"Secretary"
La limousine scura si fermò di fronte al numero civico 1069 della 5° Evenue, l'autista in divisa nera scese dall'auto, girò dietro la macchina ed aprì la portiera posteriore, Roxanne, splendida quarant'enne, scese ed ordinò al l'uomo di portare l'auto nel garage e subito dopo fece il suo ingresso nella hall del grattacelo.
Non appena l'addetto la vide entrare la salutò con il rispetto riservato alle persone di rango, cosa fondamentale per mantenere il suo posto di lavoro.
Roxanne Osborne era la figlia del titolare di uno dei più prestigiosi studi di avvocati di New York “Osborn e Associati”, situato al 60 piano del grattacielo e veniva trattata con rispetto e deferenza da chiunque.
Normalmente Roxanne si sarebbe anche fermata volentieri a fare quattro chiacchiere con il vecchio Alfred, quando veniva per parlare con il padre, ma quella mattina aveva fretta perché era troppo importante il motivo della sua visita.
Da un po' di tempo le erano arrivate all’orecchio certi pettegolezzi riguardo ad una ipotetica storia fra suo marito Simon, di qualche anno più giovane di lei, avvocato e divenuto socio dello studio dopo il suo matrimonio con Roxanne, e la sua segretaria.
All'inizio Roxanne non aveva voluto credere alle dicerie che circolavano nell'alta società newyorkese ma certi comportamenti che l'uomo aveva avuto negli ultimi tempi e soprattutto la prova fotografica ottenuta dal detective da lei assunto e pagato profumatamente che aveva immortalato i due fedifraghi, non le avevano lasciato altra scelta che affrontare la situazione.
Roxanne era impaziente e le sembrava che l'ascensore salisse lentissimamente, tanto era agitata, si sentiva un unico fascio di nervi.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono spintonò un uomo che stava entrando e non si curò del suo borbottio e irruppe nello studio senza salutare nessuno dei presenti, né gli altri soci né le varie segretarie e tirocinanti.
Si diresse con passo deciso verso l'ufficio del consorte, con altrettanta decisione aprì la porta dell'ufficio della sua segretaria che, la cosa non sorprese Roxanne, era vuoto, la donna si fermò un attimo, giusto il tempo per sentire delle risatine femminili provenire dallo studio di Simon, segno inequivocabile che non era solo e che la sua segretaria era con lui.
Roxanne aprì con violenza la porta dello studio e la scena che le si presentò davanti agli occhi confermò senza ombra di dubbio l'infedeltà del consorte.
La giovane segretaria, una bella ragazza dai lunghi capelli biondi e dal seno prorompente era china sulla scrivania, con i gomiti appoggiati sopra, la corta gonna nera era alzata fino ai fianchi e un sexy slippino rosso come le calze e il reggicalze le stava a metà coscia.
Alle sue spalle Simon si era appena abbassato la zip dei pantaloni.
Quando l'uomo, con grande stupore vide la moglie spalancare la porta ebbe un sussulto riuscendo a malapena a balbettare : “roxy, tesoro, posso spiegarti, non è come pensi!”
La donna, incenerendolo con lo sguardo e gettandogli in faccia le foto compromettenti fatte dal detective sibilò tra i denti: “c'è poco da spiegare infedele bastardo!”
L'uomo era senza parole, balbettò ancora qualcosa di incomprensibile, di fronte alla giusta collera della consorte, mentre la bella segretaria rossa in viso per l'imbarazzo cercava come meglio poteva di risistemarsi.
Roxanne, con decisione, afferrandola per un braccio glielo impedì:”non provarci nemmeno puttana a rivestirti, perché per quello che sto per fare stai bene mezza nuda come stai!”
Così dicendo Roxanne trascinò la giovane fino ad una poltroncina con i braccioli che era lì vicino, costrinse questa a piegarvisi dopodiché con tono autoritario si rivolse al marito:
“dammi la tua cintura, svelto! Che quando ho finito con lei ce n'è anche per te!”
Simon, non riuscì a replicare, si tolse la grossa cintura dai pantaloni e la porse alla moglie che, non appena la ebbe tra le mani, la piegò in due e mentre con una mano tratteneva su la gonna perché non scendesse e con l'altra cominciò a cinghiare con vigore le prosperose natiche della segretaria, che in breve tempo iniziò a gridare ed a supplicare per il bruciore, suppliche e grida che riecheggiavano per i corridoi dato che la porta dello studio di Simon rimasta aperta.
Non passò molto che qualcuno venisse a fare capolino nella stanza per vedere ciò che stava accadendo, la scena che si presentava ai loro occhi era surreale, la fiera Roxanne che sfogava la sua giusta collera sulle martoriate natiche della giovane che oramai erano divenute dello stesso colore dello slip e davanti a Simon che osservava immobile la scena con costernazione al pensiero che molto probabilmente dopo sarebbe toccato anche a lui lo stesso bruciante trattamento.
Ed aveva ragione.
Non appena Roxanne ebbe finito con la segretaria la tirò su ed a furia sculaccioni la spinse fino alla parete dello studio che permetteva la miglior visuale dal corridoio, le intimò di stare ferma lì, faccia al muro e con le mani sulla testa in modo che tutti potessero vederla.
Quindi afferrò per il colletto della camicia il marito, lo condusse alla stessa poltroncina su cui prima aveva castigato la sua giovane amante e senza tanti scrupoli gli ordinò di tirarsi giù calzoni e boxer, il povero Simon, nel tentativo di sottrarsi alle ire della consorte cercò di rabbonirla ma senza successo, era troppo grave la sua colpa.
Roxanne lo costrinse a piegarsi anche lui sulla poltroncina poi anche le grida e le suppliche dell'uomo cominciarono a riecheggiare per i corridoi per lo stesso tempo in cui erano riecheggiate quelle della segretaria.
Non appena ebbe somministrato l'ultima cinghiata all'infedele Simon, Roxanne lo trascinò accanto alla sua amante in modo che le natiche purpuree ed ardenti dei due fedifraghi fossero ben visibili da fuori, poi, avvicinandosi al consorte, gli sussurrò con tono gelido:
“È sottinteso che da questo momento sei fuori dalla MIA casa, dalla MIA vita e dallo studio di MIO padre!”
Poi, con lo stesso passo deciso con cui era arrivata Roxanne se ne andò, badando bene che la porta dello studio rimanesse aperta.