La Ricerca.
Chiuse la grande porta dietro di se e sculettando, cominciò a correre tutta nuda .
Non aveva paura che qualcuno la vedesse nuda , sapeva benissimo che dentro al gineceo non avrebbe incontrato uomini, e delle altre donne non gliene importava un fico secco.
Aveva fretta di trovare Fanny ma soprattutto, gli umori che sua signoria gli aveva lasciato dentro, cominciavano a colarle lungo le cosce.
Aveva il culo che le faceva male e anche le natiche.
Adesso che non era più eccitata, le facevano solo male.
Soprattutto il colpo di canna forte, adesso, bruciava come un ferro rovente.
Però era felice. Non sapeva bene neanche lei perché… o meglio forse lo intuiva.
Si guardò per un attimo le natiche, erano di un bel rosso acceso e un lungo solco viola coincideva con la parte che le doleva di più.
Non era pentita, mentre scendeva, sempre di corsa, l’ ampio scalone, diceva a se stessa che aveva fatto bene.
E anche se le faceva male tutto il posteriore, per niente al mondo avrebbe rinunciato all’ abbraccio di sua signoria.
Dovette ammettere a se stessa che… lo amava.
Era una tragedia dividerlo con almeno una quarantina di altre concubine, ma non avrebbe saputo dare un altro nome al sentimento che provava.
Mentre correva lungo il corridoio incrociò una ragazza che stava spolverando un quadro.
- Cerca immediatamente Susan e mandala subito in camera mia.
- Si miss.
Rispose la ragazza senza celare la sorpresa , prima di muoversi però rimase un attimo a guardare quel corpo nudo che correva, quelle rotondità che sobbalzavano al ritmo della corsa.
Entrò nella sua stanza e subito si diresse verso il lavabo.
Versò dell’ acqua nel catino e cominciò a lavarsi.
L’ acqua fredda era un sollievo per le natiche.
Si lavò accuratamente anche il sesso e indugiò particolarmente nella fessura per rimuovere l’ unto dell’ olio.
Si vestì in fretta e uscì.
Incontrò Susan nel corridoio.
Era tutta trafelata e visibilmente preoccupata.
- Da oggi sei stata assegnata a me avverti la tua maestra e porta tutta la tua roba nella mia stanza.
- Ma… ma… miss.
- Smettila di blaterare sono ordini di sua signoria.
- Sissignora.
- Anzi no… adesso aiutami a cercare quella cretina prima che faccia buio. Poi faremo i conti con calma.
- Ma… Ma miss non è colpa mia… io… io…
- Mia cara ti sei cacciata in un bel pasticcio. Avrai molte difficoltà a sederti nelle prossime settimane.
Susan non rispose ma scoppiò a piangere.
Camminavano svelte quasi di corsa
- Smettila di piangere, ne avrai tutto il tempo i prossimi giorni. Vai negli alloggi e avverti tutte… Non dire che è fuggita. Di che la stai cercando con urgenza , io vado a cercarla fuori nel giardino.
- Si miss. Disse voltandosi repentinamente verso un ampio salone.
L' uomo scese i tre gradini molto lentamente,
era in piena eccitazione guardava i due culi che erano a pochi passi da lui quello di destra era segnato da numerose strisce viola, quello a sinistra era completamente immacolato, roseo e paffutello.
Entrambe le ragazze erano bionde e lo stavano guardando con molta preoccupazione.
Girò attorno prima ad una e poi all’ altra.
Erano distanti 5 0 6 passi tra di loro, erano ai due vertici del grande tappeto che fungeva da arena.
Comunque troppo distanti per quello che aveva intenzione di fare.
Il silenzio della sala fu rotto dal divanetto della biondina col culo immacolato, che veniva strisciato sul pavimento.
Lo stridio delle zampe di legno sul marmo del pavimento assomigliava ad un lamento.
Piano piano i due culi si avvicinavano.
La preoccupazione delle ragazze saliva sempre più, ormai era chiaro che non aveva nessuna intenzione di liberarle.
Dopo qualche minuto si trovarono fianco a fianco i due divanetti ormai si toccavano e praticamente anche le loro cosce si toccavano.
Cominciò a palparle frugava in mezzo alle natiche e affondava le dita dove capitava, senza nessuna premeditazione. Si beava solo di quel contatto intimo.
I mugolii delle ragazze non erano di piacere o almeno sembravano più mugolii dettati dal fastidio e dall’ attrito.
Guardava i due culi con concupiscenza erano diversi ma entrambi appetibili.
Era praticamente impossibile trovare un culo brutto in tutto il gineceo.
Cominciò a sculacciare prima uno poi l’ altro in maniera del tutto casuale.
Colpiva con uguale forza ma una mugolava e l’ altra invece gridava.
Si concentrò su quella diversità di suono, cercava quasi di fare una melodia.
Dopo qualche minuto si stancò del gioco.
Riprese a palparle e a penetrarle oscenamente con le dita. Non erano ricettive erano quasi secche.
Contemplò le differenze cromatiche, uno bello rosso uniforme, l’ altro attraversato da gonfie strisce viola.
Decise che era ora di uniformare i due colori.
Prese una canna leggera di bamboo da un piccolo mobile costruito appositamente per contenere strumenti di correzione e si mise al fianco del culo candido.
Incominciò a calare i colpi in rapida successione.
Era eccitato e non aveva nessuna voglia di aspettare.
La ragazza dal canto suo emetteva solo un lungo grido senza soluzione di continuità.
Non aveva neanche il tempo di prendere fiato sussultava e gridava.
Riprese fiato con un grido roco, solo quando si fu fermato.
Praticamente aveva subito la punizione completamente in apnea.
Riprese a palparle.
Il culo più paffutello adesso era sensibilmente più caldo, la differenza di temperatura tra i due culi si avvertiva chiaramente.
Quasi a volersi accertare di quella sensazione le toccò entrambe, contemporaneamente una per mano… una mano per culo.
Si indubbiamente la differenza di temperatura era fuori discussione.
Notò inoltre che la fica paffutella adesso era leggermente più bagnata dell’ altra, evidentemente la punizione aveva avuto un effetto secondario.
Continuò a palparle senza ritegno, affibbiò anche qualche sculaccione supplementare.
Adesso gridavano tutte e due quando la sculacciata si spiaccicava sulle natiche.
Pensò che era bello sentirle gridare contemporaneamente… magari all’ unisono.
Spinse i due divanetti più vicino possibile fino a toccarsi.
Slacciò le cinghie della schiena ad entrambe.
- Avvicinatevi il più possibile… voglio vedervi appiccicate… svelte.
Sgroppando, per quanto era loro possibile dalle cinghie degli arti,
cercarono di ubbidire senza discutere.
Ormai si toccavano fianco sinistro contro fianco destro, in un unica contiguità carnale.
Prendendo il capo di una cinghia da un divanetto e la fibbia dall’ altro le legò sopra la schiena in un unico grande arco.
Le rimirò per qualche istante poi non contento prese una sottile cinghia. dal mobiletto di prima e legò le due cosce contigue poco sopra all’ altezza delle ginocchia.
Ora erano veramente unite.
Le due ragazze adesso si guardavano terrorizzate, tutto quel lavoro non presagiva niente di buono e soprattutto niente di breve.
La scozzese serrò gli occhi e affondò la faccia sull’ imbottitura del divanetto.
Lo sguardo terrorizzato della sua compagna le metteva ancora più angoscia.
Voleva sperimentare se era possibile frustare i due culi contemporaneamente
e soprattutto se riusciva a farle gridare all’unisono.
Si allontanò di qualche passo e ammirò quelle tenere rotondità.
Pensò ad una strategia di intervento… Forse con una frusta di cuoio era meglio…
No decise che avrebbe provato con la canna… certo era più difficile… ma era questa la sfida.
Avrebbe colpito giù piatto perfettamente parallelo alle 4 chiappe ed avrebbe mirato al terzo culo.
Il culo cioè formato dalla chiappa sinistra della scozzese e dalla chiappa destra della paffutella.
Appoggiò la canna sulle quattro chiappe in modo da prendere la giusta distanza.
Le ragazze erano tese come corde di violino ormai era chiarissimo cosa voleva fare.
La paffutella tentò di impietosirlo con qualche supplica ma smise quasi subito, era chiaro che dopo tutto quel lavoro non avrebbe certo smesso per due lamentele.
Fece un movimento lento di prova senza colpire ma solo appoggiando.
Le due ragazze erano in preda al parossismo, tutta quella attesa le snervava, quasi preferivano l’ azione a quella falsa quiete.
Riuscirono a prendersi per mano.
Gridarono tutte e due insieme. Proprio all’ unisono.
Era stato più facile del previsto… quasi deludente.
I colpi si susseguirono lenti e ogni volta si ripeteva il coro.
Era evidente però che c’era una diversità di impatto.
Chi riceveva la punta soffriva molto di più.
Nel caso specifico, data la posizione, era la chiappa destra della scozzese ad avere la peggio.
Giustizia avrebbe voluto che si fosse alternato nella posizione ma, non aveva la minima voglia di girare dall’ altra parte.
Conclusione la punta atterrò fino alla fine sul culo della scozzese che soffriva manifestamente più dell’ altra.
Non contò i colpi quando si fu stancato smise.
Ricominciò a palparle e anche ad accarezzarle. Erano bollenti forse 20 o più probabilmente 30 colpi avevano riequilibrato le temperature.
Però non erano proprio ricettive la fichetta paffutella era leggermente più umida ma niente affatto lubrificata, non che le importasse molto… aveva deciso di incularle e quindi avrebbe dovuto ungerle con l’ olio però rimase stupito della differenza con la fica di Jennifer.
Le ragazze singhiozzavano a calde lacrime e non apprezzavano affatto quelle carezze.
Avevano la pelle iper sensibilizzata e anche il tocco di una farfalla per loro sarebbe stato di troppo.
Prese una boccetta di olio e cominciò ad ungerle… prima la paffutella, la allargò ben bene, poi colò diverse gocce proprio sul culo… la massaggiò accuratamente in modo da ungerla bene e renderla accogliente la penetrò col dito diverse volte.
La ragazza rispondeva bene aveva i capelli lunghi e quindi era una anziana.
Sapeva benissimo cosa la aspettava, ma sapeva anche che un qualsiasi fallimento… una qualsiasi ritrosia avrebbe significato per lei una punizione molto più dolorosa di quella che aveva appena finito di subire.
Aveva smesso di gridare e si era concentrata sul lavoro da fare… lo implorò di mettere ancora olio ma… troppo tardi.
Il glande turgido dell’ uomo stava già premendo sul suo orifizio.
Non le dava tregua, spingeva… spingeva prepotente.
Tentò per qualche attimo di assecondarlo ma il dolore la bloccava, sperò solo di non contrariarlo e di riuscire a soddisfarlo senza soffrire troppo.
Morse l’ imbottitura del divano e gridò forte… graffiò con le unghie il polso della scozzese… era entrato.
Cerco di rilassarsi di adattarsi a quella carne estranea, aveva un grande bruciore ma il peggio era passato.
Sentì l’ uomo che cominciava il suo movimento ondulatorio chiuse gli occhi e sperò che finisse presto.
Invece…
L’ uomo si fermò quasi subito, ben piantato dentro di lei, cominciò a lubrificare accuratamente anche il culo della sua compagna.
La scozzese per qualche minuto aveva sperato di cavarsela ma, subito era ripiombata nello sconforto, quando le mani dell’ uomo la spalancarono per raggiungere l’ orifizio più nascosto.
Lavorava lentamente e con molta cura spalancava bene le natiche e ungeva accuratamente tutta la zona circostante.
Sempre più spesso introduceva il dito nel culo ed aggiungeva gocce di olio.
Ogni tanto dava qualche colpo di anca per mantenere l’ erezione, a cui la paffutella rispondeva con lamenti rochi e gutturali.
Non era soddisfatto, lo si vedeva, questa non collaborava come l’ altra, o meglio
vedeva in lei movimenti di collaborazione ma non era recettiva, era più stretta più ostile.
Le affibbiò un sonoro sculaccione ma si rese conto che non era questione di sculaccioni.
Uscì repentinamente dal culo paffutello e poggiò il glande su quello ribelle.
Respirava affannosamente sempre più concitata, sbuffava come una cavalla in corsa. Ecco il momento tanto temuto era arrivato lo sentiva spingere inesorabile
sapeva che non avrebbe potuto fare niente.
Serrò i pugni e cominciò a emettere piccoli gridolini le sembrava che la volessero squartare.
Tentò di impietosirlo lo implorò di fare piano… ma anche lei non fece in tempo.
Gridò forte e se lo ritrovò dentro.
Rimase per qualche istante attonita poi scoppiò a piangere.
Non era per il dolore… o meglio non era solo per il dolore aveva voglia di piangere.
L’ uomo cominciò a fare avanti indietro senza degnarsi minimamente delle sue lacrime.
Era un pianto sincopato quasi ridicolo seguiva con alti e bassi il ritmo dei colpi che l’ uomo infliggeva vigorosamente con le anche.
Poi repentinamente, come era entrato, uscì.
Aspettò qualche secondo in modo da ricacciare indietro le pulsioni del piacere che stava per sgorgare, aspettò ancora qualche secondo, poi si spostò di qualche centimetro e si riaffacciò sulla soglia del culo paffutello.
Pochi preamboli… qualche colpetto di assestamento… poi giù come in un panetto di burro.
Questa volta la penetrazione fu molto più agevole… per tutti e due, la ragazza raccolse anche qualche brivido di piacere.
Ricominciò il suo andirivieni ritmico.
Il ritmo variava da un adagio lento ad un andante mosso.
La ragazza mugolava con un borbottio monotono, forse anche di piacere.
Uscì di nuovo… questa volta aspettò diversi minuti… evidentemente era andato molto vicino all’ orgasmo.
Quando le pulsioni si furono placate appoggiò di nuovo il glande sul culo riottoso.
Lentamente piano piano ricominciò a spingere e a guadagnare centimetri di carne.
Anche qui rientro molto più agevolmente.
Lo accolse come meglio poteva, cercava di rilassarsi di non opporsi… ed in effetti a parte un fastidioso bruciore non le feceva male come prima.
Riprese la cavalcata sentiva le mani di lui sui suoi fianchi.
Anche lei, ad occhi chiusi, tentava di trovare una qualsiasi briciola di piacere.
La natura si difendeva come poteva e nonostante tutto… qualcosa arrivava, ma i colpi dell’ uomo erano troppo vigorosi, non riusciva a entrare in sintonia con lui,
per quanto si sforzasse di trovare un minimo di piacere ne ricavava solo fastidio e dolore.
Aveva la sensazione che la volesse sfondare e questo le impediva di trovare il ritmo del movimento.
L’uomo rallentò quasi a fermarsi.
La mano di lui prima le accarezzò i capelli poi la costrinse a girare la testa e a guardarlo.
A guardarlo… insomma quasi, tra le lacrime e la vergogna non riusciva a metterlo a fuoco, vedeva, o meglio voleva vedere solo una figura indistinta.
Si vergognava troppo per reggere al suo sguardo.
La voce però arrivò netta, distinta e pacata quasi rassicurante.
- Come vi chiamate ?
- Charlotte… mylord. disse quasi con un sibilo
- Charlotte, mmmh da quanto tempo è che noi non vi abbiamo più cavalcato ?
- Sono… sono stata “culo di giornata “ martedì di due settimane fa ma vostra grazia non si è scomodato a cavalcarmi e non mi ha prestato attenzione.
- Si ma noi volevamo sapere quando è stata l’ ultima volta che vi abbiamo prestato attenzione ?
E quasi come promemoria come a voler aiutare la sua memoria diede un vigoroso colpo di reni che le strappo un piccolo grido.
Ormai non lo guardava più si era voltata e guardava fisso il fiore ricamato sulla tappezzeria del divanetto.
- Credo, credo a marzo mylord.
- Come credete ! Disse con voce alterata dando altri due colpi di reni proprio per punirla.
- Volete dire che non tenete il conto dei mie incontri ?
- AHHHhhhhh No… Mylord… vi prego no… cioè si si sono sicura… sono sicura è stato a marzo vi ho fatto da “ ancella di scorta” ad un incontro con Lady Alberta… e alla fine vi siete degnato di cavalcarmi.
- Mmmh “ ancella di scorta “ mmmh non mi ricordo… e ditemi è stata Lady Alberta a chiedermi di usare il vostro culo.
- Si mylord quando alla fino voi l’ avete girata per… per finire Lei vi ha pregato di adoperare me perché… perché credo fosse indisposta.
-
- Hihihihihhi… indisposta… disse con un risolino ironico.
- E’ che proprio tenta sempre di evitarlo e trova tutte le scuse hiihihihihihi... Ad ogni modo la vostra compagna è molto più accogliente, a differenza vostra, mette molta buona volontà… è tenera come un budino di crema.
Così dicendo uscì repentinamente dal culo di Charlotte e con un movimento lento assaporando tutte le sensazioni rientrò nel culo paffutello.
- Senza dubbio… un delizioso budino a differenza vostra Charlotte, non siamo contenti di voi, il vostro modo di accoglierci è quasi un affronto… non abbiamo ancora deciso se punirvi severamente o se farvi rifare da capo l’ addestramento. Non abbiamo capito se è una mancanza di rispetto per noi o se è una mancanza di savoir faire
- Mylord vi prego… mylord non è mancanza di rispetto… Credetemi mylord non lo faccio a posta… mylord vi scongiuro non punitemi più mylord ho sempre obbedito vi scongiuro.
- Credo che vi farò ripetere l’ addestramento.
Così dicendo afferrò i fianchi paffutelli e ricominciò a cavalcare.
Passò qualche minuto di silenzio interrotto solo da qualche gemito.
- Mylord Vi prego non fatemi ricominciare da capo l’ addestramento. Mylord vi prego tornate da me
Uno sculaccione improvviso la fece sussultare ma insistette ancora con la sua supplica.
- Mylord fatemi dimostrare la mia buona volontà Mylord ritornate qui da me… AHHHhhh ( un altro sculaccione ) Mylord vedrete che questa volta vi accoglierò come desiderate voi.
Si fermò… chiuse gli occhi concentrato a rimandare indietro l’ orgasmo che stava quasi per arrivare. Rimase qualche minuto fermo poi senza dire niente uscì dalla paffutella. Non aveva fretta Si posiziono di nuovo dietro a Charlotte aggiunse un pò di olio sul glande e sempre in silenzio lo appoggiò sul culo proteso.
Le diede tempo di prepararsi. La sentiva muoversi diligentemente si protraeva, era calda, era volenterosa ma difficilmente sarebbe riuscita ad impalarsi da sola.
Spinse lentamente Charlotte comunque non riuscì a trattenere un gemito,
Lo sentì entrare fino in fondo poi uscì repentinamente… un attimo di respiro e rientrò ancora… un altro gemito soffocato, si insomma un grande respiro col naso, Si concentrò per accettarlo diligentemente, uscì e rientrò ancora una volta con un colpo deciso, era evidente che la stava esaminando, si era un esame.
Era senza dubbio molto meglio di prima e senza dubbio la ragazza si stava impegnando oltre ogni suo limite ma, non era tenera e non riusciva a trattenere i gemiti.
Uscì di nuovo repentinamente afferrò le chiappe della paffutella e vi si immerse con grande piacere.
Era arrivato al limite… pochi colpi sempre più forti poi scaricò con grande soddisfazione in quel culo paffuto ed accogliente.
Sgroppò a lungo sino ad esaurire ogni goccia di sperma.
La ragazza, dal canto suo, cercava di contenere come meglio poteva quell’ assalto vigoroso e non potè fare a meno di gemere ripetutamente.
Ci fu un momento di quiete, per qualche minuto tutti rimasero fermi. L’ uomo era letteralmente adagiato sul corpo della paffutella ed era rimasto ancora dentro.
Era corpulento e pesante ma la ragazza rimase immobile sopportava stoicamente quel corpo sudato.
Guardava la sua compagna di sventura e ansimava faticosamente.
Non osava muoversi. Ormai doveva essere finita almeno per oggi.
Chi invece non era del tutto tranquilla era Charlotte aspettava la sua condanna da un minuto all’ altro.
Si sentiva come una sardina infarinata in attesa di essere gettata nella padella.
Non era contento lo sapeva non era stata all’ altezza se ne era resa conto.
Finalmente… dopo un tempo interminabile l’ uomo uscì da quel torpore, si sfilò senza tanti ringraziamenti e si alzò in piedi.
Sciolse le cinghie della paffutella e le ordinò di sciogliere anche l’ altra.
Si diresse verso il trono e si sedette in attesa.
Non appena si furono liberate le ragazze lo raggiunsero, versarono dell’ acqua in un grande catino che era già stato predisposto sin dall’ inizio della gara.
Si fecero da parte e con un inchino lo invitarono ad entrare.
L’ uomo rimase in piedi e si fece lavare dalle due ancelle ancora completamente nude.
L’ acqua era tiepida e piacevole.
- Come ti chiami tu ? Chiese alla paffutella
- Liza Mylord
- Liza dovresti fare un po’ di scuola alla tua compagna Charlotte
- Come comanda mylord. Disse mentre inginocchiata gli passava una spugna all’ interno delle cosce.
- Dovete insegnarle come si fa ad accogliere in maniera adeguata il proprio signore.
- Come comanda sir ma… ma come faccio ? Disse mentre gli lavava accuratamente il pene.
- La portate nella vostra camera e le spiegate come avete fatto voi. Siete autorizzata a sculacciarla ogni qualvolta lo ritenete necessario.
- Agli ordini mylord ma… perdonatemi io… io non ho… io non sono un uomo… come… come faccio. Disse visibilmente imbarazzata mentre gli lavava i fianchi.
- Appunto, infatti le dovete insegnare proprio quello che deve fare una donna… dovete insegnarle ciò che avete fatto voi
- Si Mylord come comanda.
Charlotte prese un asciugamano lo spiegò e rimase in attesa che la sua compagna finisse il lavoro. Con un filo di voce azzardò una supplica.
- Mylord io… sono mortificata… mylord io ho fatto il possibile… vi prego…
- Tacete ! Non dite niente. Il vostro comportamento è stato inaccettabile.
Con grande teatralità rimase in silenzio per qualche secondo.
Guardava Charlotte in maniera impietosa.
La ragazza a testa bassa tremava visibilmente, non aveva il coraggio di guardarlo
-… Pur tuttavia riconosciamo la vostra buona volontà.Riconosciamo il vostro zelo e per questo riteniamo che possiamo farvi grazia della punizione che sicuramente avete meritato.
Scoppiò a piangere di gioia, Liza si era fatta da parte e cominciò ad asciugarlo, la tensione ormai stava pian piano diminuendo, cercava di trattenere i singhiozzi.
- Grazie mylord grazie.
- Ciò non di meno non siamo niente affatto soddisfatti di voi perciò per tutta la settimana, ogni sera, sarete impegnata con Liza che vi insegnerà come comportarsi e quindi la prossima settimana vi farete assegnare come “culo di giornata “.
- Grazie Mylord, in che giorno volete che mi faccia mettere di servizio ?
- Come in che giorno ? Non avete sentito ? Tutta la settimana naturalmente.
- Ohhh mylord… tutta… la… tutta ? Disse deglutendo
- Avete qualche cosa da obbiettare ? Oppure avete qualche altro impegno?
- No… no mylord perdonatemi… chiedo perdono mylord… vi prego perdonatemi sono solo rimasta sorpresa… tutta la settimana mylord… come comandate, disse deglutendo di nuovo.
Asciugo il sesso del suo signore con delicatezza e con preoccupazione.
- Liza, prima di andare a dormire, questa sera, ricordatevi di dare 20 sonori sculaccioni a questa vostra ... allieva
- Certo mylord, come comandate… 20 sculaccioni sonori… mylord.
- Naturalmente più tutti quelli che avrà meritato durante la lezione.
- Naturalmente mylord… come comandate mylord.
Gli allacciarono i pantaloni, lo aiutarono ad infilarsi la marsina, le scarpe
- Bene potete andare… andate pure. Disse con un gesto della mano.
Corsero via sculettando.
Jennifer si diresse verso il grande cancello dell’ ingresso, entrò nel corpo di guardia e parlò all’ ufficiale di turno.
- No miss vi posso assicurare che nessuna donna è uscita dal cancello. Nessuna delle guardia che sono appena smontate ha segnalato movimenti lungo il muro di recinzione quindi chiunque abbia lasciato il castello si trova ancora all’ interno del parco.
- Grazie tenente è proprio quello che volevo sentire. Grazie di nuovo.
Ripercorse a passi lenti il viale il sole era ormai tramontato ma era ancora giorno.
Guardava il giardino con attenzione, cercava di cogliere ogni movimento.
Forse era riuscita a raggiungere gli alberi.
Che stupida... fuggire… o meglio tentare di fuggire…
Un po’ però la ammirava, si ricordava dei suoi propositi di fuga i primi giorni che era arrivata al castello.
Propositi mai messi in atto fortunatamente, fortunatamente per lei e per il suo culo… e adesso anche per questo suo amore così inaspettato, così strano.
Dove diavolo si sarà cacciata.
Pensò alla fortuna che aveva avuto quella stupida ad avere lei come maestra e alla disponibilità inaspettata di sua signoria.
In un'altra occasione avrebbe fatto sicuramente da esempio… avrebbe sofferto le pene dell’ inferno.
Certo, non se la sarebbe cavata a buon mercato… questo di sicuro i prossimi giorni per lei sarebbero stati molto dolorosi ma sicuramente era fortunata.
Insomma abbastanza fortunata … doveva rendere conto a sua signoria e non poteva essere troppo magnanima.
Certo però adesso era un problema… dove diavolo si era cacciata dove poteva nascondersi…
Guardò dietro ad una siepe.
Come poteva passare inosservata andando in giro tutta nuda… ma no… aveva la coperta… però era scalza.
Guardò dietro ad un piccolo gazebo.
Un movimento alla sua sinistra attirò la sua attenzione.
Era un vecchio giardiniere che le stava facendo sei segni.
Gli si avvicinò.
Si tolse il cappello e la salutò
- Buonasera miss, state cercando qualcuno ?
- Si buon uomo sapete…
- Si miss credo di sapere quello che state cercando… venite ma fate piano o il nostro uccellino potrebbe spiccare di nuovo il volo.
Jennifer annui e lo seguì in silenzio.
Girarono attorno al castello dietro fino alle scuderie.
Girarono anche dietro le scuderie.
Camminarono per diversi minuti.
L’ uomo si portò il dito indice sul naso e le fece cenno di tacere.
Si avvicinarono ad una bassa finestra.
Con molta cautela sbirciarono attraverso le sbarre di legno.
Nella semioscurità dall’ altra parte della stalla seminascosta sotto la paglia c’era una ragazza.
Non si vedeva bene ma non poteva essere altro che lei.
Bene l’ aveva trovata. Si allontanarono senza far rumore.
- Fuggire? Miss! a quest’ ora le stalle sono tutte chiuse dall’ esterno e gli stallieri sono tutti andati via. Eppoi avete visto? Si è proprio sistemata per la notte, dove potrebbe andare a stare meglio… No miss credete a me il vostro passerotto rimarrà in gabbia fino a domani mattina.
-Si anche io credo che rimarrà li fino a domani mattina. Mi siete stato molto utile Domani ne parlerò con sua signoria e vi farò dare una ricompensa.
- Grazie… grazie miss… che dio vi benedica… buonanotte.
- Buonanotte anche a voi
Si,ormai poteva andare a cena… si avrebbe dormito tranquilla.