L' Ammerica... (Celebrity)
L’ultima volta vi abbiamo lasciati con la First Lady Hilary Rodham Clinton impegnata a dimostrare pubblicamente la sua piena femminilità giacendo abbandonata sulle ginocchia del Senatore Bob Dole che le stava somministrando la più sonora sculacciata della sua vita...
“96!”, contò Dole, facendo seguire un risonante colpo secco.
“Ahi, Senatore per cortesia si fermi! Non ce la faccio più!”
“97!”, proclamò imperterrito il Senatore.
“Oh, Per favore!”, gemette Hilary, con gli occhi velati dalle lacrime.
“98!”, tuonò il Senatore, assestando un’altro potente sculaccione.
“Ah!, Oh!, Ahi!”
“99!”, disse l’implacabile Dole.
“Per favore, Senatore! Oh, per favore! Lo giuro, farò la brava ragazza, la prego o non potrò più sedermi!!”
“100!”, disse il Senatore.
In quel momento, il Presidente lasciò i polsi di Hilary e il Vice Presidente Gore lasciò libere le sue caviglie. Il Senatore Dole afferrò alla cintola la piccola e graziosa Hilary la sollevò e la piantò saldamente in piedi. Piangendo incontrollabilmente, Hilary, punita a dovere, danzando, si massaggiò il didietro cercando di lenire il dolore.
Nei mesi successivi la popolarità del presidente Clinton esplose di colpo e il suo successo nel far approvare le leggi dal Congresso superò addirittura quello di LBJ. Molta gente attribuì questi sviluppi al buonsenso di Bill Clinton in politica. Altri esaltarono i leaders del partito Democratico e Repubblicano per aver avuto la saggezza di trascurare i propri interessi di parte per il bene del paese. Molti esperti, tuttavia, indicarono come causa di tutto ciò la sculacciata a Hilary. Questo avvenimento fu argomento di editoriali e di discorsi pubblici. I programmi televisivi “MacNei-Lehrer News Hour”, “Nightline” e “60 Minutes” dedicarono intere puntate a questo argomento. La rivista “Time” scrisse un resoconto dettagliato sulla “sculacciata” illustrandolo con una fotografia della First Lady accasciata sulle ginocchia del Senatore Dole con una didascalia che diceva “Il giorno delle 100 sculacciate”.
Il ”Newsweek” scrisse un articolo intitolato “Gli sculaccioni che scossero il mondo”. Figure così diverse come William Bucley e Ted Kennedy indicarono questa sculacciata come una delle cose più positive che fossero successe nel paese in anni e sicuramente come la cosa migliore che fosse mai successa a Hilary Clinton.
Ci furono alcuni che rigettarono la moda dello sculacciare come un’aberrazione o un capriccio temporaneo, ma, passati alcuni mesi, ci furono numerosi indizi che rivelarono il reale ritorno della sculacciata. Innumerevoli “incidenti da sculacciata” coinvolsero personaggi noti e che vennero menzionati come avvenimenti di routine nei telegiornali o come dati di fatto negli articoli di giornale.
Appena prima della Super Bawl, sul il giornale “TV Guide” apparve una articolo in cui l’attrice Valerie Bertinelli descriveva come si era appassionata al football. Intitolato “Matta per il football”, raccontava di come l’attrice avesse cercato una volta di distrarre il marito Eddie Van Halen dal Super Bowl, senza curarsi di quanto egli fosse assorto nel gioco. “Pensavo di essere molto carina e seducente”, ricordava Valerie, “ma egli iniziò ad andare in collera. Mi afferrò per la vita e mi trasportò sotto braccio nella stanza da letto, dove mi sollevò la camicia da notte e mi sculacciò fino a che urlai.” Quella fu la volta in cui realizzò quanto importante fosse il football per gli uomini e decise di provare a condividere la passione di suo marito per quel gioco, invece di cercare di distoglierlo. “Me lo aveva talmente fatto rosso”, aggiungeva “che dovetti dormire girata sulla pancia con i pantaloni del pigiama tirati giù e la borsa del ghiaccio sul didietro. Quella fu la prima volta che Eddie si comportò così con me”, continuava, “anche se, devo ammettere che non fu l’ultima”.
Ci furono anche articoli in cui le donne espressero entusiasmo per la sculacciata, considerandola come una sorta di motivazione e autodisciplina. Un articolo tipico fu quello del “National Enquirer” in cui Ann Jillian, Reba McIntire e Whitney Houston attribuirono determinanti perdite di peso alla minaccia di sculacciate da parte del marito. “Mio marito Andy era un muratore”, raccontava Jillian “e, lasciatemelo dire, di sicuro sa come appioppare una sculacciata. Questo è un bene, altrimenti sono sicura che sarei ancora una cicciona. L’unica cosa che mi aiutò a perdere peso fu il sapere che, se non l’avessi fatto, ci sarebbero state delle conseguenze: vale a dire, incontri a mutandine calate sulle ginocchia di mio marito”.
“Certo, accidenti, mio marito mi sculaccia”, diceva con tono affettato la graziosa Reba. “É proprio grazie agli sculaccioni che ho perso 45 pounds!”. Ella inoltre proseguiva attribuendo alle sedute disciplinari con suo marito non solo la perdita di peso, ma anche tutti i suoi successi in generale. ”Non sarei arrivata dove sono oggi se non fosse per il fatto che mio marito mi ha sempre fatto capire chiaramente, sia con le parole che con i fatti, che crede in me e che si aspetta che io faccia sempre del mio meglio. Se mi scoraggio un po’ o se non faccio del mio meglio, mi solleva la gonna mi abbassa le mutandine e mi dà una solenne sculacciata, per il mio bene. Teniamo appesa in casa, sopra il caminetto, un battipanni e, credimi, viene usato!”
Whitney Houston esaltava l’uso di sculacciate come un mezzo per raggiungere una migliore forma fisica e conicità. “Dopo la gravidanza stavo semplicemente scoppiando”, diceva la Houston. “Pensavo che non sarei mai riuscita a perdere peso, fino a che mio marito, Bobby, trovò la risposta al problema. Mi ha “sculacciato via” 60 pounds e ora sono nuovamente sexy. E lasciamelo dire, ragazza,”, confidava alla giornalista dalla pelle chiara “il mio fondoschiena diventa rosso quanto il tuo!”
Uno degli esempi più pubblicizzati di punizione corporale furono le cinghiate a sedere nudo di Heidi Fleiss, presentate dal vivo da Court TV. Quando fu deciso questo originale accordo di pena, Heidi sembrò trionfante; era certa che l’importanza della sua clientela fosse tale per cui non alla fine non avrebbe subito niente altro che uno schiaffetto sulle mani. Il fatto che fosse, invece, il suo fondoschiena a dover essere sculacciato non sembrò turbarla. ”Gli uomini mi hanno fatto cose ben più strane. Credo che potrei addirittura divertirmi”, disse al suo avvocato che la ascoltava dubbioso. Il giorno fissato, Heidi era tutta sorrisi mentre l’avvocato con una faccia feroce, facendo schioccare una spessa striscia di cuoio tra le mani, la convocò di fronte alla corte. Seguendo le istruzioni del giudice, si piegò sul bancone. Egli le afferrò l’orlo della gonna e lentamente lo sollevò fino alla cintola. Quindi, accompagnato dai respiri affannosi di tutta la parte maschile dell’uditorio, lentamente le abbassò le mutandine sulle gambe lunghe e affusolate, lasciandole all’altezza delle ginocchia. Ammiccando al pubblico, Heidi dimenò lascivamente il sedere, ora nudo, ma si interruppe di colpo non appena il giudice le appioppò una frustata sulle cosce. “Fermati all’istante, ragazza”, sibilò e Heidi iniziò per la prima volta ad avere paura. “Capisco che questo comportamento osceno e impudente ti ha portato avanti nella vita, ma non sarà tollerato in questo tribunale!”. Egli proseguì, voltandosi ora verso il pubblico, “Spero che ciò a cui si assisterà oggi qui possa essere una chiara testimonianza per tutto il paese di ciò che si devono aspettare le ragazze disgraziate e spregevoli come colei che mi sta di fronte, almeno nel mio tribunale!” Quindi iniziò a sculacciare prontamente il povero fondoschiena di Heidi con la cinghia. Heidi realizzò prontamente che questa sarebbe stata un’esperienza ben più difficile di quanto avesse previsto. Dopo che la cinghia le ebbe baciato il didietro per la decima volta, non fu più in grado di sopportare il pungente dolore e tentò di fuggire. Incespicò nelle mutande e cadde prona sulla faccia, due pesanti matrone la afferrarono rapidamente e la costrinsero nuovamente in posizione, con la gonna nuovamente sollevata fino alla cintola. Iniziò, quindi, a sobbalzare furiosamente e a pregare di essere lasciata libera, ma il giudice continuò implacabilmente fino a che non le ebbe assestato cento colpi con quella terribile cinghia. La faccia di Heidi era rossa e bagnata di lacrime e il sedere un ammasso di piaghe e vesciche. Assistita da due membri del suo gruppo di avvocati, zoppicò lentamente fuori dall’aula. “Spero di non doverti infliggere più questa punizione Heidi”, le disse il giudice “ma questo è esattamente ciò che farò se sarà necessario. É chiaro, ragazza?” “Si, signore”, piagnucolò.
Il Comitato Olimpico degli Stati Uniti scoprì una nuova soluzione per la situazione tra Tonya Harding e Nancy Kerrigan. Avendo deciso che non avrebbero potuto giustificare l’esclusione della Harding dal team Olimpico e che sarebbe stato ugualmente inaccettabile che potesse cavarsela senza alcuna punizione, decisero di sottoporla ad una sculacciata pubblica a sedere nudo ad opera della stessa Kerrigan. Incredula che le potessero infliggere un simile trattamento, ma comunque decisa a fare tutto il possibile pur di realizzare il sogno di gareggiare per l’oro Olimpico, Tonya acconsentì rapidamente a questo inusuale accordo. Il giorno stabilito, a Tonya fu permesso di fare un ultimo discorso prima che la sentenza venisse attuata. Vestita per l’occasione con un abito lungo e tradizionale, con un nastro nei capelli, Tonya ripeté le sue precedenti asserzioni di innocenza e concluse dicendo, cercando il più possibile di assumere un tono di voce da bambina, “Nancy, se le nostre posizioni fossero invertite, io non ti farei subire un simile trattamento, spero che tu sia una persona sufficientemente matura da non farmi questo”. Si era convinta che questa sceneggiata così toccante avrebbe spinto la Kerrigan a lasciare perdere e, così, fu molto contrariata quando Nancy rispose solo, “Tonya, io non avrei potuto mai trovarmi nella tua posizione”, quindi si sedette e battendosi sulle gambe indicò a Tonya che era giunto il momento di assumere la posizione. Tonya, che aveva davvero creduto di poter evitare la punizione, fu presa alla sprovvista. Grosse lacrime le rotolarono dalle guance non appena realizzò che non aveva altra scelta che sottomettersi. Si incamminò lentamente verso la Kerrigan che, allungate le braccia, la afferrò alla vita e la spinse sulle sue ginocchia. Le telecamere del notiziario televisivo si rigirarono non appena la sculacciata iniziò. Il pubblico televisivo di quella sera fu sottoposto alla pittoresca misurazione dei colpi e il “New York Times” del giorno successivo ne riportò una foto con un titolo composto da una sola parola: “giustizia”. La Harding era mostrata mentre, sdraiata sulle bellissime ginocchia della Kerrigan, guardava spaventata al di là delle sue spalle con uno sguardo incredulo e la faccia rigata di lacrime. Il lungo abito era stato arrotolato in vita e le mutandine calate sino alle ginocchia lasciando il sedere in bella mostra. La Kerrigan indossava una gonna corta che si arrotolò, mostrando le sue bianche cosce, allorché iniziò a sculacciare prima con le mani e poi con una paletta di legno. Quando la sculacciata fu conclusa la Harding, piangendo e massaggiandosi il sedere dolorante, corse verso la macchina che la stava aspettando senza rivolgere parola ai giornalisti lì presenti. La Kerrigan, invece, si fermò a parlare ai reporters. Spiegò che la sculacciata era stata in verità un “atto di amore e rispetto. Ho sempre ammirato l’abilità di Tonya come pattinatrice”, disse, “ma ritengo che le manchi un po’ di disciplina”. Alzò la pala con cui aveva appena colpito la Harding in modo che i giornalisti potessero vederla meglio. “Questa pala appartiene ai miei cari genitori”, spiegò, “e l’hanno usata su di me da quando mi riesco a ricordare. Giusto la settimana scorsa ho trascorso un po’ di tempo sulle ginocchia di mia madre che mi ha scaldato il sedere perché perdevo tempo durante l’allenamento. É proprio grazie a questa rigida disciplina che ho potuto ottenere tanti successi nella mia carriera sportiva. Spero sinceramente di aver fatto del bene a Tonya oggi qui. Questo non è stato un atto di vendetta. Al contrario, ho voluto aiutare Tonya insegnandole un po’ di quella disciplina di cui ha disperatamente bisogno per condurre una vita regolare e felice”. Le due ragazze finirono per stringere un’amicizia che sembrava impossibile, sostenendosi moralmente l’una con l’altra durante i Giochi Olimpici. Tonya fu adottata virtualmente dai Kerrigans che le fornirono così la vita familiare e la sicurezza emotiva che le era sempre mancata. Divenne un’abitudine per le due ragazze allenarsi assieme sotto gli occhi vigili dei genitori di Nancy. Se sprecavano tempo o se ne perdevano troppo a ridere e scherzare, giunte a casa le prendevano. Tonya veniva stesa sulle ginocchia di uno dei genitori, Nancy su quelle dell’altro venivano abbassate le mutande ad entrambe e, mentre piangevano e scalciavano vigorosamente, ricevevano una bella sculacciata per riportarle sulla giusta strada.
Durante le Olimpiadi, i reporter interrogarono le altre pattinatrici per scoprire se anch’esse fossero soggette a quel tipo di disciplina che la Kerrigan aveva descritto come stimolo essenziale. La maggioranza ammise senza riserve che erano state sculacciate regolarmente sin da piccole e che ritenevano ciò fondamentale per la loro carriera di atlete. La sexy Katarina Witt disse che regolarmente, tutte le volte che la sua severa allenatrice era scontenta della sua prestazione, la prendeva sulle ginocchia per impartirle una bella lezione a sedere nudo. Se avesse dovuto attribuire la vincita delle due medaglie d’oro ad un fattore predominante, la Witt disse che sicuramente sarebbe stato “quella volta che sono stata messa sulle ginocchia della mia allenatrice”. “Oh, si, vengo spesso sculacciata”, disse Oksana Baiul, la bella e giovane vincitrice della medaglia d’oro, con aria sbalordita, stupita di dover spiegare una cosa talmente ovvia. “Certamente lei sa che il mio allenatore è anche mia madre adottiva”, proseguì la teenager dalle lunghe gambe nel suo inglese incerto. “Inoltre, sono molto giovane e a volte mi comporto da sciocca o in modo indisciplinato. Perciò non è inusuale che lei mi tiri giù le mutandine e mi dia una bella sculacciata per incentivarmi nel pattinaggio o semplicemente perché non faccio la brava”.
In una camera d’albergo di New York, alla vigilia del suo concerto al Carnegie Hall, Mariah Carey canticchiando si ammirava davanti allo specchio con uno stretto mini-abito nero. Il suo marito-manager, Tommy Mottola, sdraiato sul letto, fissava teneramente la sua bella moglie. Appena lei iniziò a parlare, tuttavia, i suoi sentimenti cambiarono da tenerezza a disappunto, fastidio e infine autentica rabbia. “Sono davvero fantastica, vero?”, disse mentre si metteva in posa e si rigirava i boccoli tra le dita, “e sono una cantante di gran lunga migliore di quella dannata Whitney Houston! Sono quasi più grande dei Beatles o di Elvis!” Mentre questo arrogante monologo continuava, Mottola cercò di distogliere gli occhi dalle splendide gambe di Mariah e riportare l’attenzione su ciò che lei stava dicendo. Ripensando ai tre anni precedenti, realizzò che, man mano che il successo aumentava, la sua piccola Mariah era gradualmente, quasi impercettibilmente, degenerata dalla dolce e modesta ragazza quale era alla peste viziata che poteva chiaramente vedere ora di fronte a sé. Ripensò a quando per la prima volta si erano innamorati e ricordò lo strano miscuglio di ebbrezza e confusione che aveva provato. Era inebriato dal fatto che una donna così bella lo potesse amare e si domandava come mai lei avesse scelto come amante un uomo di quasi 30 anni più vecchio. “Diamine, sono vecchio abbastanza da essere suo padre”, pensò tra sé, quando all’improvviso fu colpito da una intuizione che probabilmente, alla lunga, fu quella che salvò il matrimonio. Di colpo capì che, in parte, il motivo per cui Mariah era attratta da lui era che, essendo più vecchio, lo vedeva come una fonte di stabilità, guida e disciplina - e che lei aveva davvero bisogno di queste qualità se voleva sopravvivere nell’instabile mondo musicale che aveva distrutto così tanti giovani della sua età. Lui le aveva dato una stabilità e una casa a cui ritornare alla fine di una giornata passata agli studio o dopo molte settimane passate sulla strada. Le aveva dato sostegno, consiglio e incoraggiamento, tutte cose sui cui lei aveva fatto molto affidamento per raggiungere il suo straordinario successo. Mentre la guardava che si ammirava ed esaltava il suo talento e la sua bellezza, decise che era ora di iniziare ad educarla. Lo avrebbe fatto con il metodo da sempre utilizzato dai padri con le figlie e dai mariti con le mogli, e probabilmente avrebbe potuto aiutarla a recuperare la dolcezza e la generosità che aveva dimostrato nei primi anni passati insieme. Alzandosi dal letto e circondandola con le braccia, Mottola baciò Mariah dolcemente e disse “Amore, dobbiamo fare un discorso serio”. Mariah lo guardò attraverso la cascate di riccioli che le ricadevano sugli occhi. “Mariah, bimba, sai che sono molto orgoglioso di te. Ritengo che tu sia la donna più bella e più dotata di talento del mondo”, disse Mottola, “ma ciò che ti ho appena sentito dire mi fa provare molta vergogna”. Mariah si imbronciò e una lacrima le scivolò sulla guancia non appena Mottola le diede una bella lavata di capo, facendole notare quanto fosse cambiata e dicendole quanto fosse dispiaciuto che il successo le avesse dato alla testa. “Quando le cose si fanno confuse in alto”, disse, addittando la sua testa, “diventa necessario somministrare delle medicine in basso” e le diede una pacca sul sedere. “Cosa significa?”, disse lei, spalancando gli occhi. “Intendo dire che ritengo necessaria una piccola lezione a base di sculaccioni”, replicò Mottola. “Non puoi parlare seriamente, Tommy! Non ho più l’età per essere sculacciata”, protestò, ma non riuscì ad opporre sufficiente resistenza quando la prese per una mano e la trascinò sul letto. Si sedette sull’orlo del letto e se la adagiò in grembo, quindi le sollevò lentamente il mini-abito in cintura e abbassò alle ginocchia le sue mutandine sexy di pizzo nero, gustando la visione delle sue cosce e del suo bel fondoschiena. Aveva un aspetto così dolce e vulnerabile lì adagiata sul suo grembo con le mutande tirate giù e il bel sedere che si fletteva e sobbalzava anticipando già le sculacciate, che Mottola quasi perse la sua determinazione. Mariah, tuttavia, suggellò il suo destino quando, guardando verso di lui in attesa, dichiarò con alterigia “Tommy, non puoi fare ciò! Io sono una star e le star non vengono sculacciate!” All’istante, l’aria si riempì di schiocchi provocati dall’impatto della mano di Mottola contro il sedere nudo della attonita cantante. Mariah pianse amaramene e dimenò le sue bellissime gambe, ma non servì a niente. Istigato dalle sue maniere presuntuose, Mottola si accanì davvero contro la sua capricciosa moglie, facendola lamentare per buoni 45 minuti.
Mottola, disteso sul letto, riprese poi a fantasticare contemplando amorevolmente la sua stupenda moglie. Mariah, era ora in piedi nell’angolo vicino allo specchio nel quale si era ammirata solo un’ora prima. Il suo mini-abito era arrotolato in vita e le mutandine giacevano alle sue caviglie mentre tirava su dolcemente col naso e cercava di lenire il dolore che si sprigionava dal suo sedere rosso come una barbabietola. Mariah si rese conto così che non era né troppo vecchia né troppo famosa per prendersi una bella sculacciata in grembo al suo uomo e ne fu felice.
La notte seguente, sul palco del Carnegie Hall, Mariah cercò con lo sguardo suo marito tra il pubblico e gli chiese di alzarsi. Descrisse poi gli avvenimenti della notte prima al suo pubblico. “Ora ho imparato le gioie della Piena Femminilità” disse agli ascoltatori. “ Giacendogli in grembo con le mutande abbassate ho vissuto il momento più romantico della nostra vita assieme”, proclamò e sospirò assieme ad ogni donna in sala.
“Vorrei dedicare la prossima canzone al mio magnifico marito”, disse. Tutto pubblico si alzò in piedi e si voltò verso Mottola e applaudì non appena Mariah si lanciò nel suo ultimo brano “Hero”.
Richard Gere non fu molto compiaciuto nel vedere la sua deliziosa giovane moglie, Cindy Craxford, fare una sfuriata sul set di un servizio fotografico. Ultimamente, il suo successo sembrava averle dato alla testa e diventava sempre più difficile vivere con lei. Egli rimase molto disgustato nel vederla tiranneggiare con il fotografo e le altre modelle, facendo piangere molte di loro. Ripensò ad una conversazione che aveva avuto recentemente con un suo amico, Tommy Mottola. Aveva reagito con incredulità quando Mottola gli aveva riferito della sculacciata che aveva somministrato a sua moglie, Mariah, ma Mottola aveva insistito che stava dicendo la verità. “Richard, ti devo dire”, aveva detto Mottola, “che queste donne giovani e ambiziose hanno bisogno di persone come noi, più anziane, per avere una guida e la disciplina necessaria per poter raggiungere gli scopi che si prefiggono. Mariah aveva davvero bisogno di quella sculacciata e me ne fu grata. Scommetto che Cindy la penserà allo stesso modo”. Queste erano le parole che frullavano per la mente di Gere quando improvvisamente sentì la sua voce urlare “Cindy, porta il tuo sedere qui!” Era davvero il suo sedere che voleva che gli portasse, perché aveva deciso che quella parte di lei aveva davvero bisogno della sua attenzione. “Cosa diavolo ti succede?”, gli chiese in modo impertinente non appena gli si avvicinò con i suoi splendidi fianchi. “Sono stufo del modo in cui ti comporti ultimamente e ho deciso come rimediare a tutto ciò, ecco cosa diavolo mi prende”, le rispose e la prese per la cintola facendola avanzare verso la sua roulotte. “Oh, no, Richard, per favore”, piagnucolò Cindy cambiando tono non appena Gere la piegò sulle sue ginocchia. La sua preghiera, però, non ebbe effetto ed il determinato Gere le tirò giu lo slip del bikini e cominciò a somministrarle una severa sculacciata. Tutto il personale impegnato nel set fotografico e le altre modelle si radunarono attorno alla roulotte dalle quale si sentivano provenire sonori schiocchi scambiandosi segni di intesa e di compiacimento. Alla fine, il rumore proveniente dalla roulotte si interruppe e Cindy apparve alla porta con le lacrime agli occhi, strofinandosi vigorosamente il didietro. “Presumo che dovremo rimandare le riprese fotografiche di oggi” disse il fotografo, riuscendo a malapena a reprimere un sorriso. “Non dovresti presumere niente di simile”, disse Cindy con tono fermo ma molto più rispettoso. “Sono una professionista e, se inizio un lavoro, lo porto a termine”. Quindi radunò tutti e si scusò per il suo comportamento. “Non so cosa mi è preso ultimamente”, disse. “Immagino di essermi lasciata troppo andare. Richard, comunque, mi ha appena fatto un discorsetto”, disse con un mesto sorriso, “e penso che sia riuscito a instillarmi un po’ di buon senso”. Detto ciò, riprese a massaggiarsi il fondoschiena e tutti scoppiarono in una sonora risata.
Dalle foto scattate quel giorno balzò chiaramente all’occhio che Cindy era stata sculacciata e il risultato fu elettrizzante. Una foto in particolare causò grande scalpore e diventò uno dei poster più venduti, appeso sui muri delle camere da letto di tutti gli adolescenti del paese. Mostrava Cindy con il sedere verso l’obbiettivo, che guardava da sopra le spalle. Aveva un’espressione ardente e gli occhi brillanti di lacrime, le guance e le cosce visibilmente rosse. “Questa foto mostra la sensualità della sculacciata” scrisse un critico, “nel modo più convincente che ci possa essere”. In una versione diversa della stesa posa, pubblicata su Playboy, aveva lo slip abbassato e mostrava in pieno il sedere fiammante.
Ispirato dall’incidente con Cindy Crawford così pubblicizzato, il fotografo Francesco Scavullo pubblicò un massiccio libro di fotografie intitolato “La sensualità della sculacciata”, che creò più eccitazione e contrasti di qualsiasi altro dopo “Sex” di Madonna. Le foto del libro illustravano sia ciò che Scavullo chiamò “la procedura dello sculacciamento” sia ciò che lui in modo semiserio definì il suo “ardore successivo”. Le foto illustranti la “procedura dello sculacciamento” si dividevano in tre categorie: donne che facevano il broncio e piangevano in seguito a una sgridata, donne che venivano condotte per la cintola, i polsi, o le orecchie verso una sedia pronta per loro, infine, donne che venivano adagiate sulle ginocchia dei loro uomini che, con le gonne sollevate, ricevevano una bella sculacciata.
Nella categoria “ardore successivo” vi erano foto dello stesso genere di quella di Cindy Crawford, in cui le donne venivano riprese mentre piangevano e brontolavano graziosamente mostrando il didietro rosso. Il libro illustrava le fotomodelle più famose e desiderate di tutto il mondo, tra cui Christie Brinkley, Claudia Schiffer, Carol Alt, Rachel Hunter, Kathy Ireland, Cheryl Tiegs, Carla Bruni, Stephanie Seymour, Elle MacPherson, Christy Turlinghton e Niky Taylor, tutte a testa in giù e sedere all’aria mentre, sulle ginocchia di qualcuno venivano sonoramente battute da qualcuno degli uomini importanti della loro vita. C’erano innumerevoli altre donne nel libro, comunque, la cui presenza fu una piacevole sorpresa per gli acquirenti. “Inizialmente fu mia intenzione, naturalmente”, disse Scavullo, “prendere delle modelle per interpretare le varie scene delle sculacciate nel libro. Con mia grande sorpresa, invece, quando si sparse la voce che stavo lavorando a questo progetto, fui contattato da donne dei più svariati ambienti molto conosciute e che mi chiedevano tutte di poter posare. Sembrava quasi che l’apparire in questo libro conferisse un certo status sociale”. Così Michelle Pffeiffer, Kim Basinger, Winona Rider, Lena Olin e persino l’aristocratica Meryl Streep, assieme a molte altre attrici famose, furono mostrate nel libro a sedere nudo adagiate sulle ginocchia dei loro compagni mentre esibivano il sederino rosso. Molte delle donne del libro venivano sculacciate dai mariti o dai fidanzati. Alcune tra le più giovani come la Ryder, comunque, venivano mostrate sulle ginocchia delle madri. Marla Maples era ripresa con il posteriore scoperto, di cui si stava prendendo cura Donald, la giornalista Connie Chung era a sedere nudo sulle ginocchia di suo marito Maury Povich e persino una parlamentare, Susan Molinari, veniva mostrata mentre subiva il trattamento a gonne sollevate. Halle Berry era ripresa mentre riceveva una bella fustigata all’antica da suo marito David Justice e Robin Givens mentre le prendeva dal pugile Riddick Bowe, del quale nel libro si diceva che sostenesse “lo faccio per Mike”. Una tra le foto più particolari era quella del mastodontico fondoschiena di Roseanne Arnold’s mentre veniva battuto dal marito Tom. E, ovviamente, anche Madonna diede il suo contributo: fu fotografata sulle ginocchia di una suora della quale, in un articolo di giornale, si diceva avesse espresso il desiderio di dare alla Materia Girl un assaggio della sua bacchetta. Madonna immediatamente la contattò e le offrì la possibilità di farlo di fronte alla macchina fotografica di Scavullo e risultò evidente dalle foto che la buona sorella ne approfitto davvero di questa occasione. Il costoso libro divenuto un best seller ha fatto sì, non solo che fosse accettato il fatto che le donne hanno bisogno (desiderano?) essere sculacciate, ma anche che la partecipazione ad opere d’arte raffiguranti delle sculacciate fosse vista come una cosa prestigiosa.
La sculacciata più vista avvenne durante uno special televisivo, “The Jackson Family Honors”, uno dei programmi più seguiti di tutti i tempi. La Toya Jackson era in contrasto con la famiglia per aver pubblicamente accusato suo fratello Michael di molestie nei confronti di bambini. Il padre Joe aveva informato la ormai pentita LaToya che la sua partecipazione alla riunione famigliare televisiva sarebbe stata accettata con piacere, ma, se davvero fosse venuta, avrebbe dovuto aspettarsi di ricevere una severa lezione sdraiata sulle sue ginocchia. LaToya rimase dubbiosa sul da farsi. Non voleva ricevere una sculacciata, specialmente di fronte a tutto il paese, ma desiderava riappacificarsi con la sua famiglia. Alla fine, decise di partecipare, ma sperando che, se si fosse dimostrata sufficientemente dispiaciuta e abbacchiata, avrebbe potuto evitare la punizione. Fece un lungo discorso lacrimevole, accompagnato da molti sospiri, esprimendo le sue scuse per come si era comportata, ma ciò non ebbe alcun effetto su suo padre. “Hai finito?”, le chiese e, allorché lei rispose in modo affermativo, se la posò sulle sue ginocchia. Nonostante fossero in televisione, Joe sollevò la voluminosa gonna di sua figlia e procedette ad impartirle una bella sculacciata, fermandosi solo dopo averle somministrato un buon centinaio di sberle. LaToya non se la prese troppo, non pianse neanche molto e, ovviamente, fu sollevata dal fatto che fosse finita. Venne fuori, però, che non era affatto finita, almeno per un bel pezzo. Joe fece cenno a Michael di sostituirlo. Michael prese il posto del padre sulla sedia, si tirò la sorella sulle gambe e continuò a sculacciarla con un vigore che contrastava con il suo aspetto fragile. Questa volta, la combinazione di dolore e mortificazione iniziò a fare il suo effetto su LaToya, che iniziò a scalciare con le sue graziose gambe e a piangere come una mocciosa. Dopo che un centinaio di colpi furono mandati a segno da Michael, ciascuno degli altri fratelli fece a turno per sculacciare la sorella colpevole, non badando alla sue compassionevoli implorazioni di pietà e perdono. La punizione durò per ben una delle due ore del programma. Poi, Joe costrinse sua figlia a stare in piedi in un angolo con la gonna tirata su in vita, mostrando alle telecamere il suo sedere dolorante e rosso. Rimase in piedi là per tutta la durata del programma, mentre i suoi fratelli a turno cantarono i loro brani.
LaToya Jackson non fu l’unica giovane donna a prendersi una bella sculacciata a sedere nudo sulla televisione nazionale. Infatti, le sculacciate di questo genere divennero per un certo periodo uno dei componenti principali dei film e stavano ora diventando un luogo comune in televisone. La “barriera esterna”, come la chiamarono molti critici televisivi, era stata distrutta all’inizio dell’anno dal nuovo e intrepido programma chiamato NYPD Blue. Questo originale programma poliziesco iniziò nelle prime puntate con riprese dal vivo da camere da letto private e nell’ultima puntata dell’anno trasmise la prima sculacciata a sedere nudo televisiva: David Caruso che, arrabbiato per il coinvolgimento della sua amante, Amy Brenneman, con personaggi del crimine organizzato, la trascinò in una sala-interrogatorio insonorizzata e, abbassate le mutandine, se la stese in grembo e la sculacciò sonoramente fino a farla piangere e contorcersi. Una volta trasmessa in televisione la prima sculacciata, ne seguirono molte altre..