicinò e si distese bocconi, attraverso il grembo dell’Istitutrice che, nel frattempo, si era comodamente seduta sulla poltrona.
- Giù, mettiti più in basso… più giù con la fronte, forza, sino a toccare il pavimento… eco, così, da brava, ora incrocia le mani sotto la testa e ti consiglio di non muoverti…, mantieni esattamente questa posizione se non vuoi che la dose aumenti, intesi?
Il culetto della ragazza, bianco, rotondo e morbidamente incurvato, si mostrava nudo agli occhi penetranti della signorina Olga, la quale cinse con il proprio braccio sinistro la vita della ragazza tenendola, con la mano posta sotto il ventre, leggermente sollevata.
Il palmo della mano destra, invece, percorse per alcuni istanti i due globi gemelli che, a quel contatto, si contrassero attraversati da intensi fremiti che fecero ricoprire l’intera superficie di “pelle d’oca”.
Nel silenzio più totale, l’Istitutrice iniziò a schiaffeggiare le nude natiche di Federica con piccoli colpi in punta di polpastrello che risuonavano nella stanza con squilli puliti ed argentini.
Il culetto tremava, fremeva ed ondeggiava tutto, tingendosi qua e là di un bel colore rosa confetto mentre la confusione e l’imbarazzo della giovane allieva crescevano a dismisura.
- Oh, signorina…, per favore…, non così…, mi sculacci subito… forte, la prego…, faccia in fretta, prima finiamo e meglio è…, mi vergogno da morire…
La mano dell’Istitutrice divenne sempre più severa, l’impatto più energico e sonoro, i tempi fra una sculacciata e l’altra, sempre più ravvicinati.
Federica si mise a strillare come un’oca mentre il suo grazioso culetto si ricopriva di una vivace ed uniforme patina di un delizioso colore rosso scarlatto.
A mano a mano che il bruciore s’intensificava ed il colore rosso era potenziato al massimo, la punita si dibatteva, dimenava il culo, sobbalzava sulle ginocchia della signorina Olga che, a stento, riusciva a trattenerla saldamente esercitando una forza incredibile con la mano posta sotto il ventre di Federica.
Naturalmente, a forza di agitare in modo sconsiderato le gambe, le bianche ed impalpabili mutandine di Federica scivolarono verso il basso, in giù, verso le caviglie. Poi, con qualche vigorosa scalciata, anche l’ultima difesa della sua nudità svanì: le mutandine si sfilarono del tutto ed inerti terminarono la propria corsa sul pavimento di cotto.
Federica fu finalmente libera di scalciare a proprio piacimento, fendendo l’aria con le gambe e martellando il pavimento con la pianta dei piedi.
- Bene, con la mano riconosco di avere eseguito un discreto lavoro…, ora è giunto il momento di farti “assaggiare” la bacchetta!
Un urlo di Federica, stozzato in gola, accolse con ben poco entusiasmo il perentorio annuncio della signorina Olga.
La povera ragazza fu fatta rialzare dalla scomoda ed umiliante posizione: dalle ginocchia della sua sculacciatrice dovette assumere una nuova posizione ancora più vergognosa.
In ginocchio, sul pavimento, col busto piegato in avanti contro il bordo di una robusta sedia di legno. In questa posizione, il culetto di Federica, arrossato ed esposto, si tendeva all’inverosimile e le natiche si spalancavano senza pudore alcuno rivelando in maniera distinta ed inequivocabile il bruno forellino posteriore nonché, poco più in basso, la rosea fessura glabra leggermente socchiusa.
La signorina Olga impugnò con mano ferma la bacchetta e la fece vibrare un paio di volte nell’aria quasi a saggiarne la flessibilità.
Mentre la mano sinistra premeva sulla schiena della giovane corrigenda, costringendola in quell’innaturale posizione, la mano destra, armata, si alzò per ricadere violentemente dopo un brevissimo istante sul rosso e rotondo bersaglio.
L’impatto fu tremendo e produsse un secco e crepitante suono.
Sull’epidermide già arrossata delle chiappe comparve – quasi all’istante – un lungo segno purpureo di colore vivo tendente al violaceo. Il sederino di Federica cominciò allora una danza sempre più indiavolata sotto l’incalzare dei colpi di bacchetta che si stampavano con precisione millimetrica su quell’invitante bersaglio non trascurando alcuna parte del culo.
Pareva un’ossessa, un’indemoniata.
Con la voce ormai rauca dalle urla, la ragazza ora gemeva quasi silenziosamente, mentre i muscoli delle natiche tumescenti, ormai del tutto incontrollati, si abbandonavano ad un convulso movimento di “apri e chiudi” che la signorina Olga trovava molto spettacolare a vedersi.
Dopo aver applicato i trentasei colpi canonici che andavano a sommarsi al centinaio di sculacciate manuali impartite precedentemente, la punizione corporale di Federica giunse all’epilogo.
L’Istitutrice, osservò soddisfatta ed orgogliosa il culo della propria allieva e le sussurrò:
- Penso proprio che tu abbia imparato la lezione…
- Sì…, sigh sigh, sì signorina… sigh, sigh…
- Molto bene, buon per te. Ora congedati e fila a letto, buonanotte cara.